Il bike delivery, la consegna dell’ultimo miglio in bicicletta, rappresenta una valida soluzione per ridurre l’impatto ambientale nelle aree urbane.
Il nuovo codice della strada è legge, cosa cambia su Zone 30 e micromobilità
I comuni potranno istituire limiti di velocità al ribasso solo in determinate condizioni, arriva l’assicurazione per il monopattino.
- Con il via libera definitivo, sarà più difficile istituire Zone 30 in città come fatto a Bologna.
- Stretta sui monopattini: arriva l’obbligo di assicurazione e di luci di segnalazione.
- Possibili divieti speciali nelle zone Unesco anche extracittadine.
Multe salatissime per chi sgarra al volante. Ma anche molte limitazioni alla micromobilità, e ai sindaci che vogliano istituire le zone a 30 km orari nelle proprie città. Il nuovo Codice della Strada da oggi è legge in via definitiva, dopo essere stato varato come dal Consiglio dei ministri un anno fa e approvato in prima lettura dalla Camera a fine marzo. Un lungo iter che non è servito a porre rimedio ad alcune delle tante critiche mosse da subito da cittadini e associazioni che propugnano una mobilità più sostenibile, soprattutto in città, ma anche a volte dagli automobilisti stessi.
Un codice della strada contro le Zone 30
Le zone a 30 km/h, per esempio, che in molte città europee sono diventate un simbolo di sicurezza e sostenibilità: con la nuova legge rischiano invece di rimanere un miraggio in Italia. Ricordiamo tutti la polemica del ministro del ministro dei Trasporti Matteo Salvini con il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, quando il capoluogo emiliano divenne ufficialmente “città 30”. Con il nuovo codice i comuni dovranno rispettare criteri più stringenti per istituire queste aree, che saranno consentite solo in presenza di “particolari condizioni” che giustifichino la riduzione del limite di velocità, come la vicinanza a scuole, ospedali o altre strutture sensibili. Questo rende più difficile l’adozione generalizzata di politiche a 30 km/h in interi quartieri, lasciando margine a interpretazioni locali ea possibili contenziosi. Curiosa, tra l’altro, l’introduzione di una minore autonomia a livello locale su questa materia da parte di un governo spinge invece per l’autonomia differenziata su un grande numero di materie.
Ma viene anche limitata l’installazione di autovelox nelle zone urbane con limiti inferiori a 50 km/h, comprese dunque le zone 30: un fattore che di fatto indebolisce uno degli strumenti più efficaci per far rispettare i limiti di velocità, riducendo così il potenziale impatto delle stesse zone a 30 km/h. Secondo la Federazione italiana ambiente e bicicletta, che nei giorni scorsi si è appellata anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “l’impianto della riforma è pe molto chiaro: debole con i forti, dando maggiore libertà di circolazione ai veicoli a motore, i cui guidatori secondo i dati Istat causano il 94 per cento delle collisioni e il 98 per cento dei morti, e forte coi deboli, restringendo viceversa le misure in favore di pedoni, ciclisti, bambini e persone anziane, che sono la maggior parte delle vittime nelle città”.
La stretta sui monopattini elettrici
Una delle principali novità riguarda la micromobilità, soprattutto con un giro di vite sui monopattini elettrici. Le nuove regole impongono casco anche per i maggiorenni, assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile verso terzi e contrassegno identificativo. Tutto giusto sulla carta, in particolare l’obbligatorietà del casco, ma il rischio è quello che queste complicazioni disincentivino l’uso della micromobilità a vantaggio dell’automobile. Le sanzioni sono decisamente severe: la circolazione senza assicurazione comporterà multe da 100 a 400 euro, mentre l’assenza di indicatori luminosi o freni su entrambe le ruote potrà costare al proprietario fino a 800 euro. Anche la sosta sui marciapiedi è stata regolamentata con maggiore precisione: è vietata salvo in spazi chiaramente segnalati, per garantire la sicurezza e l’accessibilità di pedoni e persone con disabilità.
Il nuovo codice introduce inoltre un sistema sanzionatorio molto più severo, che riguarda sia infrazioni comuni che comportamenti più gravi: superare i limiti di velocità, anche di poco, comporterà molti da 220 a 880 euro, con l’aggiunta della sospensione della patente da uno a tre mesi per recidiva. In caso di superamento del limite oltre i 40 km/h, le sanzioni potranno arrivare fino a 3.382 euro. Usare smartphone o altri dispositivi mentre si è al volante comporterà multe tra 250 e mille euro (ma non ci potrà essere rilevazione automatica). In caso di recidiva entro due anni, la patente sarà sospesa da 1 a 3 mesi. La modifica più controversa riguarda la guida sotto effetto di droghe: il reato si scatterà con un semplice tampone salivare positivo, indipendentemente dallo stato di alterazione del conducente. Questo significa che chi ha consumato cannabis giorni prima, senza essere più influenzato dagli effetti, rischiando comunque il ritiro della patente. Ma soprattutto, arriva l‘alcolock, il dispositivo che impedisce la messa in moto in caso di positività all’alcol.
Una novità interessante è invece quella, venendo incontro all’esigenza dagli enti locali sui cui territori insistono beni culturali o ambientali tutelati dall’Unesco, si prevede la facoltà di istituire zone a traffico limitato (Ztl) per straordinarie e motivate esigenze di tutela degli stessi beni Unesco: la norma è pensata in particolare per la Costiera Amalfitana, la cui stupenda strada panoramica è spesso affogata dal traffico nella stagione turistica.
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