Dialoga con la rete elettrica e permette di scongiurare i blackout, oltre a massimizzare l’efficienza. Così la ricarica dell’auto diventa “smart”.
Come ricaricare l’auto a casa, guida per punti
Come si installa la colonnina per ricaricare l’auto nel condominio? Come si gode degli incentivi fiscali? E quanto costa il pieno? Ecco tutte le risposte.
Autonomia, costo d’acquisto e capillarità dei punti di ricarica sono tre fra gli aspetti più importanti per la diffusione dell’auto elettrica. Quanto al terzo, quindi alla disponibilità di colonnine, si fa riferimento spesso a quelle pubbliche o private a uso pubblico; nei centri commerciali, per esempio. In realtà, un punto per ricaricare l’auto ce lo si può mettere anche a casa. Non è sempre possibile, sia chiaro, ma con un po’ di buona volontà (propria e dei condomini con cui si condividono gli spazi: chi vive in una casa autonoma non ha di questi problemi, ovviamente) ce la si fa. Come? MoDo , il portale del Gruppo Volkswagen dedicato alla mobilità di domani, ha raccolto le risposte, caso per caso. E spesso sono proprio le case automobilistiche che offrono servizi di consulenza in tal senso.
1. Ho un box (o un’area privata all’interno del condominio): posso fare tutto da solo?
Premesso che questa è la situazione più facile, per chi voglia installare una colonnina privata, si è comunque tenuti a informare l’amministratore del condominio. Non solo: esistono due possibili casi.
- Il primo è quello in cui si possa installare un contatore elettrico intestato al singolo soggetto privato: dando per scontato che i lavori debbano essere eseguiti a norma di legge, è sufficiente inviare una comunicazione scritta all’amministratore di condominio, che prenderà atto della decisione.
- Il secondo è quello in cui la colonnina sia collegata alla rete elettrica condominiale: l’amministratore è tenuto a incaricare un tecnico affinché effettui le verifiche preliminari e fornisca un preventivo di spesa. Inoltre, l’amministratore deve premurarsi che venga installato un contatore sulla diramazione che porta dalla linea condominiale a quella privata, in modo da determinare con precisione il consumo di energia e addebitare così il costo al singolo condomino.
2. Vorrei installare una colonnina nell’area condominiale comune. Come devo fare?
In questo caso, com’è facile intuire, ci sono delle condizioni in più. Una, soprattutto, potrebbe non essere di facile realizzazione: l’accordo dei condomini. Per fortuna, al fine di ottenere l’autorizzazione all’installazione di una colonnina in un’area comune non è richiesta l’unanimità dell’assemblea: “bastano” la maggioranza dei partecipanti e almeno la metà del valore dell’edificio in quote millesimali. Detto questo, per “tranquillizzare” chi non sia favorevole a evoluzioni del proprio condominio in questa direzione, sappia che nulla gli sarà richiesto in termini di spese, se non intende usufruire del servizio. In modo speculare, chi inizialmente non abbia aderito all’iniziativa, potrà farlo successivamente, pagando quota parte delle spese di manutenzione ed esecuzione (attualizzate) dell’opera.
3. Posso installare comunque la colonnina negli spazi comuni, se l’assemblea nega l’assenso?
Sì, ma in questo caso ci sono molti più “paletti”. Innanzitutto, prima di poter procedere in qualsiasi modo, devono essere trascorsi tre mesi fra la presentazione della domanda e la negazione del consenso. Passato questo tempo, il condomino (o il gruppo di condomini) può comunque procedere con il montaggio della colonnina, a patto che questa non comprometta la sicurezza della struttura, non danneggi le parti comuni né la possibilità di fruizione degli spazi condominiali. Si tenga conto inoltre che se la colonnina viene installata senza l’assenso dell’assemblea, l’area adiacente a essa non potrà essere usata in esclusiva dai proprietari di auto elettriche. Detta altrimenti, tutti i condomini sarebbero legittimati a parcheggiare la propria auto vicino alla colonnina, rendendola di fatto quasi inutilizzabile.
4. E se è il condominio a decidere di installare una colonnina?
Se l’installazione è approvata dall’assemblea e tutti i condomini contribuiscono alle spese (comprese quelle edili), il bene diventa comune. Se, invece, anche a fronte dell’approvazione dell’assemblea, qualcuno decide di non concorrere alle spese, non avrà il diritto di utilizzare il servizio.
5. Quanto costa ricaricare l’auto elettrica a casa?
Il conto è presto fatto: si prende il costo medio percepito dell’energia elettrica per uso domestico (che tra il 2019 e il 2020 si è attestato fra 0,16 e 0,22 euro per kWh) e lo si moltiplica per la capacità della batteria (andrebbe considerata la capacità netta, ma per semplicità facciamo qui riferimento a quella lorda). Ipotizziamo che quest’ultima sia pari a 50 kWh (per capirci, la Volkswagen ID.3 offre tre possibilità: 45 kWh, 58 kWh e 77 kWh): il costo della ricarica privata è compreso fra gli 8 e gli 11 euro. Il che, considerato un consumo medio di circa 6 km per kWh di energia, dà un costo chilometrico minimo di 2,7 euro e massimo di 3,7 euro. Queste cifre non tengono conto dell’eventuale presenza di un impianto fotovoltaico, che andrebbe ad accrescere ulteriormente la convenienza.
6. Esistono incentivi per l’installazione delle colonnine?
Sì: detrazione fiscale del 50 per cento delle spese sostenute per l’acquisto e la messa in opera del punto di ricarica, inclusi i costi necessari per l’aumento di potenza fino a un massimo di 7 kW, per un importo totale non superiore ai 3mila euro (il beneficio sarà dunque pari a 1.500 euro). Tale incentivo è valido fino al 31/12/2021 a condizione che le infrastrutture siano dotate di uno o più punti di ricarica di potenza standard non accessibili al pubblico.
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