Costruire auto elettriche a prezzi accessibili in Europa è possibile. Magari reinventando modelli iconici del passato e conservandone il fascino, come dimostra la Renault 5 elettrica.
Colonnine per le auto elettriche, quante sono davvero
La situazione delle colonnine per le auto elettriche in Italia è migliore di quanto si pensi, anche se molto lavoro resta da fare.
Si può e si deve fare di più, ma la situazione è più rosea di quel che si crede: i punti per la ricarica delle auto elettriche, in Italia, sono oltre 8.200; cifra che tiene in considerazione sia quelli privati sia quelli pubblici. Il numero preciso è difficile, anzi impossibile fornirlo perché l’ampliamento della rete è continuo. Non solo: questo ampliamento è “intelligente”, nella misura in cui si concentra sulle colonnine “fast” (ovvero, con potenza superiore a 22 kW): +52 per cento fra il 2017 e il 2018, contro il +18 per cento di quelle normali. Detto questo, è anche vero che al momento solo il 20 per cento dell’infrastruttura di ricarica è di tipo veloce; inoltre, la distribuzione delle colonnine per le auto elettriche è fortemente polarizzata. Di seguito, l’approfondimento di tutti questi punti.
Quanto costa ricaricare
Prima di tutto, però, un aspetto che interessa tutti: quello economico. Come si legge nello Smart Mobility Report 2019 (uno studio realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano), il costo della ricarica in Italia oscilla fra 0,4 e 0,5 euro al kWh. La variabilità è legata alla componente “costi non energetici”, ovvero la parte influenzata dalla potenza di ricarica e dalla marginalità dell’operatore (quanto ci vuole guadagnare).
E quanto costa ricaricare la Opel Corsa-e
Applicando i numeri sopra esposti alla Opel Corsa-e, si ricava che per caricare l’80 per cento del suo pacco batteria si spendono fra i 16 e i 20 euro e si percorrono (in base al ciclo WLTP) circa 260 km; 330 km in totale. Per fare un calcolo ancora più realistico, bisogna considerare che non capita mai, o almeno non dovrebbe, di portare la batteria a zero. Ciò significa che, per esempio, dal 20 all’80 per cento di capacità massima si spendono fra i 12 e i 15 euro. Il costo chilometrico è invece pari a 6,2 centesimi di euro. Il tempo di ricarica? Prendendo a riferimento sempre l’80 per cento della capacità massima, partendo dal 20 per cento, con una ricarica fast a 100 kW bastano 30 minuti. Ma a questo proposito è bene approfondire le modalità di ricarica della Corsa-e.
Fare il pieno di energia da 1,8 fino a 100 kW
Affinché l’auto elettrica sia una scelta davvero alla portata di tutti, è fondamentale che ricaricarla sia facile come fare il pieno di gasolio e di benzina. In tal senso Opel Corsa-e non lascia nulla al caso: su tutte le versioni c’è infatti l’occorrente per caricarla a partire dalla rete domestica con cavo normale, “modo 2”, a 1,8 kW, fino ad arrivare alla potenza di 100 kW, che permette di “guadagnare” 100 km d’autonomia in soli 12 minuti. In mezzo, un’ampia gamma di possibilità. C’è per esempio il cavo “modo 3” lungo fino a 6 metri (per ricaricare anche quando non sia possibile mettere l’auto accanto alla colonnina), che aggiunge 100 km di autonomia in 90 minuti. C’è poi il cavo universale, che combina il “modo 2”, il “modo 3” e lo standard del wallbox. Grazie a degli appositi adattatori, questo dispositivo permette di fare il pieno di energia alla Opel Corsa-e da tutte (o quasi) le prese domestiche e colonnine pubbliche oggi esistenti.
Dove sono le colonnine per le auto elettriche? Lo dice il navigatore satellitare
Chi non ha mai “guidato elettrico” potrebbe avere una legittima preoccupazione: come fare a sapere dove sono le colonnine? La risposta la dà Free2Move, il servizio di mobilità di Groupe PSA. Fra le altre cose, include un vero e proprio trip planner che, in base alla posizione e allo stato di carica del veicolo, della destinazione impostata e delle stazioni di ricarica lungo il percorso, calcola il tragitto ideale. In questo modo, si azzera anche l’ansia da autonomia. Non male no?
Smart mobility report 2019
Tornando a punti più generali, partiamo dall’analisi dell’infrastruttura pubblica. Lo Smart Mobility Report mette nero su bianco un altro numero fondamentale, il 51 per cento dei punti di ricarica è concentrato al Nord Italia (25 per cento al Centro, 24 per cento Sud e Isole), zona nella quale si trova il 53 per cento di quelli “fast”, contro il 31 del Centro e il 16 per cento di Sud e Isole. Più nel dettaglio, la “classifica” di presenza territoriale dei punti ricarica vede la Lombardia davanti a tutti, unica Regione che supera quota 1.000. Seguono Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia, tutte fra 500 e 1.000 punti di ricarica, mentre le altre Regioni non arrivano a 500.
Quante sono le auto elettriche circolanti?
Tornando a temi più generali e ricollegandoci al secondo paragrafo, il numero di punti di ricarica pubblici è un parametro molto importante nell’ottica della promozione della mobilità elettrica, ma per capire quanto un territorio è allineato con la domanda dei suoi cittadini bisogna incrociare questo dato con un altro: il numero di auto elettriche circolanti. Ed ecco la sorpresa (apparente e poi vedremo perché): il Trentino Alto-Adige è la regione con il più alto numero di BEV (elettriche pure) circolanti, ben 2.827, ma i punti di ricarica pubblici sono meno di 500. Al secondo posto c’è la Lombardia con 2.033 BEV circolanti (ma oltre 1.000 punti di ricarica), seguita da Toscana (1.652), Lazio (1.484), poi Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia e via via tutti gli altri, sotto quota 1.000.
Questione di proporzioni
Ovviamente, il rapporto fra punti di ricarica e BEV circolanti è fondamentale per capire qual è la probabilità di trovare una “piazzola” libera nel caso in cui si decida di convertirsi all’auto elettrica. Il già citato Trentino è la regione che, stando al coefficiente di cui sopra, se la passerebbe peggio: un punto di ricarica ogni 10 BEV. In alcune regioni, invece, è addirittura più alto il numero di colonnine rispetto a quello di BEV: è il caso per esempio di Piemonte, Puglia, Liguria, Abruzzo, Umbria, Basilicata, Molise.
Oltre le apparenze
In realtà, nei Paesi europei a più alto tasso di elettrificazione delle mobilità, il numero di BEV è sempre superiore a quello di punti di ricarica. Il che è abbastanza intuitivo: in un sistema “maturo” non è pensabile che l’infrastruttura superi, per dimensioni, il fabbisogno che deve soddisfare. Stabilire oggi qual è il rapporto ideale fra BEV e punti di ricarica (alla luce anche del fatto che ne esistono di diverse tipologie e potenze) è difficile. Di sicuro, se le colonnine superano per numero le auto elettriche, significa che non si è fatto abbastanza per promuoverne l’utilizzo.
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