Che il bicchiere al termine della ventisettesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (la Cop27 di Sharm el-Sheikh) fosse soltanto mezzo pieno (e soprattutto mezzo vuoto, secondo i più critici) era evidente. A confermarlo le parole dello stesso segretario generale dell’Onu, António Guterres, che aveva accolto con soddisfazione i passi avanti, ma evidenziato le drammatiche mancanze negli impegni assunti dalla comunità internazionale.
United Nations Secretary-General Antonio Guterres will convene a "no-nonsense" climate ambition summit in September next year and warned on Monday that there will be "no room for back-sliders, greenwashers, blame-shifters" or a repackaging of old pledges. https://t.co/f5vD29Prqt
Se infatti, dopo anni, è stata raggiunta un’intesa sul tema del loss and damage, ovvero la necessità di risarcire le nazioni più vulnerabili e povere per le perdite e i danni patiti a causa dei cambiamenti climatici, sostanzialmente nulla è stato fatto sulla questione – centrale – della mitigazione del riscaldamento globale. Per questo, nel prossimo mese di settembre verrà organizzato un summit straordinario. Al quale Guterres chiede di avvicinarsi “senza giochini, senza eccezioni e senza compromessi”.
Occorre infatti trovare soluzioni, concrete. E occorre farlo immediatamente, poiché il mondo è già clamorosamente in ritardo. “Non ci sarà spazio – ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite – per coloro che vogliono fare pass indietro, fare greenwashing, scaricare sugli altri le responsabilità o riproporre nuovamente i vecchi impegni”. Che risultano ampiamente insufficienti: anche qualora tutte le promesse avanzate dai governi fossero mantenute per intero, la crescita della temperatura media globale raggiungerebbe i 2,4-2,6 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali.
L’Accordo di Parigi, invece, indica che non si dovranno superare i 2 gradi, e che occorre rimanere il più possibile vicini agli 1,5. Perché in quel mezzo grado passa la differenza tra una crisi e una catastrofe climatica. Soprattutto per le popolazioni e le aree più esposte della Terra. “Stiamo continuando ad avanzare nella direzione sbagliata – ha osservato il diplomatico portoghese -. L’obiettivo degli 1,5 gradi continua a sfuggirci”. E su questo tema “le buone notizie sono difficili da trovare”.
Per tentare di coinvolgere il maggior numero di soggetti possibile, l’invito al summit di settembre è stato esteso anche agli enti locali e ai rappresentanti della società civile. “Ma per partecipare le regole non sono negoziabili: occorrerà presentare proposte credibili, serie e nuove. Soluzioni centrate sulla tutela della natura e che ci facciano progredire nella lotta contro la crisi climatica”, ha ammonito Guterres.
'The 1.5-degree goal is gasping for breath': António Guterres on the state of climate action – video https://t.co/iMKuHFR36g
Le possibilità di centrare l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi sono ormai ridotte al 50 per cento. Per poterci giocare le carte che ancora abbiamo in mano, dobbiamo ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 45 per cento entro il 2030. Mentre, ad oggi, gli impegni dei governi garantiscono soltanto un calo del 10 per cento.
“Dobbiamo scegliere tra la strada della resa, o la strada della speranza e dell’azione climatica. La Cop 25 è la nostra opportunità”. Il discorso, in italiano, del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres alla conferenza sul clima a Madrid.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
“Basta con i bei discorsi, servono impegni concreti”. Ecco quali paesi hanno accolto l’appello di António Guterres al Climate action summit del 23 settembre, al quale ha partecipato anche Greta Thunberg.