Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Il clima cambia l’agricoltura. Ai piedi dei Pirenei si coltiva il pistacchio
Nella provincia dei Pirenei Orientali, una drammatica ondata di siccità sta convincendo gli agricoltori a passare alla coltivazione del pistacchio.
I cambiamenti climatici sono una realtà non soltanto quando si è costretti ad assistere ad eventi meteorologici estremi o disastri naturali. Gli impatti del riscaldamento globale si fanno sentire anche nella quotidianità, a partire dai settori più esposti, come quello agricolo. Lo sa bene chi coltiva la terra nella provincia dei Pirenei Orientali, in Francia, dove la necessità di adattarsi alla mancanza sempre più importante di precipitazioni sta convincendo ad orientarsi verso colture a basso consumo idrico. Come nel caso del pistacchio.
Nella regione 252 millimetri di pioggia in tutto il 2023
Il quotidiano 20 Minutes racconta come la siccità storica con la quale deve fare i conti la regione (nel 2023 sono caduti solo 252 millimetri di pioggia, con un calo del 50 per cento rispetto al dato medio) ha rappresentato il momento della svolta. Ad essa si aggiungono le ondate di caldo straordinario, che perfino in pieno inverno hanno portato le temperature a livelli da inizio estate. Di conseguenza, nella valle dell’Agly, nonostante gli sforzi, i raccolti da alberi da frutto sono andati perduti.
L’associazione Avvenire – Produzioni agricoli mediterranee resilienti (Avenir Productions agricoles résilientes méditerranéennes – Aparm) da tre anni propone di passare al pistacchio. Il cui albero è particolarmente in grado di resistere alla siccità, ma anche ai casi di gelate tardive, poiché alcune varietà possono fiorire anche all’inizio di maggio.
Il pistacchio si mostra più resiliente di fronte ai cambiamenti climatici
Il sindaco del villaggio di Saint-Paul-de-Fenouillet – 1.700 abitanti ai piedi delle montagne – è stato tra i primi ad aderire al progetto. “Piantai 66 alberi già nel 2021 e mi accorsi che resistettero a un’ondata di gelo che distrusse tutti gli altri raccolti”. Così, l’associazione Aparm avviò ricerche per comprendere se il pistacchio fosse resistente non solo al freddo inaspettato ma anche al caldo estremo e alla mancanza di acqua.
A tre anni di distanza, altri agricoltori hanno preso la stessa direzione. Una ex viticultrice spiega che la sua produzione era calata del 70 per cento: per lei come per altri il pistacchio rappresenta al contempo una speranza e una soluzione obbligata. Non si tratta tuttavia di pistacchi da aperitivo: per far sì che il frutto secco cresca al punto di poter essere utilizzato a tale scopo, occorrerebbe effettivamente acqua in abbondanza. Ma anche senza irrigazione, quello prodotto nei Pirenei Orientali può essere utilizzato in pasticceria e, più in generale, nel settore della gastronomia. Unica differenza rispetto al pistacchio che consumiamo normalmente, per aprirlo occorre uno schiaccianoci.
Servono mitigazione e adattamento per salvare l’agricoltura
Non si tratta del primo caso di adattamento al clima che cambia. Il comparto vinicolo ha dovuto effettuare i già importanti aggiustamenti. E in molte aree ci si chiede in che modo adattarsi. Senza un’azione urgente e drastica di riduzione delle emissioni globali di gas ad effetto serra, tuttavia, in alcune aree la desertificazione diventerà comunque inevitabile.
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