Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
Da Greta Thunberg a Donald Trump passando per Giuseppe Conte, com’è andato il Climate action summit
“Basta con i bei discorsi, servono impegni concreti”. Ecco quali paesi hanno accolto l’appello di António Guterres al Climate action summit del 23 settembre, al quale ha partecipato anche Greta Thunberg.
È stato un palcoscenico per le buone intenzioni il Climate action summit che si è tenuto lunedì 23 settembre nella sede delle Nazioni Unite di New York. E quella era l’intenzione con cui l’incontro era stato organizzato. Il summit, convocato dal segretario generale dell’Onu, António Guterres è nato dall’idea di accendere i riflettori sull’urgente necessità di accelerare il processo decisionale sugli accordi sul clima, aumentare l’ambizione internazionale e provare a dare così una risposta alle proteste dei giovani di tutto il mondo che, ormai da mesi, ispirati dalla sedicenne attivista svedese Greta Thunberg che ha a sua volta partecipato all’incontro con un discorso infuocato, stanno cercando di ricordare ai grandi della Terra che i cambiamenti climatici vanno affrontati ora. Nessuna decisione era attesa, non si trattava di un incontro negoziale, ma l’obiettivo era quello di preparare il terreno per la prossima conferenza sul clima, la Cop numero 25, che si terrà a dicembre in Cile e che molti sperano possa essere finalmente quella decisiva.
Le parole di António Guterres
“Questo summit non è un colloquio sul clima. Abbiamo avuto abbastanza colloqui. Non è un summit di negoziazione. Non si negozia con la natura. Questo è un summit di azione per il clima”, ha spiegato Guterres in apertura dei lavori. “Fin dall’inizio ho detto che il biglietto d’ingresso non sarebbero stati i bei discorsi ma impegni concreti. I governi sono qui per mostrare la propria serietà nell’incrementare i contributi nazionali previsti dall’Accordo di Parigi. Le città e il mondo imprenditoriale sono qui per mostrare le propria leadership, investendo in un futuro verde. Gli attori finanziari sono qui per estendere il campo di azione e impiegare le risorse in modi radicalmente nuovi e significativi. Le coalizioni sono qui con collaborazioni e iniziative che ci portino verso un mondo resiliente e ad emissioni zero entro il 2050”.
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È necessario uno sforzo dalle tre alle cinque volte maggiore da parte del mondo perché il riscaldamento globale non superi il livello di 1,5 gradi centigradi individuato dalla scienza come limite massimo, secondo stime delle Nazioni Unite. E le nazioni riunite all’Onu lunedì hanno promesso di volersi impegnare di più, presentando ambiziosi piani di riduzione delle emissioni e dandosi obiettivi concreti. Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha annunciato la creazione di una Climate ambition alliance, un’alleanza per riunire 65 paesi, 10 regioni, 93 aziende e 12 investitori che si impegneranno a dare vita ad azioni concrete entro il 2020. Obiettivo: arrivare a emissioni zero entro il 2050.
L’impegno dell’Italia per il clima
L’Italia, che ha un ruolo da protagonista all’interno della coalizione per la transizione energetica – una delle nove coalizioni create per affrontare le questioni più stringenti di questa necessaria riconversione verde – è stata molto presente durante i lavori del summit e delle giornate preparatorie, con una delegazione che includeva il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello dell’Ambiente Sergio Costa.
Il premier Conte è intervenuto al summit in serata, prima del discorso di chiusura del segretario generale. Ha ribadito l’impegno dell’Italia a supportare l’Accordo di Parigi, a raggiungere la neutralità entro il 2050 ed eliminare il carbone entro il 2025, oltre che ad ampliare lo sviluppo delle tecnologie per la produzione di energie rinnovabili, anche di nuova generazione.
“Il nostro governo sta perseguendo uno dei programmi per uscire dalla CO2 più ambiziosi al mondo – ha detto Conte citando anche i meriti del settore privato –. Il nostro governo ha lanciato un new deal verde”. Il presidente del Consiglio ha poi ufficializzato la partnership con il Regno Unito sulla Cop 26 che si terrà oltremanica con una serie di eventi preparatori in Italia, nel 2020.
L’Italia ha intenzione di recitare un ruolo di primo piano nella lotta globale ai cambiamenti climatici. Lo dobbiamo ai tanti giovani che stanno facendo sentire la loro voce. Quei giovani a cui abbiamo il dovere di lasciare un Pianeta vivibile #UNGA #ClimateActionSummit #UNGA2019 pic.twitter.com/BDW4wj71o7
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) September 23, 2019
Dopo l’intervento di Conte, è stato il turno del primo ministro britannico, Boris Johnson, che si è detto felice di collaborare con l’Italia sulla prossima conferenza delle parti. Ha poi annunciato che la somma stanziata dal suo paese per l’International development funding verrà duplicata e che il budget per affrontare i cambiamenti climatici sarà aumentato a 11,6 miliardi di sterline.
L’intervento di Donald Trump
Nel complesso di una giornata segnata da dichiarazioni di impegno da parte di tutte le nazioni, una nota stonata è stata quella degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump, che fino a domenica pareva non dovesse nemmeno arrivare all’Onu prima dell’Assemblea generale che aprirà martedì, ha fatto una breve apparizione al summit durante l’intervento del presidente indiano Narendra Modi. Più tardi Trump ha condotto una sessione sulla libertà religiosa per proteggere la quale l’amministrazione ha annunciato di voler stanziare 25 milioni di dollari, in aggiunta al budget già esistente. Nessun annuncio, invece, sui cambiamenti climatici da parte di un presidente che continua a negare la connessione tra attività umane e riscaldamento globale e che ha deciso di ritirarsi dagli Accordi di Parigi.
Il discorso di Greta Thunberg
Al suo arrivo al summit, le telecamere hanno immortalato lo sguardo fulminante con cui Greta Thunberg ha seguito l’ingresso del presidente, subito dopo aver pronunciato un discorso accorato davanti all’assemblea.
The gif to end all gifs #GretaThurnberg
— Elliot Wagland (@elliotwagland) September 23, 2019
Il video è diventato subito virale, offrendo un perfetto corollario alle parole di critica con cui l’ambientalista svedese si era rivolta ai leader della terra qualche minuto prima. La rabbia traspirava da ogni frase, da ogni parola, scelta per colpire a fondo. Il messaggio è stato duro, forte e chiaro: non avete il diritto di dare a noi giovani la responsabilità della speranza, se voi non siete capaci di andare oltre i soldi per darci un futuro.
“Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio”, ha esordito l’attivista suscitando qualche risata di tenerezza. E ha proseguito gelando la sala con una voce carica di collera: “Mi avete rubato i sogni e l’infanzia con le vostre parole vuote. E io sono una delle più fortunate. Le persone stanno soffrendo. Le persone stanno morendo. Interi ecosistemi sono al collasso. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa. E tutto quello di cui parlate sono soldi e favole di eterna crescita economica. Come osate!”.
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Greta Thunberg ha poi proseguito spiegando che l’obiettivo di dimezzare le emissioni entro dieci anni dà all’umanità solo un 50 per cento di possibilità di non superare il limite di 1,5 gradi di riscaldamento. “Forse il 50 per cento può essere accettabile per voi”, ha detto. “Per noi che dobbiamo vivere con le conseguenze semplicemente non è accettabile”. E per non lasciare dubbi a chi ancora non la prende sul serio, chiudendo il suo discorso, l’ambientalista ha detto: “Ci state deludendo. Ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento. Gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi. E se scegliete di deluderci, vi dico che non vi perdoneremo mai”.
La denuncia dei giovani che vedono i loro diritti violati
La durezza del discorso dell’attivista si è tradotta in azione poco dopo il suo intervento quando Thunberg si è unita a un gruppo di quindici ragazzi che hanno annunciato di aver presentato alle Nazioni Unite un reclamo ufficiale sotto la Convenzione sui diritti dell’infanzia, sostenendo che i diritti dei giovani vengano costantemente violati. Secondo il gruppo, le nazioni non avrebbero adeguatamente utilizzato le proprie risorse per prevenire le conseguenze disastrose della crisi climatica. “Trent’anni fa il mondo ci ha fatto una promessa, ogni paese ha riconosciuto che i bambini hanno dei diritti che devono essere protetti e questi paesi (…) si sono impegnati a consentirci di appellarci alle Nazioni Unite quando questi diritti vengono violati. Ed è esattamente quello che stiamo facendo qui oggi”, ha spiegato l’attivista americana Alexandria Villasenor (14 anni), durante un incontro stampa per annunciare l’iniziativa.
Alexandria
Carl
Catarina
Chiara
Greta
Ellen-Anne
Iris
Raina
Raslen
Deborah
Ayakha
Ridhima
Carlos
Litokne
David
RantonMeet the 16 children that filed a landmark complaint on the climate crisis today. #ChildRights #ChildrenVsClimateCrisis #UNGA
— UNICEF (@UNICEF) September 23, 2019
Lo Youth summit italiano
Nel dibattito sul clima i ragazzi stanno conquistando uno spazio che parte dalle piazze e arriva alla politica internazionale e, proprio per riconoscere questo ruolo fondamentale, le Nazioni Unite sabato hanno ospitato uno Youth summit per dare voce alle proposte dei giovani, in preparazione del vertice di lunedì. Durante la giornata di lavori è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente italiano Sergio Costa che, ricordando il ruolo centrale dell’Italia nell’organizzazione del summit, ne ha approfittato anche per annunciare che il nostro paese ospiterà un evento mondiale giovanile sui cambiamenti climatici in preparazione della Cop 26 che sarà presieduta in partnership da Italia e Regno Unito. “Vogliamo dare possibilità ai giovani di avanzare proposte concrete su alcuni dei più importanti temi dell’agenda climatica tra cui l’aumento dell’ambizione globale, la diffusione dell’educazione ambientale e l’attuazione dell’equità intergenerazionale. Lo Youth summit in Italia sarà un’occasione di partecipazione vera e strutturata”, ha detto il ministro invitando i giovani a partecipare numerosi.
Prosegue la Climate action week
Intanto questa settimana in tutto il mondo ci saranno molteplici occasioni di partecipazione. In Europa è iniziata già venerdì 20 la Climate action week e a New York, nelle stesse ore in cui al Palazzo di vetro si teneva il summit, è stata inaugurata la Climate week NYC, la più grande del mondo. Durante la cerimonia di apertura l’ex segretario di Stato americano, John Kerry, ha affermato che gli Usa devono recuperare leadership nell’ambito ambientale e trasformare il clima in una questione capace di catalizzare voti. Kerry ha poi annunciato una nuova iniziativa che nasce con l’ambizione di creare un’onda verde transnazionale, in grado di unire il settore pubblico e quello privato. Il nome – World war zero – è stato scelto perché l’intero mondo deve essere coinvolto e perché di guerra si tratta: “Ci sono persone che hanno dichiarato guerra al buon senso e alla scienza. Noi dichiariamo guerra a loro”.
La cerimonia di lunedì ha dato l’avvio a una settimana ricca di iniziative e attività di sensibilizzazione, discussioni e proposte. Per l’occasione e per salutare il primo Climate action summit della storia, nella notte di lunedì, alcuni palazzi nello skyline di Manhattan si sono illuminati di verde, a conclusione di una giornata durante la quale – ha annunciato il segretario Guterres tirando le somme in chiusura – 77 paesi, 10 regioni e 100 città si sono impegnati ad azzerare le emissioni entro il 2050. “Ma la strada è lunga”, ha avvertito il segretario dopo aver elencato gli impegni presi durante il summit, tra cui quelli delle Nazioni Unite stesse che faranno la propria parte, fra le altre cose, passando alle rinnovabili, eliminando la plastica usa e getta e disinvestendo dalle fonti fossili. “Possiamo vincere questa battaglia e potete contare su di me: sarò in prima linea”, ha concluso Guterres.
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