Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Crisi climatica, le associazioni ambientaliste portano il governo italiano in tribunale: riduca la CO2
Un gruppo di associazioni ha lanciato la campagna Giudizio universale. Obiettivo: costringere l’Italia ad agire per salvare il clima.
Come già accaduto nei Paesi Bassi, in Francia, Irlanda, Belgio, Svizzera e Stati Uniti, anche in Italia un collettivo di associazioni ha lanciato da tempo una campagna con l’obiettivo di costringere il governo ad agire per contrastare i cambiamenti climatici+. Per via giudiziaria. L’iniziativa, battezzata “Giudizio universale”, è stata lanciata nel corso nel giugno del 2019 e dovrebbe assumere una forma concreta entro la prossima estate, con una denuncia formale depositata in tribunale.
“Il giudizio universale sta arrivando”
“Il giudizio universale sta arrivando: scioglimento dei ghiacciai, siccità, desertificazione, eventi climatici estremi, estinzione di interi ecosistemi sono solo alcuni dei fenomeni che già oggi si verificano su tutta la Terra”, spiega il gruppo di associazioni, tra le quali A Sud, Attac e i movimenti No Tav e No Tap. Che citano le conclusioni alle quali sono giunti gli scienziati di tutto il mondo: “Senza interventi, entro la fine del secolo la temperatura media aumenterà di oltre 4 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Abbiamo appena un decennio per bloccare le emissioni di gas ad effetto serra. Altrimenti sarà troppo tardi”. Eppure, aggiungono i sostenitori dell’iniziativa, “nessuno dei leader mondiali ha colto il messaggio e l’urgenza del pericolo, nemmeno a casa nostra!”.
Stiamo portando il Giudizio Universale a #Napoli, per rivendicare il diritto al clima come diritto umano fondamentale. Dalle 18 durante il @NewrozFestival a #MezzocannoneOccupato.
Scopri i prossimi eventi su https://t.co/Dg8A5uLxTx#FacciamoCausa pic.twitter.com/tweqx0geol— Giudizio Universale (@il__giudizio) July 2, 2019
È per questa ragione che si è deciso di chiedere anche all’Italia conto delle politiche fin qui attuate: “Il nostro paese fa parte del cosiddetto gruppo delle nazioni sviluppate, ovvero le principali responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra a livello globale. Rispetto al 1990, nel 2017 le nostre emissioni si erano ridotte di appena il 17,4 per cento. Mentre già nel 2007 l’Intergovernamental Panel on Climate Change (Ipcc) chiedeva che i Paesi sviluppati riducessero le emissioni del 25-40 per cento, entro il 2020”.
La storica vittoria dei cittadini nei Paesi Bassi
Inoltre, proseguono le associazioni, “parte di questa riduzione è dovuta sia alla crisi economica del 2008 e al conseguente calo della produzione, sia alla delocalizzazione di alcuni settori produttivi all’estero, e non a politiche climatiche efficaci”.
Da quando esistono le rilevazioni scientifiche nel #PoloSud, il 6 febbraio è stata registrata la temperatura più alta dal 1971.
Non siamo pronti a vedere il nostro pianeta sommerso: ecco perché #FacciamoCausa. https://t.co/v1fmq6pzGr pic.twitter.com/JK3KIxjVZg— Giudizio Universale (@il__giudizio) February 11, 2020
La speranza è di ottenere un successo giudiziario storico, come accaduto in Olanda. Dove l’organizzazione non governativa Urgenda ha trascinato nel giugno del 2015 lo stato in tribunale, accusandolo di “inazione climatica”. Sia in primo grado che in appello, i giudici hanno dato ragione all’associazione e ai circa 900 cittadini che l’hanno sostenuta nella battaglia legale. Infine, nello scorso mese di dicembre, anche la Corte Suprema ha confermato il giudizio, imponendo formalmente al governo di agire in modo più deciso per salvare il clima.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Pubblicate nella notte le nuove bozze di lavoro alla Cop29 di Baku, compresa quella sulla finanza climatica. Strada ancora in salita.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
La nuova edizione del Climate change performance index constata pochi passi avanti, da troppi paesi, per abbandonare le fossili. Italia 43esima.
Uno studio della rete di esperti MedECC e dell’Unione per il Mediterraneo mostra quanto il bacino sia vulnerabile di fronte al riscaldamento globale.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
Per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro impatti servono fondi. Alla Cop29 i Paesi sono molto distanti su quanto e chi debba pagare.
Il governo del Regno Unito ha scelto la Cop29 di Baku per annunciare il suo prossimo piano di riduzione delle emissioni di gas serra.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.