Il Senato ha re-istituito la commissione straordinaria contro l’intolleranza voluta da Liliana Segre, che da tre anni vive sotto scorta perché minacciata.
Il Senato ha votato all’unanimità per l’istituzione della commissione straordinario contro l’intolleranza.
Si tratta di una commissione creata già nella scorsa legislatura per volontà di Liliana Segre.
Il primo rapporto della commissione chiedeva alle istituzioni di “curare la qualità delle relazioni sociali.
Ultimo aggiornamento del 9 maggio. La senatrice a vita Liliana Segre è stata rieletta all’unanimità presidente della Commissione anti discriminazioni del Senato, da lei stessa voluta nella scorsa legislatura e nuovamente istituita in quella attuale: “Mi ha commosso essere stata eletta all’unanimità, perché non sempre c’è stata in passato. È una commissione a cui tengo tantissimo, soprattutto per quello che riguarda l’intolleranza e l’istigazione all’odio”. Secondo la senatrice a vita, sopravvissuta ai campi di sterminio di Auschwitz, c’è tantissimo lavoro da fare sempre: l’istigazione all’odio è una cosa che vediamo a tutti i livelli, addirittura negli asili comincia il bullismo: sono certa che quanto faremo sarà magari non di soluzione ai problemi ma di grande aiuto nelle difficoltà che tutti noi affrontiamo tutti i giorni”.
La riconferma di una commissione straordinaria contro intolleranza, razzismo e antisemitismo, secondo la stessa Segre, “sarà il modo migliore per onorare il giorno della memoria“, che si celebra il prossimo 27 gennaio.
“Molto più, infatti, di tante celebrazioni che rischiano di apparire rituali, la ricostituzione di una commissione straordinaria che accoglie nel suo stesso statuto i valori della difesa della dignità delle persone e della promozione del rispetto delle minoranze, attraverso la concreta prevenzione delle campagne di odio e pregiudizio, rappresenta – non solo per me, ma credo per tutti – un segnale importante e positivo”.
Il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, avrò l’onore di accompagnare la senatrice Liliana Segre al#Binario21, nei sotterranei della Stazione Centrale di Milano, da dove il 30 gennaio del 1944 partì il treno che la condusse ad Auschwitz. pic.twitter.com/ugeqn3DiTx
Particolare attenzione, ha spiegato Liliana Segre nel suo intervento in Senato, sarà prestata alla diffusione dei social media “che comporta il rischio di favorire hate speech e campagne mirate alla discriminazione e alla diffusione tossica di fake news”. Ma la bussola del lavoro della commissione “dovrà essere sempre la costituzione repubblicana, il lavoro di scavo e di conoscenza in materia dei discorsi di odio dovrà svolgersi nel rispetto della Carta, ma con l’impegno anche ad attuarla, estendendo inclusione e diritti sociali e civili, avendo consapevolezza, in quanto parlamentari, che esiste anche un nesso tra malessere sociale e utilizzo dei discorsi di odio”.
La vecchia commissione straordinaria nella scorsa legislatura era presieduta proprio da Liliana Segre, mentre per quella nuova si dovrà attendere ancora qualche giorno per conoscere i nomi dei 20 componenti, che poi procederanno all’elezione del presidente. Che potrebbe comunque essere ancora la senatrice a vita. La commissione avrà compiti di osservazione, studio e iniziativa per l’indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di caratteristiche quali l’etnia, la religione, la provenienza, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche.
Il lavoro della commissione nella scorsa legislatura
La cosiddetta commissione Segre, nella precedente legislatura, ha effettuato un lavoro definito “importante’ dalla stessa presidente e senatrice a vita. Il rapporto presentato nel luglio 2022 prendeva le mossi dai dati raccolti da diverse ricerche: una dell’Eurobarometro che evidenziava come l’esistenza dell’istigazione all’odio online sia percepita dalla maggioranza della popolazione che usa i social network (addirittura il 75 per cento di chi usa i social media in Europa ha visto o subito abusi, minacce o odio online); un’altra di Swg per cui in Italia l’86 per cento della popolazione che usa i social network afferma che nei social network sono molto o abbastanza diffusi contenuti che rimandano a posizioni volgari, offensive, violente o che incitano all’odio.
Le vittime dell’odio online secondo gli intervistati sono i migranti, i gay, le donne e i politici per circa 30 per cento degli intervistati, mentre con percentuali inferiori sono citati i musulmani, altre minoranze, i bambini, i disabili e le persone famose. “L’impressione generale, erano le conclusioni del rapporto, “è quella di un aumento dell’importanza e della diffusione del fenomeno. E per questo sorge l’esigenza di pensare a forme di azione tese alla salvaguardia della qualità della convivenza civile e, in qualche caso, addirittura alla difesa della democrazia”.
I limiti della libertà di espressione
Il rapporto affrontava il delicato rapporto tra libertà di espressione e diritto alla sicurezza, sottolineando la necessità di una strategia “concentrata sulla persuasione più che sulla repressione, sull’educazione più che sulla criminalizzazione. Qualsiasi sviluppo politico in materia di contrasto all’istigazione all’odio online dovrà avere una prospettiva di collaborazione tra le istituzioni e gli Stati europei da una parte e, dall’altra, una co-progettazione del futuro con le piattaforme esistenti e con quelle che verranno. E tutto questo sarà tanto più efficace quanto più potrà contare su una vasta e profonda ricerca interdisciplinare sul fenomeno dell’istigazione”.
Ma soprattutto, il rapporto inchiodava le istituzioni alle loro responsabilità, in termini di educazione e di coesione sociale: “La cura della qualità delle relazioni sociali è un compito della società e delle sue istituzioni. E l’investimento necessario a garantirla può diventare una scelta fondamentale della politica che una società decide di darsi. In questo quadro, l’investimento in ricerca è il primo passo. Da questo possono nascere le innovazioni capaci di cambiare il corso della storia”.
Dal novembre 2019, come detto, la stessa Liliana Segre vive sotto scorta, dopo aver denunciato di ricevere circa 200 messaggi d’odio e di minaccia al giorno attraverso i social network. La sua “colpa”: essere sopravvissuta da bambina al campo di sterminio di Auschwitz, e avere fatto della sua storia un simbolo della lotta ad antisemitismo, e più in generale all’odio e alle discriminazioni. Ciò che, da senatrice a vita, l’aveva portata a richiedere, e ottenere, l’istituzione di una Commissione ad hoc.
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