La Settimana africana per il clima – una delle riunioni preparatorie in vista della ventisettesima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (Cop 27), prevista a novembre in Egitto – è stata l’occasione, alla fine di agosto, per ribadire come il riscaldamento globale porti con sé enormi ingiustizie. Anche e soprattutto per le nazioni dell’Africa: il continente, come noto, è responsabile solamente del 4 per cento delle emissioni globali di gas ad effetto serra. E però è costretto ad affrontare le conseguenze più gravi della crisi climatica.
Closing of Africa Climate Week #ACW2022 held in Libreville #Gabon. A major milestone on the way to #COP27 in Egypt. African countries need a common voice in the negotiation for commitments to be turned into action to realise the 1.5C goal. Urgent implementation is absolutely key. pic.twitter.com/109uONJL8N
Il contraccolpo della crisi climatica sulla crescita africana
Alle conseguenze ambientali massicce che l’Africa deve affrontare al netto di un bassissimo contributo complessivo alle emissioni si sommano quelle economiche. Secondo quanto comunicato dalla Banca africana di sviluppo – un ente finanziario non-profit che ha lo scopo di aiutare lo sviluppo economico e il processo sociale delle nazioni africane – gli stati africani stanno perdendo dal 5% al 15% del loro Pil pro capite a causa degli effetti del cambiamento climatico.
#AfDB Ag Chief Economist + VP @ProfUrama urges developed nations to bridge climate financing gap.
Collectively, African countries received only $18.3B in #climatefinance between 2016 – 2019 = gap of up to $1288.2B annually from 2020 – 2030.” #EgyptICF
A questo si sommano finanziamenti da investire in progetti che mitighino questo contraccolpo sull’economia: “Le nazioni africane hanno ricevuto circa 18,3 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima tra il 2016 e il 2019”, ha dichiarato Kevin Urama, capo economista ad interim della Banca africana di sviluppo. Questo flusso non è sufficiente a fronte di un buco di quasi 1.300 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima per il periodo compreso tra il 2020 e il 2030: “Queste somme riflettono la situazione di crisi”, ha concluso Urama.
“Esortiamo il Nord del mondo a rispettare gli impegni”
Riuniti nella capitale del Gabon, Libreville, un migliaio di delegati di governi, organizzazioni internazionali, ong e aziende hanno per questo lanciato un appello ai paesi sviluppati, affinché rispettino gli impegni finanziari assunti ormai da molti anni. Era infatti il lontano 2009 quando, in occasione della Cop 15 di Copenaghen, le nazioni ricche del mondo promisero uno stanziamento di 100 miliardi di dollari all’anno a favore di quelle più povere. Ciò con l’obiettivo di consentire loro di adattarsi agli impatti di una crisi climatica della quale, appunto, sono solo in piccola parte responsabili. Fondi che, da allora, non sono mai stati stanziati per intero.
“Esortiamo il Nord del mondo a mantenere le proprie promesse e a rispettare l’impegno di raddoppiare i finanziamenti destinati alla transizione ecologica, in particolare per quanto riguarda l’Africa”, hanno ribadito i dirigenti di 24 stati del continente, nel corso di una seconda riunione tenuta in Egitto a pochi giorni di distanza.
Il tentativo dell’Africa di mobilitare la finanza per la transizione ecologica
Al summit era presente anche l’inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, John Kerry, che ha da una parte si è detto speranzoso sul fatto che la Cop 27 possa “liberare l’energia di cui abbiamo bisogno per cambiare il mondo”. Ma dall’altra ha anche ammesso: “Siamo in difficoltà”.
UNEP Deputy Regional Director for Africa @richardmunang, highlights why it's crucial that both state and non-state actors unite to achieve the goals of the #ParisAgreement.
In particolare, i governi africani chiedono che vendano ridotti i costi che occorre affrontare per ottenere finanziamenti destinati a progetti di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. E hanno ricordato, in questo senso, il “ruolo determinante degli istituti finanziari internazionali, nonché delle banche multilaterali per lo sviluppo”. Il tentativo, insomma, è stato di preparare il terreno affinché la finanza possa fare la sua parte, assumendo impegni concreti e vincolanti in occasione della Cop 27 di novembre.
Il leader dell’Azerbaigian, che a novembre ospita la Cop29, è stato accolto in Italia come un partner strategico. Cruciali le intese sul gas. Ma non sono mancate le critiche degli attivisti per la linea dittatoriale che continua a perseguire.
Il partito del presidente Ilham Aliyev conferma la maggioranza dei seggi, ma gli osservatori internazionali parlano di voto non democratico. Nuova ondata di repressioni nel petrol-Stato che a novembre ospiterà la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici
L’ultimo caso riguarda un attivista del movimento per la democrazia. Sarebbe stato detenuto per due giorni e torturato. Aveva aiutato un giornalista a lasciare il paese di nascosto.
Dopo le critiche, il presidente Aliyev espande il comitato organizzativo di Cop29 a 42 elementi, includendo 12 donne. Le donne sono storicamente sottorappresentate nei principali vertici sul clima.
L’attuale ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali dell’Azerbaigian ed ex alto dirigente della compagnia petrolifera nazionale sarà il presidente della Cop29, in programma a Baku il prossimo novembre.
La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.