Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino. Sono le nove città che hanno aderito alla missione “100 Climate-Neutral and Smart Cities by 2030”, il cui obiettivo è di raggiungere la neutralità climatica in cento città dell’Unione europea, ovvero raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra. Una sfida ambiziosa, ma che rappresenta in qualche modo una scelta obbligata: la transizione verso un mondo in grado di garantire le proprie produzioni, attività, business, senza nuocere al clima della Terra è imprescindibile, se si vuole garantire un futuro alle prossime generazioni.
Lo sapevi che 9 città italiane hanno aderito alla missione UE per diventare carbon neutral entro il 2030?
Un modo per potenziare e accelerare la transizione climatica
La scelta delle nove città italiane di aderire all’iniziativa, lanciata dalla Commissione europea nel 2002 nell’ambito del programma “Orizzonte Europa”, è per questo non solo un’ottima notizia, ma anche un volano di speranza. E un riconoscimento, dal momento che erano 400 le città candidate (di cui trenta italiane). Grazie al progetto europeo, come spiegato in un Quaderno dell’Asvis (l’Associazione italiana per lo sviluppo sostenibile), per loro è possibile “potenziare e accelerare l’azione climatica sia a livello politico che amministrativo”. Ma anche creare “nuove alleanze territoriali coinvolgendo altri enti pubblici, le grandi imprese, il commercio fino alla società civile e i cittadini”.
Il percorso prevede infatti un meccanismo particolare, che passa per le definizione, in ciascuna realtà, di un contratto – battezzato “Climate city contract” – che coinvolge l’intera città. Il documento è prevede tre parti: impegni strategici, azioni e investimenti. La prima punta a coinvolgere tutti gli attori in un piano complessivo che punti nella stessa direzione. Il piano d’azione costituisce invece un’occasione per fare il punto su quanto di positivo (e di negativo) fatto finora, per pianificare quindi nuove politiche e progetti, contenuti in un “portafoglio di interventi”. Che necessitano, ovviamente, di finanziamenti: la terza parte si prefigge dunque l’obiettivo di valutare i costi della transizione e di trovare fondi pubblici e privati per attuarla.
Le città cruciali per salvare il clima della Terra
“Ancora una volta – osserva l’Asvis – sono le città a raccogliere la sfida per trasformarsi in luoghi vivibili per le persone e gli animali, dove ci si riconnetta con la natura per affrontare la crisi climatica. Per fare questo tutte le città, e non solo quelle della missione, devono individuare progetti e azioni su mobilità, risparmio energetico, pianificazione urbana”.
100 cities from European Union member states plus 12 cities from associated countries have been selected to join the EU Mission: 100 Climate-neutral and smart cities by 2030.
Anna Lisa Boni – assessora del Comune di Bologna ai fondi europei/Pnrr, transizione ecologica e relazioni internazionali – riassume il progetto in questo modo: “Per cogliere la ratio e le caratteristiche principali di questa missione accelerata verso la neutralità climatica ho pensato di usare cinque parole che iniziano con la lettera C: città, contratto, coordinamento verticale, cittadinanza e cooperazione”.
I primi due concetti sono stati delineati: gli altri si riferiscono rispettivamente a una collaborazione a livello normativo e finanziario in grado di snellire e rendere esecutivi i progetti; al coinvolgimento diretto degli abitanti (“perché senza la crescita civica di un Dna ecologico non raggiungeremo i nostri obiettivi”, sottolinea Boni); alla necessità di lavorare insieme per le cento città che hanno aderito al progetto, attraverso una piattaforma di collaborazione.
Ma come procede finora l’impegno da parte delle nove città italiane? Asvis precisa che due di esse, Firenze e Parma, hanno già visto l’approvazione del proprio Climate City Contract da parte della Commissione europea. Altre cinque – Bergamo, Bologna, Milano, Prato e Torino – sono in attesa dell’approvazione. E le ultime due – Padova e Roma – devono completarlo e presentarlo.
Enrico Giovannini: “Il percorso verso la neutralità è difficile ma possibile”
“Le città – ha commentato il direttore scientifico dell’Asvis, Enrico Giovannini – sono ecosistemi complessi che allo stesso tempo influenzano e subiscono le dinamiche climatiche attraverso i sistemi dell’abitare, della mobilità, della produzione e consumo di energia e della gestione dei rifiuti. Il percorso verso la neutralità è difficile ma possibile, prendendo esempio dalle nove città analizzate, dove le emissioni sono già diminuite in modo significativo rispetto al 2015”.
Cities are responsible for more than 70% of global CO2 emissions. 🚩🚩🚩
That's why they play a key role in achieving our #EUGreenDeal climate targets for 2050.
Gli ostacoli, però, non mancano. A volte per ragioni di leggi sbagliate, a volte per resistenze tra i cittadini: “Vi sono ancora molte barriere, sia di carattere sia normativo sia culturale – prosegue Giovannini – come per esempio quelle che frenano la riqualificazione energetica degli edifici, la possibilità di produrre energie rinnovabili su scala locale, l’elettrificazione dei trasporti, il passaggio a forme di mobilità sostenibile. Per superarle occorre aumentare la disponibilità di risorse, pubbliche e private”.
L’accelerazione è d’altra parte imprescindibile. Le cento città europee devono presto superare la condizione di “apripista”, perché la transizione verso un mondo sostenibile non è soltanto necessaria ma urgentissima. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già visibili in ogni angolo della Terra, e il limite fissato dalla comunità internazionale – non superare di 1,5 gradi centigradi la temperatura media globale pre-industriale – è già pericolosamente vicino.
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