Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Le compagnie petrolifere europee scrivono al responsabile Onu per il clima
Un accordo sulle emissioni. L’abbandono graduale del carbone a favore del gas naturale. E tra le compagnie europee e americane si crea una frattura.
Ne parlano il Wall Street Journal e Bloomberg Business: i dirigenti delle maggiori compagnie petrolifere europee hanno fatto recapitare una lettera a Christiana Figueres, responsabile Onu per il clima e al ministro francese degli Esteri, Laurent Fabius, chiedendo un accordo sul clima alla Conferenza di Parigi e una riduzione degli investimenti sul carbone a favore del gas naturale.
Lo conferma il numero uno di Total, Patrick Puoyanné: “Insieme alle rinnovabili è importante promuovere l’uso del gas naturale così da sostituire il carbone. Si potrebbe così contribuire a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni”.
Uno spostamento dal carbone al gas naturale, quindi. E sono le maggiori compagnie petrolifere europee a chiederlo: la Royal Dutch Shell, Bp, Total, Eni. Negli ultimi anni infatti stanno già aumentando la produzione di gas: ad esempio attualmente metà delle produzione della Bp è in gas naturale.
Una richiesta non appoggiata dai giganti americani, come Exxon Mobil, che apertamente si discosta dalle dichiarazione d’oltreoceano, o dalla World Coal Association, che punta ancora sul cosiddetto “carbone pulito”.
Si tratta solo di un passo, ma da tenere a mente. Tanto più dopo le ultime notizie dei mesi scorsi, che hanno visto i maggiori investitori spostare la propria attenzione dalle fossili alle rinnovabili.
Lo chiede a gran voce anche il Wwf, che proprio in questi giorni svela il rapporto “Under the rug. How Governments and International Institutions are hiding billions in support to the coal – Sotto il tappeto: così i Governi e le Istituzioni internazionali nascondono miliardi a sostegno dell’industria del carbone”. Secondo l’associazione: “I Governi dei Paesi sviluppati hanno incanalato più di 73 miliardi di dollari di denaro pubblico in progetti legati al carbone, il più sporco dei combustibili fossili”.
Chiara la posizione dell’associazione: “La Cop 21 di Parigi è dietro l’angolo. Per i Paesi europei e per le istituzioni che governano l’Ue è giunto il momento di porre fine ai rinvii e dare un segnale chiaro di autorevolezza mondiale”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia. “L’impegno sul clima e quello a eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili devono immediatamente portare l’Ue a chiedere all’Ocse la fine dei crediti all’esportazione per il carbone”.
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