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Come la cocaina nei fiumi minaccia le anguille
Uno studio italiano ha rivelato che l’alta concentrazione di cocaina nei corsi d’acqua europei rende iperattive le anguille e può comprometterne la migrazione.
L’anguilla europea (Anguilla anguilla) è protagonista di una delle migrazioni più incredibili e misteriose del regno animale. Questi pesci, infatti, dai fiumi del Vecchio continente, seguendo un richiamo ancestrale, si spostano in massa per migliaia di chilometri verso loro zone di riproduzione che si ritiene siano situate nel mar dei Sargassi, nell’oceano Atlantico nord occidentale, tra le Grandi Antille, le Azzorre e le Bermuda. Queste sorprendenti creature, in grado di vivere fino a novanta anni, sono oggi a forte rischio di estinzione e sono classificate “In pericolo critico” dalla Lista Rossa della Iucn.
La drammatica scomparsa delle anguille
Dagli anni Ottanta ad oggi la popolazione di anguilla europea si sarebbe ridotta del 99 per cento. Le cause di questo allarmante declino sono ancora poco chiare, come d’altronde non ci è ancora noto il ciclo biologico di questi pesci. Si ritiene però che la causa principale sia l’inquinamento, unito alla pesca dissennata, ai cambiamenti climatici e all’ormai onnipresenza delle dighe nei fiumi europei.
Pesci drogati
Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’università Federico II di Napoli, ha rivelato una nuova, imprevista minaccia per le anguille, la cocaina. Le tracce di cocaina presenti nei fiumi, abbondanti soprattutto nei pressi delle grandi città, costituiscono un pericolo per numerose specie ittiche. Secondo lo studio, coordinato da Anna Capaldo e pubblicato sulla rivista Science of the total environment, l’impatto della sostanza stupefacente sulle anguille europee potrebbe ostacolare la loro epica migrazione.
Gli effetti della cocaina sulle anguille
Anche piccole quantità di cocaina nei corsi d’acqua, non solo rendono le anguille iperattive, ma provocano anche loro lesioni muscolari, alterazioni delle branchie e cambiamenti ormonali. La droga si accumula nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti delle anguille. Per verificare gli effettivi danni che la droga provoca a questi animali, i ricercatori hanno rinchiuso 150 anguille europee in vasche contenenti 20 miliardesimi di grammo di cocaina per litro di acqua per 50 giorni.
Perché le anguille sono più a rischio di altre specie
“Abbiamo scelto le anguille perché sono considerate in pericolo di estinzione e per il fatto che sono pesci molti grassi, il che favorisce l’accumulazione delle sostanze – ha spiegato Anna Capaldo. – Questi animali affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute per essere completate”. Neppure un periodo di “riabilitazione” in acque pulite è bastato a ripristinare le funzioni biologiche dei pesci intossicati. La cocaina danneggia organi che sarebbero fondamentali per qualunque pesce, a maggior ragione per uno che deve affrontare un viaggio di migliaia di chilometri. “Le branchie alterate potrebbero ridurre la capacità respiratoria delle anguille, un muscolo danneggiato potrebbe invece ridurre la loro capacità di nuoto”, ha affermato la ricercatrice italiana.
Servono nuovi studi
Anna Capaldo ritiene sia comunque necessario approfondire il fenomeno attraverso ulteriori ricerche, per esaminare come i danni muscolari possano compromettere la migrazione delle anguille e il loro successo riproduttivo e stabilire precisamente in che modo la cocaina causa danni così ingenti alla loro fisiologia. Chissà se avremo abbastanza tempo per comprendere meglio questi misteriosi animali, in grado di spostarsi tra acqua dolce, salata e perfino sulla terraferma, o se il nostro impatto e i nostri vizi interromperanno per sempre il loro antico viaggio.
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