La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Sostegno finanziario ai fornitori: Colmar ha la validazione del claim etico
Colmar ha ottenuto la validazione del claim etico da parte di Bureau Veritas aderendo all’iniziativa di dynamic discounting di FinDynamic.
La definizione di sostenibilità da parte di un’azienda è un po’ come un cubo di Rubik: tantissimi tasselli che incastrati insieme formano diverse facce, ognuna delle quali deve essere coordinata e senza interruzioni. Inutile dire che è un percorso lungo e complesso, che non si può pensare di evadere in fretta, così come non si impara da un minuto all’altro a chiudere il cubo di Rubik. Colmar, azienda leader nel settore dell’abbigliamento da sci con una forte presenza anche nel settore moda, una delle sue facce l’ha completata grazie al suo impegno in termini di sostenibilità finanziaria nei confronti dei suoi fornitori aderendo al primo programma di dynamic discounting fornito dalla fintech FinDynamic.
Ecco come funziona: una grande azienda, in questo caso Colmar, può dare un sostegno finanziario concreto ai suoi fornitori pagando loro anticipatamente le fatture in cambio di uno sconto: questo è utile sia a stimolare e premiare la sostenibilità dei vari componenti della supply chain, che a dare un impulso economico ai fornitori più piccoli che in questo modo hanno più liquidità per pagare gli stipendi e affrontare le spese quotidiane. Questo si inserisce, da parte di Colmar, in un percorso di più ampio respiro che vede un traguardo importante proprio nell’anno del suo centenario “L’ottenimento della certificazione del claim etico da parte di Bureau Veritas ci rende orgogliosi, perché abbiamo approcciato questo progetto con grande entusiasmo proprio per fidelizzare la filiera della supply chain produttiva. Nonostante abbiamo aderito all’iniziativa da appena un anno, molti dei nostri fornitori tra le piccole e medie imprese hanno dato un riscontro positivo”, argomenta Carlo Colombo, managing director Manifattura Mario Colombo.
L’ottenimento della validazione del claim etico grazie all’aiuto ai piccoli fornitori si inserisce in un percorso di sostenibilità dell’azienda. Quali sono gli altri passi che state facendo?
Abbiamo iniziato già da un po’ di anni a insistere su progetti di Csr (Corporate social responsibility) ed Esg (environmental social governance), abbiamo inoltre cominciato a inserire linee di prodotto realizzate con filati riciclati o con materiali biodegradabili: da questo punto di vista stiamo portando avanti una ricerca importante per metterci nelle condizioni di dare ai nostri consumatori un’offerta significativa.
Oltre a questo abbiamo redatto un codice etico, un codice di condotta fornitori, un capitolato di conformità e abbiamo ottenuto, nel 2021, la certificazione Rds (Responsible down standards) per quanto riguarda le piume utilizzate nei nostri capi. Questo ci rende particolarmente orgogliosi perché all’epoca eravamo solamente in due in Italia ad averla.
Un altro tema a noi caro è la circolarità: stiamo lavorando in modo molto assiduo per ottenere la certificazione Iso 14001 (che definisce e regolamenta tutti gli aspetti relativi alla gestione dell’impatto ambientale delle attività di un organizzazione) e la Iso 45001 (che norma i sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro).
La sostenibilità per noi ha anche un risvolto culturale, per questo abbiamo avviato una collaborazione con un giovane designer olandese, Kees Dekkers, che ha realizzato cinque sedie in plexiglass trasparente riciclato dove all’interno ha inserito i nostri prodotti usati: verranno esposte in occasione della Design Week nello store di Milano, dal 17 al 23 aprile.
Come azienda del settore tessile e outdoor, quali sono i vostri principali fornitori e dove si trovano?
Noi da sempre abbiamo una produzione abbastanza diffusa nel mondo, non abbiamo una fonte produttiva unica. La nostra è una delocalizzazione selettiva, ovvero teniamo all’interno tutto il know how produttivo e deleghiamo all’esterno solo la parte finale dell’attività, l’assemblamento. La collaborazione con FinDynamic ci ha dato l’opportunità di sfruttare la partnership finanziaria nella catena produttiva: recentemente ad esempio c’è stato un reshoring in Italia di tutti quei prodotti a basso contenuto lavorativo in termine di minuti. Questo ci ha permesso di riportare qui alcune produzioni che prima erano delocalizzate, il che non solo ci fa molto piacere, ma si allinea con la filosofia di FinDynamic.
Che difficoltà hanno incontrato i vostri fornitori in questi in seguito alla pandemia?
Come Colmar non abbiamo mai interrotto la nostra attività di innovazione e di ricerca, neanche durante il periodo della pandemia, ma abbiamo sempre presentato nuove collezioni e investito in ricerca e sviluppo: i nostri fornitori ci hanno creduto, ci hanno seguito e noi li abbiamo supportati in questa operazione. Con delle difficoltà oggettive, certo, ma siamo andati avanti anche sfruttando le possibilità aperte dal nostro network internazionale. Non siamo stati immuni dai problemi arrecati dalla pandemia alla logistica internazionale, ma per fortuna adesso le cose si stanno normalizzando da questo punto di vista.
E in seguito al conflitto in Ucraina?
La guerra per noi ha avuto un impatto più dal punto di vista commerciale. L’Ucraina non fa parte della nostra supply chain, ma fa parte invece del nostro network di vendite che, chiaramente, ha subito dei contraccolpi. Abbiamo trovato però una grande reattività da parte degli store che hanno fatto di tutto per poter ricevere comunque il prodotto e venderlo: probabilmente c’è una voglia molto forte di continuare ad avere una certa normalità. A fronte di questo noi abbiamo fatto una donazione importante di indumenti per gli sfollati ucraini.
Quali dei vostri fornitori hanno richiesto maggiormente il pagamento anticipato delle fatture?
La maggior parte dei nostri fornitori sul territorio italiano ha una dimensione medio-piccola: molti di loro non sono strutturati in maniera efficace per gestire tutti gli aspetti finanziari che un’operazione del genere comporta, quindi stiamo portando avanti anche un’operazione di formazione e, anche in virtù di questo, stiamo ricevendo nuove richieste di accesso ogni giorno. Negli ultimi 12 mesi la maggior parte di quelli che hanno aderito sono stati fornitori di servizi. Ci piacerebbe che sempre di più entrassero a far parte di questa iniziativa anche fornitori della supply chain, per fidelizzare la filiera, cosa che fortunatamente sta iniziando ad avvenire. Stiamo anche cercando di implementare gli aspetti logistico-informatici, soprattutto a livello di procedure interne: avevamo la necessità di rendere visibili immediatamente le fatture, in modo puntuale e veloce, così da poter avere un’attività di sconto su un periodo temporale superiore.
Questo a voi che difficoltà comporta?
Abbiamo dovuto rivisitare il processo tecnico di registrazione e inserimento delle fatture passive dei fornitori: se prima una fattura che scadeva a 90 giorni poteva anche essere registrata nei 10 giorni successivi, con questa tempistica di sconto più ampia dobbiamo registrarla subito, per renderla disponibile a sistema. Questa è stata l’attività che ci ha più colpito perché ha cambiato le nostre procedure. Detto questo, la situazione economico-finanziaria dell’azienda oggi ci permette di pagare anticipatamente le fatture a fronte di una riduzione del prezzo: noi siamo contenti di pagare con uno sconto e per i nostri fornitori ha un impatto economico-finanziario positivo.
Come l’azienda valuta complessivamente la collaborazione con FinDynamic?
Sicuramente è positiva, siamo soddisfatti, anche i fornitori che oggi hanno aderito al servizio ci hanno dichiarato la loro soddisfazione, perché hanno la possibilità di un indebitamento indiretto meno oneroso. Questo è il loro obiettivo principale. Noi dal nostro punto di vista valutiamo il ritorno economico di un impiego del capitale a fronte di uno sconto: è un’operazione win win, come si dice.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Si parla di vintage se un capo ha più di 20 anni, è definibile second hand invece è qualsiasi oggetto abbia già avuto un precedente proprietario.
Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Nel mezzo di una grave crisi, il distretto tessile e dell’abbigliamento lancia l’allarme sui diritti dei lavoratori nella filiera della moda italiana.
La nostra selezione periodica di marchi responsabili nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori.
Il magazine Öko-test ha condotto ricerche su capi di abbigliamento e accessori Shein trovando residui di sostanze pericolose. La nostra intervista ai ricercatori.
L’industria tessile si sta attrezzando per innovare se stessa e trovare soluzioni meno impattanti: la fermentazione rappresenta l’ultima frontiera moda.
Casi di appropriazione creativa e di rapporti sbilanciati nella fornitura di materie prime rendono sempre più urgente parlare di “sostenibilità culturale”.
Il Parlamento europeo ha aggiornato il report sull’impatto della produzione tessile mentre cresce l’attesa nei confronti delle prossime scelte politiche.