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Come sta il mar Mediterraneo

Cruciale per la salute del pianeta, il mar Mediterraneo è al centro degli sforzi internazionali per la conservazione e sarà protagonista alla fiera Ecomondo 2024.

I mari e gli oceani sono un elemento cruciale per la salute del nostro pianeta. Coprono il 70 per cento della superficie terrestre e svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del clima, nella produzione di ossigeno e nel mantenimento della biodiversità. Attraverso la fotosintesi delle alghe marine, il mare produce circa il 50 per cento dell’ossigeno che respiriamo , rendendolo vitale per la nostra esistenza e l’esistenza dell’80 per cento di tutte le specie presenti sulla Terra. Inoltre, gli oceani assorbono il 25 per cento dell’anidride carbonica presente in atmosfera, contribuendo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

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Il mar Mediterraneo è uno dei mari più ricchi di biodiversità al mondo © Marino Linic/Unsplash

Il Mediterraneo, in particolare, riveste un’importanza straordinaria per tutti i paesi che vi si affacciano, compreso il nostro. È uno dei mari più ricchi di biodiversità al mondo, ospitando oltre 17mila specie marine, circa l’8 per cento delle specie della Terra. Tra queste, tra il 20 e il 30 per cento sono endemiche , cioè originarie esclusivamente di quest’area, rappresentando la percentuale più alta di specie native in tutto il mondo. Ma questo mare semi-chiuso non è solo una risorsa naturale inestimabile, ma anche un elemento centrale della cultura, dell’economia e della vita quotidiana.

Il Mediterraneo e l’Italia

Per l’Italia in particolare, il mar Mediterraneo è essenziale sotto molti aspetti: da quello storico e culturale, dato che le sue acque hanno visto nascere e fiorire civiltà, scambi culturali e commerciali che hanno modellato la storia dell’umanità; da quello climatico, dal momento che modera le temperature e fornisce al nostro paese un equilibrio climatico invidiato in tutto il mondo; e infine da un punto di vista economico, poiché il mare sostiene settori chiave come la pesca, il turismo e il commercio marittimo.

Come sottolineato dal professor Fabio Fava, ordinario di Biotecnologie industriali ed ambientali presso la Scuola di ingegneria dell’Università di Bologna, nonché presidente del comitato scientifico di Ecomondo: “Nonostante sia una porzione confinata della nostra parte blu e copra meno dell’1 per cento della superficie totale dei mari del pianeta, il mar Mediterraneo assicura oltre il 20 per cento dell’indotto dei settori marino-marittimi e ospita il 30 per cento del commercio marittimo globale attraverso i suoi 450 porti. Inoltre, il Mediterraneo è il secondo più grande mercato mondiale per le navi da crociera, ospita circa metà della flotta da pesca europea ed è una meta turistica di primo piano, con 265 aree protette e oltre 400 siti Unesco, che, soprattutto in estate, attraggono oltre 150 milioni di visitatori, contribuendo significativamente all’indotto economico della regione. Tuttavia, tutte queste attività intensificano anche i problemi di inquinamento nell’area”.

La salute del Mare Nostrum

Nonostante tutti i benefici che offre, dal punto di vista ambientale il Mediterraneo è un ecosistema fragile che necessita di protezione e gestione sostenibile.

Secondo il Piano d’azione per il Mediterraneo (Map), iniziativa coordinata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), dal 1950 al 2011 il Mediterraneo ha perso il 41 per cento dei suoi principali predatori, inclusi i mammiferi marini, con più del 20 per cento delle specie marine a rischio estinzione. Le proiezioni indicano che più di 30 specie potrebbero estinguersi entro la fine del secolo. Ecosistemi coralligeni e le praterie di Posidonia sono minacciati da pratiche di pesca distruttive, ancoraggi di barche, specie invasive, inquinamento e cambiamenti climatici.

Anche se ospita oltre mille aree marine protette, solo il 10 per cento di queste ha piani di gestione efficaci, e solamente lo 0,04 per cento della superficie marina è tutelato da divieti assoluti di pesca o di accesso: circa il 78 per cento delle popolazioni di pesce del Mediterraneo è sovrasfruttato.

Il Mediterraneo sta attraversando la famosa triplice crisi: cambiamenti climatici da un lato, inquinamento dall’altro e, di riflesso, la perdita di biodiversità.

Professor Fabio Fava, ordinario di Biotecnologie industriali e ambientali, Scuola di ingegneria dell’Università di Bologna

Sul fronte dell’inquinamento, si stima che ogni giorno nel Mediterraneo vengano riversate circa 730 tonnellate di rifiuti di plastica. Come citato anche dal professor Fava: “Nel mar Mediterraneo, che ricordiamo rappresenta solo l’1 per cento della superficie blu complessiva, troviamo il 7 per cento circa di tutta la plastica rilevata nei mari e negli oceani”.

I cambiamenti climatici rappresentano un’altra seria minaccia: la regione mediterranea si sta riscaldando a un ritmo del 20 per cento più rapido della media globale, esacerbando la pressione sugli ecosistemi già fragili e aumentando i rischi per le economie e le società vulnerabili, specialmente nelle zone costiere soggette a inondazioni, erosione e salinizzazione.

Insomma, come conferma anche il professor Fava, il Mediterraneo è un bacino particolarmente dinamico e cruciale dal punto di vista economico, ma anche profondamente influenzato dai contraccolpi del suo intenso sviluppo industriale: “Occorre lavorare molto per trovare azioni di adattamento, soprattutto alla luce dell’inevitabile cambiamento climatico. È fondamentale contrastarlo attivamente, e di questo si discute costantemente: il Green deal, l’economia circolare e la transizione energetica sono tutte azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a mitigare l’aumento delle temperature. Tuttavia, è essenziale anche prepararsi ad adattarsi a questi significativi cambiamenti climatici”.

Come possiamo preservare il Mediterraneo? Una risposta arriva dalla blue economy

Iniziative di conservazione e politiche di sostenibilità sono fondamentali per garantire che il bacino del Mediterraneo rimanga una risorsa vitale per le generazioni future. La blue economy mira proprio a utilizzare le risorse marine e costiere in modo sostenibile, equilibrando sviluppo economico e protezione dell’ambiente.

La Commissione europea ha avviato diverse iniziative che si propongono di identificare e sostenere progetti strategici di blue economy: collaborazioni che uniscono diversi attori, dai ministeri ai settori privati, e talvolta sono supportate da finanziamenti che, sebbene non sempre ampi, sono cruciali per l’efficacia delle iniziative.

Una di queste è la BlueMed initiative, che fin dal suo avvio nel 2014, coordinata dall’Italia, ha mirato a promuovere la sostenibilità ambientale nel bacino del Mediterraneo, affrontando tematiche come l’inquinamento, la gestione delle zone costiere, l’utilizzo consapevole delle risorse biologiche, i trasporti marittimi, le energie rinnovabili, la coordinazione tra gli osservatori e la formazione continua. Ma abbiamo anche la Westmed initiative, diretta a promuovere la sicurezza marittima, la crescita blu e l’occupazione sostenibili e a preservare gli ecosistemi e la biodiversità nel Mediterraneo occidentale, in linea con il Dialogo 5+5 e Eusair, focalizzata sul bacino del Mar Adriatico e del Mar Ionio, che tratta le aree marine, costiere e terrestri come sistemi interconnessi.

“Tutte queste azioni fondamentali sono state oggetto di action plan dedicati adottati da diversi paesi mediterranei”, sottolinea Fabio Fava. “Più recentemente, sempre la Commissione europea ha lanciato la Mission ‘Restore our ocean and waters by 2030’, che è una delle cinque mission del programma Horizon Europe. Questa iniziativa ha consentito l’avvio della BlueMissionMed, diretta alla messa a punto di un lighthouse nel Mediterraneo. È un progetto triennale coordinato dal Cnr italiano che mira a unire tutti i principali attori coinvolti nella ricerca e nel settore privato per affrontare la questione inquinamento. Ancora, abbiamo la Sustainable blue economy partnership, avviata recentemente e ancora a guida italiana, che coinvolge 25 paesi europei con attività specifiche anche nel Mediterraneo. Un’altra iniziativa rilevante è PRIMA: una partnership di 19 paesi che finanzia progetti di ricerca ed innovazione per circa cento milioni di euro all’anno, focalizzandosi sulla produzione agro alimentare sostenibile e resiliente e la gestione delle acque interne. Anch’essa a guida italiana e attiva nella macroregione Mediterranea”.

La blue economy a Ecomondo, dal 5 all’8 novembre 2024

Ecomondo da anni si dedica con attenzione al Mediterraneo, un’area di fondamentale importanza per tutte le ragioni precedentemente menzionate, data anche la posizione centrale dell’Italia in questo grande bacino. Come ricordato dal professor Fava, Ecomondo mira a contribuire attivamente alla sostenibilità e rigenerazione ambientale del Mediterraneo, affrontando le questioni ad esso connesso: “Quest’anno, saranno ospitate diverse conferenze e workshop sul Mar Mediterraneo dirette a ridurre l’inquinamento dell’area, a promuovere la creazione di partnership per una crescita blu ma anche per il rafforzamento della bioeconomia locale. Inoltre, ci concentreremo sull’innalzamento del livello del mare, che ha un impatto significativo sulle zone interne e sulla gestione delle acque”.

Già da anni Ecomondo ospita uno spazio dedicato all’iniziativa europea Lighthouse, rafforzando l’impegno verso la riduzione dell’inquinamento, mentre un altro evento significativo sarà quest’anno l’incontro dei cluster tecnologici del Mediterraneo, che riunirà partenariati pubblico-privati impegnati nella crescita sostenibile dei settori marino- marittimi del bacino e che da oltre un anno lavorando insieme grazie a finanziamenti della Commissione europea.

“Inoltre, per il 2024 ospiteremo un importante convegno sulla gestione dell’innalzamento del livello del mare, organizzato dalla Union for the Mediterranean – continua Fava – e per la prima volta un seminario sull’industria bio-based, che esplorerà l’uso di biomasse non alimentari e residuali per produrre composti chimici e materiali bio based e sostenibili, anche in questo caso con un focus specifico sul contrasto all’inquinamento marino. Infine, abbiamo programmato due conferenze dedicate nello specifico ai temi della gestione delle risorse idriche e dei rifiuti organici nel Mediterraneo, due aspetti cruciali per affrontare i cambiamenti climatici e promuovere una crescita economica sostenibile locale. In questo caso si tratta di conferenze aperte per cui nei mesi scorsi abbiamo lanciato una call per invitare esperti e interessati a contribuire con le loro conoscenze e soluzioni innovative”.

Fabio Fava sottolinea l’importanza della crescita blu e del sostegno alla blue economy, rilevanti sia dal punto di vista ambientale che economico. “Da ricercatore, posso affermare che il mare è un ambito che conosciamo ancora poco e che è cruciale approfondire”, afferma Fava. “Sono convinto che nei prossimi anni ci dedicheremo intensamente a questi temi, soprattutto considerando l’attenzione che anche forum globali come il G7 e il G20 stanno mostrando verso queste questioni”.

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