Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
Children vs climate crisis. 16 ragazzi denunciano 5 nazioni per inazione sui cambiamenti climatici
Francia, Germania, Argentina, Brasile e Turchia sono stati denunciati da 15 giovani attivisti per inazione sul clima: è Children vs climate crisis.
Greta Thunberg e altri quindici ragazzi di età compresa tra 8 e 17 anni – provenienti da dodici paesi – hanno annunciato la volontà di depositare una denuncia formale presso le Nazioni Unite contro i governi di cinque nazioni: Francia, Germania, Argentina, Brasile e Turchia. Perché la loro risposta di fronte alla crisi climatica non è sufficiente a garantire il rispetto dell’Accordo di Parigi. E dunque ad assicurare un futuro alle nuove generazioni.
Today at 11:30 I and 15 other children from around the world filed a legal complaint against 5 nations over the climate crisis through the UN Convention on the Rights of the Child.
These 5 nations are the largest emitters that have ratified the convention.https://t.co/ZSyDMTYFSF— Greta Thunberg (@GretaThunberg) September 23, 2019
In questo senso, secondo i giovani attivisti ecologisti, le politiche attuate dai cinque stati rappresentano una violazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Di qui la decisione di dare vita al progetto battezzato Children vs climate crisis. L’Unicef, che sostiene l’iniziativa, ha spiegato che “la denuncia è stata depositata in virtù del terzo protocollo della Convenzione, che permette di fare appello all’aiuto delle Nazioni Unite se l’ordinamento di una nazione che ha ratificato il documento non concede un’altra via di ricorso”.
Perché sono state denunciate soltanto 5 nazioni e non le più nocive per il clima?
Se qualcuno si stesse domandando per quale ragione Greta Thunberg e gli altri ragazzi non abbiano denunciato anche Stati Uniti, Russia o Cina, la risposta è dunque semplice. La Convenzione fu firmata il 2 settembre del 1990 e successivamente ratificata da 196 paesi. Ma per far sì che l’azione legale sia accettata dalle Nazioni Unite, è necessario che essa sia rivolta a quelle nazioni che hanno anche ratificato un protocollo aggiuntivo.
Climate activist Greta Thunberg and 15 other young people file a human rights complaint with the United Nations against five countries over the climate crisis https://t.co/IMC8PdlByB pic.twitter.com/QMNgyQifrb — CNN Breaking News (@cnnbrk) September 23, 2019
Quest’ultimo è stato adottato il 19 dicembre 2011 da sole 45 nazioni. E permette, appunto, di adire direttamente il Comitato sui diritti dell’infanzia: organismo incaricato di esaminare i progressi compiuti dagli stati nell’esecuzione degli obblighi derivanti dal trattato. Esso è composto da 18 esperti “di alta moralità e in possesso di una competenza riconosciuta nel settore”, eletti a scrutinio segreto tra i componenti di una lista di nomi indicati dalle singole nazioni.
Il presidente della Francia Macron: “Posizioni estreme. Così aprono conflitti sociali”
Non sono stati dunque distinguo politici o opportunismi – come insinuato da qualcuno – a spingere i giovani a puntare il dito soltanto contro Francia, Germania, Argentina, Brasile e Turchia. Queste ultime, in ogni caso, fanno parte delle numerose nazioni che, in tutto il mondo, hanno finora disatteso i propri impegni e non risultano ancora allineate agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
BREAKING: A group of 16 children, including Swedish activist @GretaThunberg, have filed a legal complaint with the UN, accusing five countries of not doing enough to combat climate change. https://t.co/ZLmrmExHkE
— Bloomberg Environment (@environment) September 23, 2019
A rispondere a Greta Thunberg e agli altri 15 ragazzi è stato il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo il quale la denuncia presso le Nazioni Unite “non rappresenta il miglior modo” per difendere il clima. Il leader transalpino ha spiegato di non credere “che paesi come Francia e Germania stiano ostacolando la transizione”. E ha accusato a sua volta i giovani di adottare “delle posizioni estremamente radicali”, il cui risultato è “l’apertura di conflitti nelle nostre società”.
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