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Coltivare in periferia con Agro-main-ville
La veste architettonica si preannuncia piuttosto bizzarra, poiché sembra evocare l’aspetto di un’antica ziqqurrat, ovvero una di quelle torri mesopotamiche costituite da tante terrazze sovrapposte verticalmente, a rappresentare la struttura simbolica del cosmo. Qui l’obiettivo perseguito è di tutt’altro genere, forse più prosaico ma altrettanto meritorio, e preannuncia di schiudere nuove frontiere alla causa dell’ecosostenibilità,
La veste architettonica si preannuncia piuttosto bizzarra, poiché sembra evocare l’aspetto di un’antica ziqqurrat, ovvero una di quelle torri mesopotamiche costituite da tante terrazze sovrapposte verticalmente, a rappresentare la struttura simbolica del cosmo. Qui l’obiettivo perseguito è di tutt’altro genere, forse più prosaico ma altrettanto meritorio, e preannuncia di schiudere nuove frontiere alla causa dell’ecosostenibilità, attraverso un innovativo progetto di agricoltura metropolitana.
Agro-main-ville, così denominata dai suoi ideatori dell’ABF-lab, lo studio di architetti ed ingegneri francesi che l’ha progettata, si staglierà come una vera e propria torre di agricoltura urbana nella periferia parigina di Romainville, oltre l’arteria del Périférique (il cosiddetto “Périf”) della capitale in direzione Bobigny e consentirà agli abitanti del luogo di usufruire, in assoluta autosufficienza energetica e secondo i più avanzati parametri di salvaguardia ambientale, dei prodotti delle proprie coltivazioni ortofrutticole piantate sulle terrazze dell’edificio.
Un mega-orto verticale decisamente sui generis, dotato di 2000 mq di superficie, disposti su otto piani, ovvero sette terrazze coltivabili sormontate da una serra adibita alla sperimentazione sulle piante più delicate, con una previsione di spesa attestata sui 3,4 milioni di euro.
Chiave di volta di Agro-main-ville è la scelta dell’esposizione solare come unica fonte di energia luminosa, senza ricorrere ad altri supporti artificiali, valutando in relazione a tale parametro la collocazione specifica di ciascuna coltura con l’obiettivo di assicurare la più vasta gamma di biodiversità possibile.
Oltre a rappresentare l’attuazione più radicale del concetto di “chilometro zero”, una torre così concepita consentirà ovviamente una riduzione drastica delle emissioni di CO2 e del consumo di energie fossili, grazie anche ai pannelli fotovoltaici che sfrutteranno la luce solare.
Appositi meccanismi di raccolta e filtraggio dell’acqua piovana la renderanno riutilizzabile nell’ambito delle varie coltivazioni, che trarranno beneficio anche dai dispositivi di ventilazione congegnati al fine di contrastare il surriscaldamento metropolitano ad assicurare la temperatura più propizia alla crescita di ciascuna specie vegetale.
Una sezione dell’edificio verrà espressamente adibita al cosiddetto compostaggio “on site” dei rifiuti, sia di quelli derivanti dai processi agricoli in corso sulla torre sia di quelli organici provenienti dal resto del centro urbano.
Gli abitanti di Romainville potranno insomma entrare ed uscire ad libitum portandosi a casa parte del raccolto o intrattenendosi nei giardini allestiti, a mo’ di luoghi di ritrovo, nei punti di raccordo tra i vari piani dell’edificio.
Osservando le immagini dei rendering (vedi galleria fotografica), si intuisce immediatamente come il progetto di Agro-main-ville, al di là delle sue finalità specifiche, racchiuda in sé una serie di ulteriori e non trascurabili vantaggi collaterali: oltre a contribuire alla riqualificazione urbanistica di una banlieue, l’iniziativa implica come presupposto essenziale il coinvolgimento diretto ed attivo della platea dei consumatori, il che –ça va sans dire– funziona meglio di qualsiasi campagna di sensibilizzazione.
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