Allarme per l’anomalia climatica sulla cima della montagna più famosa e venerata del Sol Levante dopo un’estate e un ottobre caldissimi.
Clima, perché il traffico aereo sfugge alla tassazione ecologica
Nonostante sia responsabile di una quota importante delle emissioni di gas ad effetto serra, il traffico aereo è ancora quasi del tutto esente da eco-tasse.
Il mondo intero sta – seppur faticosamente – tentando di allinearsi all’Accordo di Parigi, al fine di limitare la crescita della temperatura media globale e scongiurare la catastrofe climatica. Per farlo, occorrono – tra le altre cose – sistemi fiscali che da un lato scoraggino le emissioni inquinanti; dall’altro permettano di raccogliere fondi per finanziare progetti di transizione ecologica.
#TravelNews Following the #Netherlands, #Belgium will propose at the Council of #Environment Ministers to tax European commercial #aviation regarding its impact on the environment. It could be a tax on aircraft fuel or a VAT on #flight tickets. #StayTuned https://t.co/W6sHOiHDgL
— Id International (@IDintlEU) 3 marzo 2019
Belgio e Paesi Bassi hanno chiesto all’Ue di cambiare rotta
Così, si parla sempre più di “carbon tax”. Ovvero di imposte sulle emissioni di gas ad effetto serra. Si cerca poi di aumentare le tasse sui carburanti più dannosi. E in molti casi si introducono anche bolli differenziati in ragione dei differenti modelli di automobili, premiando i più sostenibili. Eppure, proprio nel settore della mobilità esiste un comparto che finora è rimasto quasi completamente esente dal “fisco ecologico”: si tratta del trasporto aereo.
La questione è stata sollevata a più riprese nel corso delle ultime Conferenze mondiali sul clima delle Nazioni Unite (Cop). In Francia, inoltre, la protesta dei gilet gialli ha sottolineato come le tasse sul cherosene utilizzato dagli aerei siano nulle, mentre quelle sui carburanti per il trasporto su gomma siano pari a circa il 60 per cento del prezzo totale. Eppure, le compagnie sono rimaste finora di fatto esentate dallo sforzo comune.
Imposte sul cherosene o tasse sui biglietti?
Qualcosa potrebbe tuttavia cambiare, dal momento che due nazioni, i Paesi Bassi e il Belgio, hanno chiesto ufficialmente – nel corso di due riunioni dei ministri delle Finanze e dell’Ambiente dell’Unione europea – di introdurre misure ad hoc. Che potrebbero essere applicate sul cherosene oppure potrebbero tradursi in eco-tasse sui biglietti.
Belgian government is considering a tax on commercial flights https://t.co/ozIWgfQHdB #StopClimateChange #Belgium
— Brussels Express (@ExpressBrussels) 2 marzo 2019
D’altra parte, la rete di ong Climate Action Network ha confermato alla stampa internazionale che “alcune nazioni come il Giappone, la Norvegia, gli Stati Uniti o il Brasile hanno introdotto tassazioni sul carburante. Ma si tratta di eccezioni. Che tra l’altro non si applicano per i voli interni”.
Leggi anche: Svezia, introdotta una tassa sui voli aerei per ridurre le emissioni
Il traffico aereo protetto da una convenzione che risale al 1944
La ragione dell’assenza di una fiscalità ambientale sarebbe legata ad una vecchia Convenzione internazionale sull’aviazione civile, quella di Chicago, firmata nel lontano 1944. All’epoca, l’obiettivo era di sviluppare il traffico aereo internazionale. Ma oggi la priorità è lottare contro i cambiamenti climatici. Soprattuto tenendo conto che il settore è responsabile di una quota compresa tra il 2 e il 3 per cento delle emissioni mondiali di CO2. Compresi gli altri agenti rilasciati – ad esempio il vapore acqueo che genera le scie degli aerei – si sale poi al 5 per cento del totale delle emissioni di gas ad effetto serra.
Per ottenere risultati, tuttavia, sarà necessario che anche altri governi in Europa sostengano quelli di Olanda e Belgio.
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