I governi di tutto il mondo devono impegnarsi a ridurre le loro emissioni di gas ad effetto serra del 42 per cento, entro il 2030, e del 57 per cento entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019. Altrimenti, l’obiettivo indicato dall’Accordo di Parigi, che chiede di limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai ai livelli pre-industriali, sarà certamente mancato. A spiegarlo è la nuova edizione del rapporto “Emissions Gap” del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), che lancia così un monito, mentre si avvicina la ventinovesima Conferenza mondiale sul clima (Cop29) che si terrà a Baku nel mese di novembre.
No more hot air…please! This is the rallying cry of the 2024 UNEP #EmissionsGap Report. Ahead of #COP29, the world must unite for concrete #ClimateAction and cut emissions, or else face dire consequences.
Con 3,1 gradi di riscaldamento globale il clima verrebbe sconvolto
Da tutte le nazioni del mondo, infatti, si attende per l’inizio del 2025 una nuova revisione delle cosiddette Ndc (Nationally determined contributions), ovvero le promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra che, finora, sono risultate largamente insufficienti. Secondo l’Unep, infatti, gli impegni avanzati in passato porteranno ad un aumento della temperatura media globale compreso tra i 2,6 e i 3,1 gradi. Tanto che c’è chi, come Christoph Bertram, docente presso l’università del Maryland, ritiene che “in linea puramente teorica è ancora possibile restare al di sotto degli 1,5 gradi, ma concretamente non è in realtà più fattibile”.
Si tratta di valori che comporterebbero il passaggio da una situazione di crisi ad una di catastrofe climatica. E che, in ogni caso, non rappresentano uno scenario “pessimista”: in ambito Onu, infatti, non esistono impianti sanzionatori, né tribunali che possano imporre ad un singolo governo di rispettare quelle stesse promesse contenute nelle Ndc. Bastano perciò delle elezioni, e un cambiamento del colore politico di un esecutivo, per modificare completamente le carte in tavola: anche per questa ragione si attende con grande attenzione l’esito delle presidenziali negli Stati Uniti.
Nello specifico, lo scenario di 2,6 gradi si basa sull’ipotesi che tutte le promesse vengano mantenute per intero. Si passerebbe invece a 2,8 gradi nel caso solo una parte degli impegni assunti diventassero realtà. Qualora invece ci si accontentasse di mantenere la situazione attuale, senza ulteriori riduzioni, si varcherebbe la soglia dei 3 gradi.
Inger Andersen: “Siamo in un momento critico, serve un impegno senza precedenti”
Ciò che è certo, è che la lentezza e le ritrosie di troppi governi nell’agire per limitare i cambiamenti climatici stanno portando il mondo in un territorio sconosciuto. “Siamo in un momento critico. abbiamo bisogno di una mobilitazione mondiale ad un ritmo e su una scala mai visti in precedenza. E a cominciare da subito, altrimenti l’obiettivo degli 1,5 gradi sarà presto perduto”, ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Unep, Inger Andersen. Che si è per questo rivolta a tutti gli stati: “Basta parole al vento, vi prego. Utilizzate le prossime discussioni a Baku per intensificare l’azione da subito, preparare il terreno per Ndc più solide e impegnarsi su una via che porti agli 1,5 gradi”.
Annual greenhouse gas emissions reached an all-time high last year.
Anche perché il superamento di tale soglia non significa affatto che ci si possa rassegnare: ogni decimo di grado in più o in meno conta. Ogni decimo di grado significa salvare vite umane, risparmiare enormi quantità di denaro e garantire un futuro meno incerto alle prossime generazioni: “Anche se il mondo superasse gli 1,5 gradi, e le possibilità che ciò accada aumentano di giorno in giorno, dobbiamo proseguire sulla strada che porta ad un mondo sostenibile e prospero”.
Per rimanere entro gli 1,5 gradi le emissioni devono calare del 7,5 per cento all’anno fino al 2035
Nel rapporto dell’Unep, inoltre, si spiega quali sarebbero le diminuzioni di gas ed effetto serra necessarie per raggiungere, perlomeno, l’obiettivo dei 2 gradi centigradi: occorrerebbe un calo del 28 per cento entro il 2030 e del 37 per cento entro il 2035, rispetto ai livelli del 2019. Anziché diminuire, d’altra parte, le emissioni globali hanno segnato un nuovo record nel 2023, pari a 57,1 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2. In altre parole, per rimanere al di sotto dei 2 gradi, occorrerà diminuire le emissioni del 4 per cento all’anno di qui al 2035. Mentre per gli 1,5 gradi bisognerà centrare un calo del 7,5 per cento.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.