Lo sci è sempre più a rischio. Le stagioni si accorciano sempre più a causa dell’aumento della temperatura media globale, delle precipitazioni nevose troppo spesso scarse e aleatorie, della ritirata dei ghiacciai alpini. A resistere sono solo le stazioni situate in altitudine: quelle di media montagna già da anni sono costrette ad aprire in ritardo e a chiudere in anticipo. Tanto che, per molte, il business non è più redditizio, e la strada obbligata è passata per l’abbandono degli impianti.
Con 2-4 gradi di riscaldamento globale fino al 98% delle stazioni sciistiche in crisi
Uno studio pubblicato nel 2023 sulla rivista scientifica Nature Climate Change ha mostrato i risultati dell’analisi di 2.234 stazioni sciistiche presenti in 28 nazioni europee. Rivelando che “in caso di riscaldamento climatico compreso tra 2 e 4 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali, senza innevamento artificiale tra il 53 e il 98 per cento dei siti sarà esposto ad episodi di mancanza estrema di neve.
Un’altra analisi, effettuata in Svizzera, ha indicato che i ghiacciai alpini hanno già perso circa il 60 per cento del loro volume dal 1850 ad oggi. Inoltre, durante gli inverni l’isoterma zero è salito in media a 850 metri di altitudine, rispetto ai 600 metri di 50 anni fa. E, di qui al 2060, si prevede raggiunga i 1.300-1.500 metri.
Il partenariato tra Fis e Omm per il contrasto ai cambiamenti climatici
Una situazione di reale emergenza. Le montagne, d’altra parte, rappresentano una delle tante “frontiere” dei cambiamenti climatici. Per questo, la Federazione internazionale dello sci e dello snowboard (Fis) ha chiesto aiuto all’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), annunciando un partenariato che punta innanzitutto a sensibilizzare gli operatori e il grande pubblico circa le prospettive cupe che attendono gli appassionati di sport invernali.
🚨 The future of winter sports and tourism is at risk due to climate change. 🌍❄️@WMO and the International Ski and Snowboard Federation are partnering to bring awareness to the impacts of rising temperatures on snow and ice. #ClimateActionhttps://t.co/RyIjRUBU5C
Fis e Omm hanno per questo firmato un protocollo d’intesa, attraverso il quale i due organismi si impegnano a collaborare per evidenziare le profonde ripercussioni che il riscaldamento globale sta già provocando in termini di copertura nevosa. Si tratta del primo accordo con una federazione sportiva sottoscritto dall’Organizzazione meteorologica mondiale.
“L’umanità è a un bivio e anche lo sci potrebbe non sopravvivere”
“Le settimane bianche rovinate e le competizioni sportive annullate sono soltanto la punta dell’iceberg – ha commentato Celeste Saulo, segretaria generale dell’Omm -. La fusione dei ghiacciai e la mancanza di neve, così come la perdita del permafrost sconvolgono economie, ecosistemi, popolazioni delle montagne. E gli impatti cresceranno a livello locale, nazionale e globale nei secoli a venire”.
Secondo Johan Eliasch, presidente della Fis, “la crisi climatica non si limita ovviamente al nostro settore. Essa pone l’intera umanità di fronte a un bivio. Per quanto ci riguarda, rappresenta una minaccia esistenziale. Non faremmo il nostro dovere se non ci impegnassimo al massimo per agire secondo quanto indicato dalla comunità scientifica”. D’altra parte, soltanto nella stagione 2023/2024, e nonostante lo sforzo degli organizzatori, la federazione è stata costretta ad annullare 26 delle 616 gare previste.
L’accordo Fis-Omm entra in vigore da questa stagione, e durerà inizialmente cinque anni. Si prevede un’ampia gamma di iniziative congiunte, finalizzate a porre i dati scientifici e le competenze dei meteorologi al servizio degli sport invernali e del turismo montano. I programmi saranno definiti di anno in anno: si comincerà il prossimo 7 novembre con un webinar rivolto alle 137 federazioni nazionali, focalizzato sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla neve, sul ghiacciai e sulle discipline sportive.
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