Le pugili Lin Yu‑ting e Imane Khelif (quest’ultima ha sfidato Angela Carini) erano state escluse in passato e ammesse stavolta agli incontri femminili.
Il Cio ha dato il suo via libera alla presenza di due atlete che non avevano superato i test di genere nel pugilato femminile
Le due stesse atlete erano state escluse invece dai Mondiali di Boxe del 2023
Una delle due atlete, l’algerina Imane Khelif, ha sfidato l’italiana Angela Carini
Ultimo aggiornamento del 1 agosto alle 13:22
È durato solo pochi secondi l’incontro tra la pugile algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini. Su questo match si era discusso molto, forse troppo. Dopo il gong iniziale, Khelif ha colpito Carini che subito si è fermata per poi ritirarsi dopo aver ricevuto un altro potente colpo al naso: “Ho preso un colpo fortissimo e ho detto basta”, il commento della pugile italiana a fine gara.
La polemica su Imane Khelif (perché affronta un’italiana)
Il Comitato olimpico internazionale, il Cio, aveva ammesso due pugili – l’algerina Imane Khelif e Lin Yu‑ting di Taiwan – agli incontri di boxe femminile alle Olimpiadi di Parigi. Si è trattato fin da subito di una decisione di particolare importanza, poiché nel 2023 era stato impedito loro di partecipare ai Mondiali poiché non avevano superato i testi di genere. In altre parole, non erano state giudicate a tutti gli effetti delle donne. Per questa ragione la scelta del Cio aveva sollevando dubbi e polemiche, da parte di chi si è chiesto la ragione di due decisioni diametralmente opposte.
Una spiegazione sta però nei regolamenti della Iba, la Federazione internazionale di boxe, che sono differenti rispetto ai parametri utilizzati dal Cio: per questo le due atlete hanno ottenuto il via libera per le Olimpiadi. Ad amplificare l’eco in Italia è poi il fatto che Khelif ha sfidato, il 1 agosto, l’italiana Angela Carini, tanto che sia il Coni, con un comunicato ufficiale, che il governo, tramite il ministro per lo Sport Andrea Abodi, sono intervenuti sulla vicenda.
La spiegazione dei Cio sulla decisione
Il Cio, per bocca del suo portavoce Mark Adams, ha affermato che le due atlete, come tutte le altre che competono nelle categorie femminili, rispettano tutti i parametri regolamentari, aggiungendo che per “i loro passaporti, sono delle donne a tutti gli effetti”. Adams ha aggiunto che il tema della presenza di queste atlete nelle categorie femminile sia molto complesso ed esposto a diverse interpretazioni, e ha sottolineato come sia a suo avviso giusto che siano le singole federazioni internazionali a fare i regolamenti.
Nel caso specifico della boxe, tuttavia, va detto che la federazione mondiale, la Iba appunto, non è attualmente riconosciuta dal Cio a causa di diverse accuse di corruzione e di presunti atteggiamenti filo-putianiani fa parte del suo presidente, Umar Kremlev, che invece nel mondiale del 2023 aveva escluso le due atlete perché acuni test avevano mostrato la presenza dei cromosomi XY, che determinano il sesso maschile. Per la disciplina, il Cio ha creato una federazione apposita, la Paris 2024 Boxing Unit, che ha dei regolamenti meno rigidi sul tema e permette quindi alle tue atlete di gareggiare regolarmente nelle categorie dei 66 e 57 chilogrammi.
La reazione del ministro italiano Andrea Abodi
Nella sua nota ufficiale, il Coni – pur non citando il caso nello specifico – spiega di essersi “attivato col Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. Più dura invece la presa di posizione del governo italiano: il ministro Abodi ha spiegato di trovare “poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così”.
Soutien total à notre championne Imane Khelif, qui subit une vague de haine injustifiée.
Sa présence aux Jeux Olympiques est tout simplement le fruit de son talent et de son travail acharné.
Tra gli sportivi, invece, spicca il commento della pugile australiana Caitlin Parker, che ha definito “molto pericolosa” la decisione di permettere a Khelif e Lin di prendere parte alla competizione. “Io devo adeguarmi a quello che ha deciso il Cio, quindi domani andrò sul ring e darò tutta me stessa”, è stato invece il commento della pugile italiana Carini. Per chi ha assunto la decisione a Parigi, tuttavia, il parametro di riferimento è stato il fatto che sia Khelif che Lin sono considerate donne a tutti gli effetti.
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.
Presente al corteo l’attivista svedese ha detto: “Non puoi dire di lottare per la giustizia climatica se si ignora la sofferenza dei popoli emarginati”.