Il west highland white terrier è un piccolo cane dal grande carattere. Selezionato in Scozia è diventato ben presto famoso in Europa e Usa
I comportamenti del cane spiegati dalla scienza
I comportamenti del cane sono uno degli argomenti più studiati attualmente dalla scienza specializzata che ne approfondisce significati e modi.
Come agita la coda per mostrare contentezza, come abbassa le orecchie o drizza il pelo per evidenziare stati d’animo e sentimenti, come ci osserva ed esprime con lo sguardo un mondo di affetti. Tutti noi che viviamo con un cane conosciamo questi atteggiamenti, ma ora la scienza sta studiando anche modalità ed espressioni, spiegandone basi e funzioni. Iniziamo cercando di scoprire cosa lega il cane e l’uomo.
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Cosa unisce essere umano e cane dal punto di vista affettivo
Il tutto ha una spiegazione scientifica: sembra infatti che il sentimento d’affetto che unisce il quattrozampe all’uomo risieda nello sguardo e nel contatto visivo che genera un’impennata dell’ormone chiamato ossitocina in entrambi i soggetti. Lo ha evidenziato una ricerca scientifica compiuta da un gruppo di studiosi giapponesi coordinati dal biologo Miho Nagasawa dell’Azabu University. Lo studio, che ha conquistato la copertina della rivista scientifica Science, svela che i cani sono diventati i migliori amici dell’uomo imparando a guardarlo negli occhi e imitando, così, un comportamento del tutto umano.
“Lo studio apre anche nuove frontiere nel campo della pet therapy e dell’uso del cane in ambito sociale: dalla riabilitazione di chi ha subito stress post traumatici, all’autismo infantile, negli ospedali come nelle scuole”, spiega Bruno Ferrari, educatore cinofilo della scuola Il mio cane di Rho, Milano.
Quando il cane si annoia
La noia, nel nostro amico a quattrozampe, può essere deleteria e dar luogo a una miriade di comportamenti negativi che possono influire sul corretto rapporto fra l’uomo e il cane. Anche in questo caso fa testo una ricerca scientifica appena pubblicata sulla rivista Animal behaviour dall’autrice Charlotte Burn, docente al Royal veterinary college di Londra. La studiosa si è chiesta se e come gli animali possano essere vittime delle noia ed è riuscita a scoprire come i cani possano provare sensazioni simili a quelle dei loro amici bipedi. Burn ha individuato anche una serie di specifici parametri per misurarla quantitativamente. Lo sviluppo della ricerca potrà portare a progressi notevoli non solo nello studio dei comportamenti negativi dei cani (l’ansia da separazione, per esempio), ma anche, per riflesso, negli esseri umani.
I segnali calmanti nel cane e i loro effetti
Un altro passo importante nel campo dell’osservazione del comportamento del cane è stata l’ufficializzazione scientifica dei segnali di calma. I cosiddetti segnali calmanti corrispondono, infatti, a una serie di modalità che i quattrozampe usano per identificare e neutralizzare i comportamenti aggressivi. La prima a stabilirne esattamente le funzioni e le specificità fu alla fine degli anni ottanta la dog trainer norvegese, Turid Rugaas, che li ha descritti come specifici comportamenti dei cani domestici in base a osservazioni da lei effettuate sul campo di lavoro.
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“Turid Rugaas è stata fondamentale per noi che lavoriamo con i cani. Grazie a lei si è potuto comprendere meglio una serie di piccoli segnali che sono chiamati calming signals, o segnali di calma nel cane e che i nostri amici animali emettono per comunicare con i loro simili e con noi.”, spiega Eleonora Mentaschi, comportamentalista, direttore della scuola cinofila Il mio cane di Milano.
Ora, la scienza comportamentale etologica, li ha individuati con esattezza con uno studio sperimentale pubblicato sul Journal of Veterinary Behavior. I protagonisti della ricerca sono un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa composto da Chiara Mariti, Caterina Falaschi, Marcella Zilocchi, Claudio Sighieri, Asahi Ogi e Angelo Gazzano con uno studio che è il primo che studia questi comportamenti secondo una metodologia scientifico-sperimentale per valutarne la funzione comunicativa e calmante.
La sperimentazione ha coinvolto 24 cani, 12 femmine e 12 maschi, di cui sono stati analizzati i comportamenti durante l’interazione con altri esemplari, cani conosciuti e sconosciuti di entrambe i sessi. In totale i ricercatori hanno osservato 2.130 segnali calmanti, la maggior parte dei quali emessi durante gli incontri fra cani sconosciuti. Girare la testa, leccarsi il naso, immobilizzarsi e allontanarsi sono risultati i comportamenti più frequenti quando i cani non si conoscevano, mentre leccare la bocca dell’altro si verificava soprattutto con cani conosciuti. E’ anche questo è un dato che suffraga l’osservazione visiva del comportamento dei nostri amici a quattro zampe. E’ pratica comune, infatti, osservare segnali di questo tipo nelle “aree cani” o, in generale, dove parecchi esemplari si ritrovano insieme per giocare o fare conoscenza. Un’osservazione pratica che ha, ormai, anche una giustificazione scientifica ed etologica.
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