Una stima “ottimistica” sul clima indica che la crescita della temperatura media globale potrebbe essere limitata nel 2100 a “soli” 2,1 gradi centigradi.
Il Regno Unito che punta a diminuire le proprie emissioni di gas ad effetto serra del 68 per cento, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Finlandia e Danimarca che puntano ad un -70 per cento. E ancora (soprattutto) la Cina che punta alla carbon neutrality – ovvero l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 – entro il 2060. Così come gli Stati Uniti di Joe Biden (al 2050). Le nuove promesse sul clima avanzate da numerosi governi di tutto il mondo potrebbero modificare in modo sostanziale la traiettoria del riscaldamento globale.
Per salvare il clima occorre però arrivare a 1,5 gradi centigradi
A confermarlo è una nuova analisi dell’organizzazione non governativa Climate action tracker. Secondo la quale, nello scenario migliore, potremmo riuscire a limitare la crescita della temperatura media globale a 2,1 gradi centigradi, di qui al 2100, rispetto ai livelli pre-industriali. Un valore che sfiorerebbe l’obiettivo “minimo” indicato dall’Accordo di Parigi, 2 gradi. Anche se il documento redatto nel corso della Cop 21 nel 2015 spiega a chiare lettere che occorre rimanere il più possibile vicini agli 1,5 gradi. E un rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, ha dimostrato che quel mezzo grado modificherebbe in maniera drammatica gli equilibri degli ecosistemi.
Non a caso, Christiana Figueres, ex segretaria esecutiva dell’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha sottolineato che benché quella del Climate Action Tracker sia una previsione “che ci riempie di speranza e di ottimismo”, essa al contempo “ci impone una certa dose di preoccupazione”. Perché “anche qualora davvero fossimo proiettati a 2,1 gradi sarebbe un buon traguardo ma insufficiente. L’obiettivo deve essere gli 1,5 gradi”.
Nel calcolo inserito anche il piano di Joe Biden
Va detto, inoltre, che la stima a 2,1 gradi di Climate Action Tracker è definita dalla stessa ong “ottimistica”. Essa tiene infatti non soltanto conto degli impegni annunciati da 127 nazioni di tutto il mondo in materia di carbon neutrality. Ma parte dal presupposto che essi verranno davvero tradotti in leggi. E, soprattutto, dà per scontato che tutte le promesse verranno rispettate in toto da ciascuna nazione. Per questo quella dell’associazione è, più che una previsione, una speranza. Un incoraggiamento. Basti pensare al fatto che i 2,1 gradi verrebbero raggiunti solo se, tra gli altri, il piano proposto dal futuro presidente degli Stati Uniti Joe Biden verrà adottato per intero. Ad oggi, però, si tratta solo di una promessa elettorale.
Al contrario, le politiche effettivamente scelte finora dai governi sul clima hanno già portato la temperatura media globale a crescere di oltre 1 grado centigrado. E la porteranno attorno ai 3 gradi alla fine del secolo.
Quest’estate è stata la più calda mai registrata e tutto fa pensare che il 2024 batterà ogni record di temperature: lo dice il servizio europeo Copernicus.
Per la prima volta la temperatura media globale è rimasta a più di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali per dodici mesi consecutivi.
Uno studio basato su dati raccolti da spugne calcaree nell’oceano indica che il riscaldamento globale potrebbe già essere più grave di quanto ipotizzato.
Secondo uno studio, le emissioni del settore alimentare basteranno, da sole, a superare l’obiettivo degli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale.
La provincia dello Jiangsu è in cima alla lista delle regioni più vulnerabili ai cambiamenti climatici. La prima non cinese è la Florida, al decimo posto.