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Una ricerca svizzera ha trovato una correlazione diretta tra l’espansione agricola a spese delle foreste e i livelli di disuguaglianza nelle comunità.
Non si ferma l’emorragia di foreste tropicali che sta lasciando il pianeta sempre più spoglio, privo dei suoi insostituibili polmoni verdi. In Amazzonia l’abbattimento di alberi prosegue a ritmi dissennati e la deforestazione, dopo una breve flessione, è tornata a crescere. Complessivamente nel 2018 abbiamo perso 4.859 chilometri quadrati della più grande foresta pluviale esistente, accelerando ulteriormente i cambiamenti climatici. Un modo efficace per contrastare la deforestazione, almeno in America Latina, sarebbe quello di ridurre le disuguaglianze sociali.
È quanto sostenuto dalla ricerca Inequality promotes deforestation in Latin America condotta da Michele Graziano Ceddia del Centro per lo sviluppo e l’ambiente dell’Università di Berna. Il ricercatore sostiene che esista una stretta correlazione tra la bulimica espansione agricola, che sta provocando la distruzione delle foreste, e gli elevati livelli di disuguaglianza che affliggono molte aree del Sudamerica.
L’agricoltura commerciale è in America Latina una delle principali cause di deforestazione e ha provocato, secondo la Fao, circa il 70 per cento dei disboscamenti tra il 2000 e il 2010. Secondo l’autore dello studio, il miglioramento della produttività agricola, che potrebbe rallentarne l’espansione, da solo non è sufficiente per prevenire l’espansione agricola e la deforestazione, occorre agire anche dal punto di vista politico e istituzionale. “Sappiamo che le diverse forme di disuguaglianza possono avere un impatto significativo sulla formulazione delle leggi ambientali – ha affermato Ceddia. – Più lavoro deve essere fatto per eliminare le diseguaglianze. È sorprendente quanto poco ci concentriamo su questa malattia sociale”.
I paesi caratterizzati da alti tassi di iniquità sociale, come è stato dimostrato da ricerche precedenti, sono contraddistinti solitamente da istituzioni deboli, le quali hanno meno probabilità di attuare i regolamenti, compresi i controlli sull’espansione dell’agricoltura e sulla tutela delle foreste. La ricerca di Ceddia, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è la prima ad evidenziare legami significativi tra la produttività dell’agricoltura in America Latina e diverse forme di disuguaglianza.
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Lo studio prende in esame i dati relativi a dieci paesi latinoamericani (Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, Guyana, Messico, Perù, Suriname e Venezuela) relativi ad un periodo di venti anni (dal 1990 al 2010) e tre diverse forme di disuguaglianza: reddito, terra e ricchezza. I risultati suggeriscono che, in un’ipotetica situazione di uguaglianza, l’aumento della produttività agricola incrementerebbe la deforestazione a breve termine. Se si valutasse questo scenario ideale a lungo termine, emerge invece che una maggiore produttività agricola porterebbe effettivamente a una migliore protezione delle foreste. Quel che è certo è che l’aumento delle varie forme di disuguaglianza favorisce in ogni caso l’espansione agricola a scapito dell’ambiente. Le disparità sociali, secondo l’autore, potrebbero ostacolare la cooperazione sociale necessaria per proteggere le foreste oppure l’espansione agricola potrebbe essere più rapida quando la proprietà della terra è concentrata in poche mani.
Secondo la classifica delle nazioni più diseguali al mondo, pubblicata nel 2016 dalla Banca mondiale, l’America Latina è una delle aree più ingiuste del pianeta. Tra i 14 paesi presenti in classifica ben sei sono infatti latinoamericani. “Se vogliamo garantire che l’aumento della produttività agricola serva a proteggere le foreste tropicali, il messaggio ai responsabili politici è chiaro – ha spiegato Graziano Ceddia – è necessaria una più equa distribuzione del reddito, della ricchezza e della proprietà della terra”.
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