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Clima, l’Europa non trova un accordo per arrivare alle emissioni zero entro il 2050
Oggi e venerdì il Consiglio europeo si riunisce a Bruxelles per decidere le nuove ambizioni dell’Unione europea sul clima. Azione di Greenpeace all’alba.
Aggiornamento 21 giugno – Un’occasione mancata. I governi dell’Unione europea, riuniti giovedì 20 a Bruxelles, non sono riusciti a raggiungere un nuovo accordo sul clima. L’obiettivo era di impegnare i 28 stati membri a raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050. Passando per una forte diminuzione da centrare per il 2030.
A pesare sono state soprattutto nazioni come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Estonia, contrarie a nuovi impegni per la salvaguardia del clima.
Come sottolineato dal quotidiano francese Le Monde, “l’Europa, terza al mondo dopo Cina e Stati Uniti in termini di emissioni di CO2, rischia ora di arrivare senza un impegno comune al summit sul clima organizzato per il 23 settembre dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres”.
Quando ancora il sole non era sorto su Bruxelles, dei militanti di Greenpeace hanno proiettato sulla facciata della sede della Commissione europea un’enorme immagine. Essa ritrae la Terra trasformata in una bomba a orologeria. A simboleggiare la necessità di agire immediatamente per disinnescare il rischio di catastrofe posto dai cambiamenti climatici.
Le promesse di riduzione delle emissioni avanzate finora non bastano
Il Consiglio europeo, composto dai governi degli stati membri, si riunisce infatti oggi e venerdì nella capitale belga. Obiettivo: indicare la strategia che l’Europa vorrà portare avanti in materia di riduzione delle emissioni in grado di incidere sul clima. Come noto, infatti, secondo i calcoli delle Nazioni Unite, degli istituti di ricerca e delle ong di tutto il mondo, le promesse avanzate finora non sono affatto sufficienti.
European Council set to agree on Thursday that EU economy should be carbon neutral by 2050. However, leaders will bide their time and hold off on finalising an agreement until “early 2020” @samjamesmorgan @EURACTIVhttps://t.co/zvUAL89CHG pic.twitter.com/UhhfNNajuv
— ECIU (@ECIU_UK) 20 giugno 2019
Si tratta dei cosiddetti Indc (Intended nationally determined contributions), ovvero gli impegni assunti in modo ufficiale dai governi prima della Cop 21 di Parigi, nel 2015. All’epoca, già il governo francese – che ospitava il summit – aveva ammesso che essi non sarebbero bastati. Nell’autunno del 2017 è arrivata poi la conferma delle Nazioni Unite: “Così non si riuscirà mai a centrare l’obiettivo di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, come richiesto dall’Accordo di Parigi”.
Stando ai calcoli dell’Onu, infatti, “occorrerà limitare il totale delle emissioni a 42 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno”. Che diventeranno “36 miliardi se si punterà a non superare i +1,5 gradi”. In pratica, dovremo diminuirle di 10 miliardi di tonnellate almeno rispetto ad oggi. Altrimenti, la traiettoria che gli Indc attuali porterà la temperatura media globale a crescere di “3, se non addirittura 3,2 gradi”, alla fine del secolo.
Greenpeace: “Ogni ritardo accumulato sul clima costa vite umane”
L’allarme è stato quindi ulteriormente confermato dallo Special Report 15 dell’Ipcc, che nell’ottobre del 2018 ha spiegato che temperatura media potrebbe crescere di 1,5 gradi già nel 2030.
“L’Europa deve raggiungere le emissioni nette zero ben prima del 2050 se si vuole puntare all’obiettivo degli 1,5 gradi – ha spiegato Clément Sénéchal, dirigente di Greenpeace -. Non ci si può accontentare di obiettivi di lungo termine senza impegni concreti. Dobbiamo rilanciare fortemente le ambizioni anche sul breve termine: ogni ritardo costa delle vite umane. Oggi e domani”.
“Will Germany stand for strong ambition at the forthcoming European Council or will it join the ranks of those who thinking that talking climate action is enough to do the trick?”
Comment: https://t.co/qDIVColhAz
— Climate Home News (@ClimateHome) 20 giugno 2019
La richiesta dell’associazione è di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 65 per cento entro il 2030 (rispetto al livello del 1990) e di arrivare all’azzeramento nel 2040. Tuttavia, secondo quanto sottolineato dal New York Times, una bozza di accordo ottenuta dal quotidiano The Times “non prevedere alcun rafforzamento dei target di riduzione delle emissioni”. Entro domani si saprà se l’Unione europea avrà deciso di fare davvero la propria parte nello sforzo globale per salvare il clima.
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