Nel Guinness dei primati 2022 c’è un’intera sezione dedicata ai record registrati nel mondo del clima e dell’ambiente. Il caso del Brasile fa scalpore.
Crisi climatica: 8 record inquietanti dal decennio che abbiamo appena vissuto
Caldo, fenomeni estremi, emissioni di CO2, scioglimento dei ghiacci polari, incendi. I cambiamenti climatici sono la nostra quotidianità. Il 2019 chiude un decennio catastrofico.
Con il 2019 si è chiuso un decennio drammatico per il clima. Fatto di ondate di caldo eccezionali, di ghiacciai in ritirata ovunque nel mondo, di concentrazioni record di gas ad effetto serra nell’atmosfera, di crescita del livello dei mari e di eventi meteorologici estremi sempre più violenti e frequenti. L’Organizzazione meteorologica mondiale ha raccolto ed elencato i dati più inquietanti.
A partire da quelli relativi alla temperatura media globale: “È praticamente certo che quella degli ultimi cinque anni (2015-2019) risulterà la più alta mai registrata”. Gli indicatori climatici mondiali recensiti dall’Omm raccontano il decennio appena concluso e pongono il mondo di fronte a dati, numeri, cifre che non ammettono interpretazione. È la scienza che parla. E la politica deve cominciare ad ascoltare, dopo il fallimento della Cop 25 di Madrid. Ecco otto tra i segnali più preoccupanti che ci sta inviando la Terra.
Leggi anche: La Cop 25 è finita, i leader hanno risposto con un sussurro al grido dei giovani
1 Il 2019 chiude il decennio più caldo di sempre
Con una temperatura superiore di 1,1 gradi centigradi rispetto all’epoca pre-industriale, il 2019 sarà ricordato come il secondo o il terzo anno più caldo di sempre. E ciò non rappresenta un’eccezione: dagli anni Ottanta, ogni decennio che si è chiuso è stato più caldo del precedente. In particolare, l’Omm sottolinea come vaste regioni dell’Artico abbiano registrato temperature eccezionalmente elevate nel 2019.
2019 concludes a decade of exceptional global heat. Average temperatures for the five-year (2015-2019) and ten-year (2010-2019) periods are almost certain to be the highest on record. Since the 1980s each decade has been warmer than the previous one. pic.twitter.com/75kr8okfL0
— WMO | OMM (@WMO) December 31, 2019
A livello globale, inoltre, i dati di ottobre 2019 hanno superato di 0,69 gradi centigradi la media del periodo compreso fra il 1981 e il 2010. Anche se di poco, è stato l’ottobre più caldo degli ultimi quattro decenni, con una differenza minima rispetto agli stessi mesi del 2015 (+0,01 gradi centigradi) e del 2017 (+0,09 gradi), che si collocano rispettivamente sul secondo e sul terzo gradino del podio
2 Concentrazione record di gas ad effetto serra nell’atmosfera
Nel 2018 (i dati del 2019 saranno disponibili alla fine del 2020) le concentrazioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera terrestre hanno raggiunto nuovi picchi. Ciò per quanto riguarda la CO2 (con 407,8 parti per milione), il metano (1.869 parti per miliardo) e il protossido di azoto (331,1 parti per miliardo). “Parliamo rispettivamente del 147, del 259 e del 123 per cento rispetto ai livelli pre-industriali”, sottolinea l’Organizzazione meteorologica mondiale. Al contempo, le emissioni mondiali di CO2 continuano ad aumentare. E raggiungeranno un nuovo record nel 2019. A confermarlo è il rapporto annuale del Global carbon project, consorzio di decine di scienziati e laboratori internazionali, pubblicato mercoledì 4 dicembre. Nel mondo si dovrebbero raggiungere i 36,8 miliardi di tonnellate, battendo così il record del 2018.
3 Livello dei mari in crescita su scala mondiale
“Il livello dei mari – indica l’Omm – è in continua crescita secondo i rilievi altimetrici satellitari, ma il ritmo di tale risalita è aumentato nel corso degli ultimi anni”. E nel mese di ottobre del 2019 il livello medio su scala globale ha raggiunto il massimo da quando sono cominciate le misurazioni di precisione, ovvero nel gennaio del 1993.
#COP event at #IPCC – #WMO pavilion on Side event on ocean regions and a changing climate, with @ThomsonFiji and WMO SG Taalas.#Climatechange and rising sea levels are increasing coastal inundation and storm surge. This video for Pacific islands increases awareness of hazards. pic.twitter.com/P20pJkMTbS — WMO | OMM (@WMO) December 10, 2019
A ciò si aggiunge il fatto che quello che viene chiamato “contenuto termico” – ovvero l’energia in eccedenza accumulata nel sistema climatico a causa dell’aumento dei gas ad effetto serra, e che viene assorbita dagli oceani – si è mantenuta per tutto il 2019 “a livelli record o quasi record”.
4 Prosegue l’acidificazione degli oceani
Nel decennio 2009-2018, inoltre, l’oceano ha assorbito circa il 22 per cento delle emissioni di CO2, il che ha contribuito in modo determinante ad attenuare i cambiamenti climatici. Tuttavia, l’immissione nei mari di tale quantitativo (crescente) di biossido di carbonio non fa che modificarne la composizione.
Le osservazioni hanno così mostrato un calo del pH (grado di acidità) della superficie degli oceani. Il che esaurisce a poco a poco la capacità dei mari di fornirci quello stesso – imprescindibile – assorbimento di gas climalteranti. Ma rischia anche di provocare cambiamenti negli ecosistemi, nelle correnti e, ancora una volta, negli equilibri meteorologici mondiali.
5 La calotta glaciale sempre più in ritirata
La ritirata della calotta glaciale artica è proseguita nel corso del 2019. La superficie media mensile del mese di settembre (normalmente la più ridotta dell’anno) è stata tra le tre più esigue mai registrate. In Groenlandia, in particolare, tra i mesi di settembre del 2018 e di agosto del 2019 è stata registrata una perdita netta pari a 329 miliardi di tonnellate, secondo i dati della missione Grace (Gravity recovery and climate experiment).
from Greenland’s melting ice sheets to rising seal levels in Alaska and Louisiana, the forest fires in the Amazon and Indonesia, and the impact of forests and the Lobster fishery in Maine…#ClimateEmergencyhttps://t.co/dsFP7Lnqfm
— Christoph C. Cemper ? ? (@ChristophCemper) January 2, 2020
6 Fenomeni meteorologici estremi in aumento nel 2019
Precipitazioni torrenziali negli Stati Uniti, in Canada, in Russia, in Iran, in Africa orientale e in Asia meridionale. Ondate di siccità estrema nel Sud-Est asiatico, in numerose aree interne dell’Australia. E in Honduras, Guatemala, Nicaragua, El Salvador e Cile.
Ondate di Caldo estremo in Europa: in Francia è stato raggiunta la temperatura più elevata di sempre, con 45,9 gradi nella cittadina di Gallargues-le-Montueux; in Germania si sono raggiunti i 42,6 gradi; ad Helsinki il termometro ha raggiunto i 33,2 gradi. In Australia, nel periodo estivo è stato superato di un grado il record assoluto per la nazione. Ad Adelaide si sono toccati i 46,6 gradi il 24 gennaio.
A South Australian cyclist was approached by a thirsty koala searching for water as a heatwave continues to grip the state. Anna Heusler was riding with a group of friends towards Adelaide from the hills region when the marsupial approached her. pic.twitter.com/UjBTL2VBip
— CCTV (@CCTV) January 2, 2020
Alla fine dell’anno, in Russia, il periodo natalizio è stato caratterizzato da temperature ben oltre la media: il 18 dicembre a Mosca il termometro non è sceso al di sotto dei 5,4 gradi, contro una media di -6. Non accadeva dal 1886 e per la notte di San Silvestro le autorità hanno deciso di sopperire alla mancanza di neve con una coltre artificiale, al fine di concedere agli abitanti l’atmosfera alla quale sono abituati.
A novembre, in Italia, Venezia ha vissuto un episodio di acqua alta come non avveniva dal 1966, con 187 centimetri in alcuni punti della città. Un evento che ha portato il mare a sommergere oltre l’80 per cento della città, complici anche i venti fortissimi di scirocco che hanno soffiato sulla laguna.
7 Incendi in Amazzonia, Indonesia, Australia e Africa
Il 2019 è stato anche caratterizzato da un numero enorme di incendi. Dalla Siberia all’Alaska, passando perfino per alcune regioni artiche. In Indonesia e nelle nazioni limitrofe i roghi sono stati particolarmente attivi. In America Latina si sono registrati i dati peggiori dal 2010, in particolare in Bolivia e Venezuela.
La foresta amazzonica, allo stesso modo, è stata colpita da migliaia di roghi.
Così come l’intera fascia centrale dell’Africa, dall’oceano Atlantico a quello Indiano, al livello del Gabon e dell’Angola. In Australia, poi, il fuoco ha devastato centinaia di migliaia di ettari di boschi, provocando l’emissione di 250 milioni di tonnellate di CO2 e arrivando a minacciare la metropoli di Sydney.
8 Cicloni tropicali dal Mozambico alle Bahamas passando per il Giappone
Nel 2019, l’attività ciclonica è risultata superiore alla media su scala globale. Nell’emisfero settentrionale sono stati registrati 66 cicloni tropicali, rispetto ad una media di 56.
Uno degli episodi più drammatici ha colpito nel mese di marzo il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi. Il ciclone Idai è stato uno dei più violenti di sempre, ha provocato centinaia di vittime, oltre 180mila profughi e la distruzione di quasi 800mila ettari di colture. In America centrale, a settembre si è scatenato invece l’uragano Dorian, che ha toccato terra alle Bahamas con un’intensità massima (categoria 5). Ed è stato particolarmente distruttivo a causa dell’eccezionale lentezza del suo spostamento. Ad ottobre, poi, il Giappone è stato colpito da gravi inondazioni causate dal tifone Hagibis.
La crisi climatica, dunque, non è più una prospettiva futura ma è la nostra quotidianità. E porta con sé anche rischi sanitari crescenti, conseguenze sulla sicurezza alimentare e sulle migrazioni. “Tra gennaio e giugno del 2019 – si legge nel rapporto dell’Omm – ci sono stati 10 milioni di nuovi spostamenti interni. Con le relative necessità umanitarie e di protezione”.
Anche per questo il 2020 dovrà essere l’anno dell’azione. Il mondo deve governare una rivoluzione. Se non lo farà, sarà condannato ad una catastrofe.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Battuto a distanza di sole due settimane il record di caldo invernale registrato in Francia: “Colpa dei cambiamenti climatici”.
Nei Pirenei Atlantici, in Francia, il termometro è arrivato a sfiorare i 28 gradi centigradi il 3 febbraio. Valori degni di una giornata estiva.
Approvato il testo sulla finanza climatica. Al sud del mondo la promessa di 300 miliardi di dollari all’anno: molto meno del necessario.
Mentre i negoziati alla Cop29 di Baku sono sempre più difficili, i paesi poveri e le piccole nazioni insulari sospendono le trattative.
I dati del servizio europeo Copernicus hanno confermato che il 2019 è stato il secondo più caldo di sempre. A 0,04 gradi centigradi dal record assoluto.
L’Omm ha rivelato i dati di due misurazioni effettuate nel 2016 e nel 2017 in Kuwait e Pakistan: temperature prossime al record assoluto.
Nel giorno dell’apertura della Cop23, un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale fornisce nuove cifre allarmanti sui cambiamenti climatici.
Quattro studi indipendenti hanno confermato, una volta di più, che il caldo estremo registrato nel 2013 in Australia sarebbe stato impossibile senza le emissioni di gas serra di origine antropica. Il giorno più caldo, il mese più caldo, la primavera più calda e l’estate più calda dall’inizio delle rilevazioni, nel 1910, non sarebbero stati