La California porterà in tribunale cinque delle più grandi compagnie petrolifere del mondo. Accusate di aver causato danni per miliardi di dollari, ingannando l’opinione e i poteri pubblici, e minimizzando i rischi legati al riscaldamento climatico, benché i loro dirigenti fossero perfettamente coscienti degli sconvolgimenti che avrebbero causato le emissioni legate ai combustibili fossili.
“Ci hanno preso in giro per cinquant’anni”
A rivelarlo è il New York Times, ma la notizia è stata successivamente confermata dal governatore dello stato federale, Gavin Newsom. Si tratta nello specifico di una causa in sede civile, avviata presso il tribunale di San Francisco e che chiama in causa Exxon Mobil, Shell, British Petroleum, ConocoPhillips e Chevron. Tutte aziende la cui sede è sul territorio della California.
THIS IS HUGE: California joins movement to sue Big Oil to #MakePollutersPay for their climate crimes. This suit is a watershed moment to hold polluters accountable. TY @CAGovernor@GavinNewsom for your leadership to hold polluters accountable. https://t.co/ppAQZoi9iy
“Per cinquant’anni, le ‘Big oil’ ci hanno mentito, nascondendo le loro conoscenze sulle energie fossili che producevano e sulla loro pericolosità per il Pianeta”, ha dichiarato Newsom, democratico, in un comunicato diffuso nella giornata di venerdì 15 settembre. “La California – ha aggiunto – ora chiede a questi colossi inquinanti di assumersi le loro responsabilità”.
L’obiettivo dell’iniziativa e di costringere i colossi del settore a pagare i costi degli impatti dei cambiamenti climatici sull’ambiente, sulla salute umana e sul benessere della popolazione. A tale scopo, l’idea è di creare un fondo al quale attingere in caso di eventi meteorologici estremi, ma anche per aiutare lo stato americano ad adottare piani di mitigazione e di adattamento. Ciò partendo dal presupposto che la California ha già speso decine di miliardi di dollari per riparare i danni provocati dal riscaldamento globale, e che tali costi sono previsti in aumento in futuro. Inoltre, lo stato federale spera di riuscire a convincere il tribunale ad imporre alle compagnie di smettere di inquinare. Infine, la richiesta è di comminare sanzioni alle “Big oil” per aver mentito.
La risposta del settore fossile: “Si decida al Congresso, non nei tribunali”
Ad essere citata è anche l’American petroleum institute (Api), organizzazione professionale statunitense che lavora per il settore. Un cui portavoce si è scagliato contro Newsom, con la solita argomentazione dei petrolieri: “Le politiche climatiche devono essere decise dal Congresso, non nelle aule dei tribunali”. Probabile che questa rappresenti una delle argomentazioni che saranno utilizzate dalle compagnie per difendersi.
Ma l’Api è andato oltre, attaccando la decisione della California a testa bassa, secondo quanto riferito dall’agenzia Afp: “Questa campagna permanente e coordinata per intentare azioni legali politicizzate e prive di fondamento contro un pilastro dell’industria americane e i suoi lavoratori non rappresenta altro che una forma di distrazione e uno spreco enorme di risorse dei contribuenti”.
Shell più cauta, ma si accoda alle critiche alla California
Similmente, ancorché affermi paradossalmente di essere “d’accordo sulla necessità di agire ora sui cambiamenti climatici”, Shell ha criticato la scelta di adire le vie legali. “Delle politiche pubbliche intelligenti – afferma una delle aziende che sta contribuendo a portare il Pianeta sull’orlo della catastrofe climatica – e delle azioni da parte di tutti i settori rappresentano il modo più appropriato di ottenere delle soluzioni”.
California is suing Big Oil for lying about climate change.
We're taking five major oil companies to court for wreaking havoc on our planet and lying to people about the dangers of fossil fuels.
Al contrario, secondo la denuncia depositata a San Francisco, queste compagnie petrolifere e le realtà a loro associate hanno “intenzionalmente minimizzato i rischi per la popolazione, benché fossero a conoscenza del fatto che i loro prodotti avrebbe condotto ad un riscaldamento climatico significativo”. E ciò a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
“Hanno finto incertezze nelle conoscenze scientifiche”
Nel documento si legge inoltre che “minimizzando il consenso da parte della comunità scientifica” sulle cause dei cambiamenti climatici, “e ponendo l’accento sull’esistenza di un’incertezza” a riguardo, i colossi del petrolio e del gas hanno “tentato di ritardare ogni misura volta a ridurre o controllare le emissioni di gas ad effetto serra”. Insomma, hanno negato l’esistenza dei cambiamenti climatici e la loro origine antropica, mentendo sapendo di mentire. Ricorda qualcosa dello stucchevole dibattito tra scienza e sedicenti esperti negazionisti che imperversa nelle tv e sui social network nel mondo occidentale?
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.