Sui Pirenei impossibile sciare, difficoltà anche sulle Alpi francesi
A patire le conseguenze peggiori sono le montagne francesi. Nel periodo precedente e a cavallo delle festività natalizie, la colonnina di mercurio in numerose località transalpine è risultata, stabilmente, superiore ai 20 gradi centigradi. A livello nazionale, il 25 dicembre la temperatura è stata di 5,4 gradi al di sopra della media del periodo. Così, la metà degli impianti di risalita è stato costretto a chiudere.
🔴🌡 Avec 11,3 °C de moyenne des températures recensées en France ce 25 décembre, soit 5,4 °C de plus que la normale, le jour de #Noël 2022 est le deuxième le plus chaud jamais enregistré (derrière le 25 décembre 1997, avec 11,73 °C). – @infoclimat#météopic.twitter.com/DTuizvRtiP
“Avevamo cominciato le vacanze con una situazione buona, dopo un’ondata di freddo e delle precipitazioni nevose, ma a partire dalla settimana scorsa abbiamo visto arrivare solo caldo e pioggia”, ha spiegato Laurent Reynaud, dirigente dell’associazione dei gestori di impianti di risalita Dsf. I giorni di Natale sono risultati infatti in Francia i secondi più miti della storia, dal secondo Dopoguerra ad oggi.
“Uno sconvolgimento climatico per lo sci”
Una situazione che colpisce sia le Alpi che gli altri massicci: se nelle prime le chiusure sono limitate a circa il 25 per cento delle piste, nei Pirenei ben il 75 per cento risulta impraticabile. E anche laddove gli impianti sono aperti, le condizioni della neve sono scadenti. Esattamente come nei casi di Jura e Vosges. Per chi invece ha deciso di chiudere, a pesare è stata anche l’impossibilità di utilizzare neve artificiale.
Jean-Luc Boch, sindaco di La Plagne Tarentaise, stazione che raggiunge i tremila metri di altitudine, spiega: “Siamo preoccupati, la materia prima manca. Non sappiamo se potremo confermare le prenotazioni. Vedremo col passare del tempo, ma constatiamo difficoltà crescenti. La neve cade altrove, sui versanti esposti a nord. Questo sconvolgimento climatico ci costringe ad adattarci, anche sviluppando attività alternative allo sci”.
Federfuni, mancanza di neve è calamità economica, servono aiuti. Appennino da salvare anche per anomala condizione metereologica https://t.co/N2O3nKJ2QS
Federfuni: “L’Appennino è una montagna da salvare”
Esattamente ciò che accade anche in Appennino. L’associazione Federfuni che riunisce numerosi gestori di impianti sulla dorsale, e anche alcuni alpini, ha parlato di “calamità economica” facendo riferimento alla mancanza di neve. Chiedendo interventi a sostegno degli operatori e dei lavoratori: “L’Appennino è una montagna da salvare, anche per le anomale condizioni meteorologiche”.
L’unica strada è un ripensamento delle attività. I cambiamenti climatici condanneranno inevitabilmente numerose stazioni sciistiche, a cominciare da quelle di media montagna. Uno studio apparso nel 2021 ha spiegato che, sulle Alpi, dal 1971 ad oggi si è perso già un mese di innevamento all’anno. Il riscaldamento globale è inesorabile.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.