Ecco quanti combustibili fossili devono restare sepolti (per mitigare il cambiamento climatico)

Petrolio, sabbie bituminose, carbone, gas naturale. Secondo uno studio pubblicato su Nature, la scelta è obbligata se vogliamo che la temperatura non aumenti oltre i 2°C.

Sarebbero l’82 per cento del carbone, il 49 per cento del gas naturale e il 33 per cento del petrolio, le percentuali di combustibili fossili da non estrarre, se vogliamo che le temperature rimangano sotto i 2 gradi centigradi entro il 2050.

 

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Lo rileva uno studio pubblicato su Nature da Christophe McGlade e Paul Ekins, ricercatori dell’University College di Londra (Ucl), che hanno calcolato le quantità di combustibili fossili, suddivise per regioni geografiche, che dovrebbero restare sepolte per mitigare il cambiamento climatico. Il che conferma le stime della stesso Ipcc.

 

Abbiamo stimato che l’utilizzo senza sosta delle riserve di combustibili fossili da qui al 2050 è incompatibile con il limite di emissioni di gas serra valutato per non superare i 2 gradi centigradi di surriscaldamento”.

Insomma, la maggior parte delle nostre riserve stimate di combustibili fossili dovrebbero, già da oggi, restare nel sottosuolo.

 

Interessante inoltre la specifica dello studio, che suddivide la percentuale per regione geografica e ben descritta da un’infografica del Guardian. Ecco che gli Stati Uniti non dovrebbero estrarre il 92 per cento del carbone, mentre il Canada dovrebbe lasciare sepolto più dell’80 per cento del petrolio. L’Australia dovrebbe scordare il carbone, mentre l’Africa dovrebbe limitare l’utilizzo di risorse fossili in tutti i settori.

 

“La lezione di questo lavoro è fuor di dubbio evidente: quando si è in un buco, dobbiamo smettere di scavare”, ha dichiarato Bill McKibben, co-fondatore di 350.org, al Guardian. “Questi numeri dimostrano che i combustibili fossili non convenzionale ed ‘estremi’ – come le sabbie bituminose canadesi – devono semplicemente di rimanere in terra”.

Immagine di copertina via cdn.alaan.tv

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