Il quattordicenne Breiner David Cucuñame il 14 gennaio era impegnato in una perlustrazione in una zona rurale del dipartimento di Cauca, in Colombia, insieme alla Guardía Indígena.
Un gruppo di dissidenti appartenenti alle ex-Farc hanno raggiunto il gruppo e hanno aperto il fuoco uccidendo due persone, tra cui il ragazzo, e ferendone una terza.
L’accaduto ha profondamente colpito l’opinione pubblica, accendendo i riflettori su quanto le comunità indigene siano vulnerabili in un paese come la Colombia, teatro di frequenti episodi violenti.
La Colombia è nota per essere un contesto estremamente rischioso per gli attivisti. La ong Global Witness parla di 65 ambientalisti uccisi nel 2020, su un totale globale di 227. Anche il 2022 si è aperto nel peggiore dei modi, con l’attentato che è costato la vita a Breiner David Cucuñame. Aveva solo 14 anni.
L’agguato in cui ha perso la vita Breiner David Cucuñame
Breiner David Cucuñame il 14 gennaio era impegnato in una perlustrazione in una zona rurale del dipartimento di Cauca insieme alla Guardía Indígena. Si tratta una coalizione di uomini, donne e bambini che tutelano le terre degli indigeni; in quella circostanza stavano facendo delle verifiche dopo aver ricevuto notizia della presenza di persone armate nell’area.
Un gruppo di dissidenti appartenenti alle ex-Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), formalmente dissolte dopo l’accordo di pace del 2016, li hanno raggiunti e hanno aperto il fuoco. Nell’attentato sono rimasti uccisi Guillermo Chicame, membro del team di sicurezza della Guardía Indígena, e il quattordicenne che, secondo alcune testimonianze, stava accompagnando il padre. Ferito anche il leader della comunità Fabián Camayo.
La muerte del joven Breiner David Cucuñame, un abanderado de la protección ambiental en su comunidad en el Cauca, nos llena de tristeza. A su familia y a la comunidad indígena, mis más sentidas condolencias; apoyaremos a la @FiscaliaCol para esclarecer con celeridad los hechos.
L’accaduto ha profondamente colpito l’opinione pubblica, accendendo i riflettori su quanto le comunità indigene siano vulnerabili. Soprattutto in regioni come il Cauca, teatro di continui conflitti tra gruppi armati. L’accordo di pace raggiunto tra il governo e le Farc nel 2016 aveva acceso una flebile speranza, con i 78 omicidi accertati nel 2017; un ordine di grandezza completamente diverso rispetto ai 12mila all’anno su cui si viaggiava prima dell’inizio dei negoziati nel 2012. Dopo lo scioglimento delle Farc, tuttavia, sono rimasti in circolazione 5mila dissidenti, oltre ad altri 2.500 dell’Esercito popolare di liberazione e ad altrettanti paramilitari di destra. Da qui i 10.500 omicidi che si sono susseguiti tra gennaio e settembre 2021, a testimonianza di una recrudescenza della violenza.
“Sì, ieri gli uomini armati hanno tagliato le ali a questo bambino nella nostra madre delle foreste (Kauka). Sì, è uno dei tanti che continuano a essere uccisi dalla contesa territoriale mafiosa che si è insediata nei nostri territori”, si legge nella nota in memoria di Breiner David Cucuñame diffusa dal Consejo regional indígena del Cauca. “Fa male vedere i territori invasi da coca e marijuana. Fa male vedere la mercificazione delle piante sacre. Fa male vedere ogni giorno decine di giovani uccisi e gettati via come spazzatura”.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.