La terra è dura nella regione settentrionale del Kenya in Africa. L’acqua è poca nella contea di Laikipia. I contadini fanno fatica a tirare avanti. Ci provano a coltivare guardando soprattutto al presente, alla sussistenza. Eccome se ci provano. Cercano, con fatica, di trarre un minino di sostentamento da quel terreno così ingrato. “È proprio nella contea di Laikipia che Celim (Centro Laici Italiani per le Missioni, un’ong che in Africa, nei Balcani e in Medio Oriente gestisce progetti di cooperazione internazionale) e Ipsia (istituto per la pace e l’innovazione delle Acli che lavora in Kenya dal 2006) hanno lanciato alla fine del 2019 il progetto Coltivare il futuro. L’obiettivo è sostenere l’agricoltura e rilanciare quelle attività che possono integrare i redditi dei contadini usando tecniche agricole innovative e sostenibili”, spiega Giulia Giavazzi, responsabile dei programmi per l’Africa di Celim.
In Laikipia il futuro si coltiva da oggi
Coniugare l’agricoltura e l’allevamento di sussistenza con tecniche all’avanguardia che rispettino l’ambiente e siano attente a non alimentare i cambiamenti climatici: è questa l’idea alla base del progetto di Celim. “Nella contea di Laikipia i contadini devono far fronte a condizioni di vita e di lavoro complesse: la carenza d’acqua, la terra dura e difficile da coltivare e il mancato sviluppo di attività alternative, il tutto amplificato dai profondi stravolgimenti del clima in atto, non offrono prospettive agli abitanti della regione”, donne soprattutto e uomini che sono costretti a spostarsi in altre aree del Paese o a emigrare.
L’obiettivo di Coltivare il futuro è dar vita a una serie di iniziative che “diano competenze tecniche ai contadini e consentano di sviluppare una serie di attività, come il turismo e la trasformazione di prodotti agricoli, che aumentino le capacità di resilienza delle comunità locali”, continua Giulia Giavazzi. A beneficiare di questo progetto nella contea keniota di Laikipia sono 770 persone in prevalenza donne Masai, un popolo che vive sugli altopiani intorno al confine fra Kenya e Tanzania.
La permacoltura: per coltivare il futuro del Kenya “servono tecniche sostenibili”
Competenze agronomiche, miglioramento dell’accesso alle fonti idriche e sostenibilità ambientale come tematica trasversale del progetto. La terra nel Laikipia è arida, manca l’acqua: Coltivare il futuro si ispira allora ai principi della permacoltura, “un metodo per progettare e gestire ambienti antropizzati, plasma dall’uomo per la sua sopravvivenza, in modo che siano in grado di soddisfare bisogni della popolazione come cibo ed energia e, al contempo, preservino la stabilità dell’ecosistema”, spiega Giavazzi.
La permacultura si può definire come una sintesi di ecologia, geografia, sociologia e progettazione. “La richiesta di applicare questa strategia – aggiunge la responsabile dei programmi per l’Africa di Celim – è arrivata direttamente dai contadini Masai che hanno espresso la necessità di migliorare la resa delle coltivazioni, ma con degli strumenti che siano sostenibili dal punto di vista ambientale”. Coltivare il futuro a Laikipia significa dunque incrementare la produzione agricola e, allo stesso tempo, accrescere la capacità di resilienza dei contadini in quelle aree semiaride.
Una pianta infestante può diventare una #risorsa. Grazie a un progetto che CELIM ha avviato, insieme a @ipsiamilano, nella contea di #Laikipia, nel Nord del #Kenya, il fico d'India diventerà una fonte di reddito. Come? Vieni a scoprirlo!👇https://t.co/ghItDBh3j8
Il primo punto per rendere eco-sostenibile il progetto è proprio la formazione sui principi pratici della permacoltura. Il passaggio successivo è l’avviamento di una produzione di fertilizzanti bio. La terza questione da affrontare è l’aridità del terreno: “Insieme ai contadini abbiamo progettato quattro pozzi alimentati da pompe a pannelli solari che estraggono l’oro blu, l’acqua, in modo meccanico e a impatto zero”, spiega Giavazzi. Grazie anche a questi strumenti, “riusciamo a convincere le comunità rurali ad usare l’acqua anche per l’agricoltura e non solo per l’essenziale uso domestico”.
Sono tre le filiere produttive su cui si sta lavorando: il miele, l’opuntia, una specie di fico d’india, e l’aloe. Proprio sull’opuntia si sta concentrando l’attenzione del progetto: “Questa pianta erroneamente veniva considerata infestante e pericolosa per le mandrie. L’opuntia ha invece tante qualità. Innanzitutto contiene un notevole valore nutrizionale essendo ricca di minerali, soprattutto calcio, fosforo e vitamina C”, racconta il responsabile dei programmi per l’Africa di Celim.
Il turismo sostenibile in Laikipia
A partire dal prossimo anno, il progetto Coltivare il futuro scommetterà anche sul potenziamento del settore turistico nella regione. “La contea di Laikipia ha grandi potenzialità in questo comparto. Ha una flora e soprattuto una fauna uniche: bufali, elefanti, leoni e rinoceronti”, aggiunge Giavazzi. Una natura incontaminata che rappresenta un’attrazione per il turismo. Coltivare il futuro cerca di privilegiare tipologie di turismo eco-compatibili nel rispetto delle risorse del territorio. “Un esempio? I materiali naturali Cob – prodotti con gli scarti delle pannocchie – che stiamo usando per la costruzione di edifici sostenibili. Argilla, scarti vegetali e sabbia costituiscono il Cob, sono eco-compatibili e si inseriscono nel contesto naturale del paesaggio senza modificarlo radicalmente”.
La cooperazione internazionale ai tempi del Covid-19
Il progetto Coltivare il futuro continua a dare i suoi frutti anche durante la pandemia di coronavirus, “anche se per il Kenya le ong italiane hanno deciso di chiudere le porte a chi svolge il servizio civile internazionale per quest’anno”, spiega Giulia Giavazzi. Intanto i programmi di formazione e produzione sul campo continuano ad andare avanti grazie alle risorse locali. “Un esempio è lo scavo dei pozzi e le attività agricole che sono continuate per tutta la primavera e l’estate”. A marzo però, con l’epidemia che diventava pandemia, i due operatori sul campo di Celim sono rientrati in Italia. Uno stacco di qualche mese dal loro lavoro, che è continuato in remoto, perché sono entrambi rientrati in Laikipia a metà settembre.
Nonostante le nuove regole dettate dal contrasto al Covid-19, il progetto continua a gettar semi nel presente, per raccogliere il futuro delle comunità Masai del Nord del Kenya. Un futuro che nella contea di Laikipia si tinge di sostenibilità .
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