Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
1 euro su 5 diamolo alle azioni per il clima, la proposta è europea
I “lavori in corso” dell’Europa sul clima sono ambiziosi, ma rischiano di essere insufficienti. È il parere della Corte dei conti europea, che nel suo rapporto annuale presentato in Senato ribadisce la propria ricetta: spendere almeno un euro su cinque del bilancio europeo per l’azione per il clima almeno fino al 2020, proseguendo del resto su una
I “lavori in corso” dell’Europa sul clima sono ambiziosi, ma rischiano di essere insufficienti. È il parere della Corte dei conti europea, che nel suo rapporto annuale presentato in Senato ribadisce la propria ricetta: spendere almeno un euro su cinque del bilancio europeo per l’azione per il clima almeno fino al 2020, proseguendo del resto su una strada imboccata ormai nel 2014.
“Questo obiettivo – afferma la Corte – rientra nel ruolo guida che l’Unione europea vuole svolgere in materia di azione per il clima”. Un ruolo guida quanto mai necessario nel momento in cui gli Stati Uniti, sotto la futura presidenza Trump, andrà prevedibilmente a smarcarsi da grossi impegni sul tema ambientale.
EU audit: Spending min 1 in 5€ from #EUbudget on #climate action: ambitious work underway, but risk of falling short https://t.co/C5ETUtKpdb pic.twitter.com/wINokns49k
— EU Court of Auditors (@EUAuditorsECA) 22 novembre 2016
Un sistema di investimento diffuso per il clima
Il target di spendere un euro su cinque per l’azione connessa al clima, spiegano gli esperti, va raggiunto incorporando o “integrando” l’azione per il clima in vari strumenti di finanziamento dell’Ue: ciò significa che, anziché creare un solo strumento di finanziamento ad hoc, l’obiettivo va conseguito incorporando la dimensione climatica nei settori di intervento e nei corrispondenti fondi del bilancio: una sorta di “intervento diffuso” che incorpori tutti i settori. La Corte ha osservato che sono in corso lavori ambiziosi e che, nel complesso, sono stati compiuti progressi verso il raggiungimento del valore obiettivo. Sussiste, però, il serio rischio di non riuscire a conseguire il target del 20 per cento “se non si compiono maggiori sforzi per affrontare i cambiamenti climatici”.
Dal 2014 a oggi, l’attuazione dell’obiettivo quantificato ha comportato finanziamenti più cospicui e mirati a favore dell’azione per il clima nel Fondo europeo di sviluppo regionale e nel Fondo di coesione. Nel Fondo sociale europeo e nei settori dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca, invece, non vi è stata una svolta significativa verso l’azione per il clima e non sono state vagliate appieno tutte le potenziali opportunità di finanziare l’azione relativa al clima.
Aumentare gli sforzi verso il 2020
Nello specifico, la Corte dei conti europea evidenzia che secondo i dati della Commissione, la percentuale di finanziamenti dedicata all’azione per il clima tra il 2014 e il 2016 non ha raggiunto del tutto l’obiettivo prefissato, essendo stata in media del 18,9 per cento,: per rimettersi in pari, dal 2017 al 2020 l’Europa dovrebbe iniziare a investire il 22 per cento delle risorse. Il raggiungimento del traguardo è in serio pericolo nei settori dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della ricerca, che forniscono il maggiore contributo. Nella ricerca in particolare, il programma Orizzonte 2020 (il programma quadro dell’Ue per la ricerca e l’innovazione) è molto in ritardo rispetto al target del 35 per cento destinato all’azione per il clima, visto che suo contributo attualmente si colloca al 24 per cento. E soprattutto, è l’allarme contenuto nel rapporto, la Commissione non dispone di un piano d’azione dettagliato che stabilisca come recuperare terreno.
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