
Con le promesse attuali dei governi sul clima, il riscaldamento globale toccherà i 2,6 gradi nella migliore delle ipotesi; 3,1 gradi nella peggiore.
Il rapporto annuale sul clima in Europa di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale è un monito ad agire per l’adattamento e la mitigazione.
In Europa il 2024 è stato l’anno più caldo da quanto le temperature vengono monitorate in modo sistematico. Ma ci sono molti altri motivi per cui, dal punto di vista climatico, è stato fuori dalla norma. Come le violente tempeste e inondazioni che si sono abbattute sulle aree abitate da 413mila persone, provocando almeno 335 decessi. O come il visibile contrasto tra la parte orientale del Continente, alle prese con caldo e siccità, e quella occidentale, il cui clima è stato mite e piovoso. A fare un quadro completo e attendibile della situazione è il rapporto The European state of the climate 2024, pubblicato dal servizio europeo Copernicus insieme all’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).
Il rapporto The European state of the climate 2024 dedica ampio spazio alle inondazioni, rivelatesi in certi casi catastrofiche. È il caso della tempesta Boris che nel mese di settembre si è abbattuta sull’Europa centrale, arrivando anche in Romagna. Appena un mese dopo è stato il turno delle inondazioni a Valencia. Durante l’anno, il 30 per cento della rete fluviale europea ha superato la soglia di piena “elevata” e il 12 per cento la soglia “grave”. D’altra parte, i dati del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici annoverano l’Europa tra le aree del mondo che in futuro saranno più esposte al rischio di alluvioni.
Sempre l’Ipcc prevede che con un riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi – una prospettiva ampiamente ottimistica, visto che siamo sulla traiettoria per i 3 gradi – l’Europa rischi 30mila decessi all’anno dovuti alle temperature estreme. Già nel 2024, come media calcolata sull’intero Continente, si registrano dodici notti tropicali (quelle in cui la temperatura non scende al di sotto dei 20 gradi) e quasi un mese di giorni con intenso stress termico (con una temperatura percepita di almeno 32 gradi). Condizioni che mettono alla prova anche la salute fisica delle persone. Questa, appunto, è una media. Nel 2024 l’Europa sudorientale conta 23 notti tropicali e 66 giorni con intenso stress termico, oltre ad aver sperimentato – lo scorso luglio – la sua ondata di calore più lunga in assoluto, durata 13 giorni consecutivi.
“Il rapporto sottolinea che l’Europa è il continente che si riscalda più in fretta e sta vivendo seri impatti del meteo estremo e dei cambiamenti climatici”, ricorda la segretaria generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, Celeste Saulo. “Ogni frazione di grado in più di aumento della temperatura conta, perché accentua i rischi per le nostre vite, per le economie e per il pianeta. L’adattamento è un dovere. Il Wmo e i suoi partner, quindi, stanno intensificando gli sforzi per rafforzare i sistemi di allerta preventiva e i servizi climatici che aiutino i decisori politici, e la società nel suo insieme, a sviluppare una maggiore resilienza. Stiamo facendo progressi ma dobbiamo andare oltre e più in fretta. E dobbiamo procedere insieme”.
Giunge dunque come una buona notizia il fatto che il 51 per cento delle città europee si sia dotato di un piano di adattamento. Tutelare persone e cose è cruciale, ma non deve rivelarsi un pretesto per trascurare l’altro pilastro dell’azione per il clima, vale a dire la mitigazione. Lo ribadisce Antonello Pasini, fisico del clima dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). “In questa situazione, occorre sicuramente adattarsi agli eventi estremi che, data l’inerzia del clima, ci ritroveremo anche nei prossimi decenni, ma dobbiamo anche agire rapidamente per la mitigazione e la riduzione drastica delle emissioni, altrimenti potremmo giungere a scenari in cui sarebbe difficilissimo difendersi con l’adattamento”.
L’altra buona notizia in questo senso sta nel fatto che nel 2024 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili abbia centrato un nuovo record europeo, arrivando al 45 per cento del totale (nel 2023 si era fermata al 43 per cento). Sono venti su ventisette i paesi europei in cui le fonti pulite generano più elettricità rispetto alle fonti fossili: nel 2019 erano solo dodici.
Ma per tagliare le emissioni a un ritmo sufficiente bisogna, contestualmente, abbandonare carbone, petrolio e gas, e in fretta. “In un’economia globale volatile, è francamente folle continuare a fare affidamento sui combustibili fossili importati – la principale causa dei cambiamenti climatici – quando le energie rinnovabili offrono un’alternativa più economica e pulita”, chiosa Friederike Otto, co-direttrice di World weather attribution.
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Con le promesse attuali dei governi sul clima, il riscaldamento globale toccherà i 2,6 gradi nella migliore delle ipotesi; 3,1 gradi nella peggiore.
Quest’estate è stata la più calda mai registrata e tutto fa pensare che il 2024 batterà ogni record di temperature: lo dice il servizio europeo Copernicus.
Secondo Copernicus, dal 3 luglio 2023 in poi il record del giorno più caldo (che precedentemente risaliva al 2016) è stato infranto 57 volte.
Per la prima volta la temperatura media globale è rimasta a più di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali per dodici mesi consecutivi.
Uno studio basato su dati raccolti da spugne calcaree nell’oceano indica che il riscaldamento globale potrebbe già essere più grave di quanto ipotizzato.
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