Mancano 3.700 GW per centrare l’obiettivo di triplicare le rinnovabili, secondo Ember. Ma ora c’è chi teme un rallentamento della crescita solare dopo anni.
Le storie dei comuni rinnovabili che portano avanti la rivoluzione energetica in Italia
Oltre a numeri e cifre, il rapporto Comuni rinnovabili di Legambiente racconta la rivoluzione energetica attraverso 100 storie. Progetti di autoproduzione, cooperative energetiche, famiglie e comunità che hanno scelto le rinnovabili, dicendo no alle fonti fossili.
Se, seppur lentamente, stiamo diventando un Paese virtuoso sotto il profilo della produzione energetica diffusa, lo dobbiamo ancora una volta all’Europa. Grazie all’approvazione della direttiva 2018-2001, infatti, nei prossimi anni saranno eliminati gli ostacoli che oggi impediscono di scambiare energia da fonti rinnovabili nei condomini, in un distretto produttivo così come in un territorio agricolo. Uno scenario auspicabile a cui concorre in modo significativo il forte deprezzamento del solare, dell’ eolico, delle batterie e delle smart grid. I produttori-consumatori, in gergo tecnico i prosumer, saranno dunque i protagonisti della definitiva transizione verso un modello energetico sempre più distribuito, nella prospettiva di ridurre consumi e costi energetici e di trovare soluzioni locali efficienti basati sulle energie pulite.
Il rapporto Comuni rinnovabili 2019 di Legambiente
È questa la realtà che Legambiente ha fotografato con il rapporto Comuni rinnovabili 2019, presentato oggi a Roma. Lo ha fatto attraverso 100 storie emblematiche, che dimostrano virtù e vantaggi di questa rivoluzione. Progetti di autoproduzione, di distribuzione locale, cooperative energetiche, aziende, famiglie, condomini e comunità che hanno scelto le fonti rinnovabili, sbarazzandosi delle fonti fossili.
Non dobbiamo considerarla una specie di lotta di Davide contro Golia, o la rivincita dei piccoli impianti, ma il racconto dell’innovazione radicale che questo modello porta con se, dalle valli alpine alle campagne del Mezzogiorno, dai piccoli comuni ai grandi centri, passando per aziende agricole e ospedali, impianti di depurazione e condomini.
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100 storie che raccontano la rivoluzione energetica
Tra i casi più significativi, c’è quello della cooperativa elettrica di Funes, in provincia di Bolzano, i cui soci sono gli stessi abitanti della valle, che soddisfa pienamente il fabbisogno del territorio, grazie al mix delle fonti rinnovabili. Produce più energia pulita di quanta ne consumi e il resto viene venduto alla rete nazionale reinvestendo i ricavi sia in sconti sulla bolletta elettrica, sia progettando e realizzando nuovi impianti.
Non mancano le esperienze positive in agricoltura. Nell’azienda agricola Val Paradiso a Naro, in provincia di Agrigento, si coltivano oltre cento ettari di ulivi secondo i disciplinari dell’agricoltura biologica e l’intero processo produttivo è alimentato con energia pulita proveniente da fonte rinnovabile. Così come nell’azienda agricola Arte, tra Manfredonia e Cerignola in Puglia, che quattro anni fa ha avviato una produzione biologica certificata e ora è autosufficiente nei consumi grazie a un impianto di biogas. Oppure l’azienda agricola Isola Augusta, a Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine, che nel corso degli anni ha realizzato ben tre impianti fotovoltaici che riducono sostanzialmente i costi energetici. L’azienda dispone anche di una colonnina di ricarica per veicoli elettrici, oltre a un impianto geotermico ad acqua di falda che riesce a soddisfare l’80 per cento del riscaldamento delle strutture.
Tra le storie, va segnalata quella del comune di Cavalese in Val di Fiemme, dove è presente un impianto di teleriscaldamento alimentato a biomassa, proveniente dagli scarti di lavorazione delle segherie e falegnamerie locali, che sostituisce oggi oltre 3,5 milioni di litri di gasolio e produce energia elettrica e termica distribuita attraverso le reti locali. A questo si aggiungono, per la parte elettrica, un impianto mini idroelettrico e un impianto di digestione anaerobico per il trattamento della frazione organica, in grado di produrre energia rinnovabile e compost. Infine, la Sem (Società elettrica in Morbegno), cooperativa fondata nel 1897 in provincia di Sondrio, produce energia elettrica attraverso lo sfruttamento di nove impianti mini idroelettrici in Valtellina ed è oggi distributore unico per alcuni comuni della zona: una “public company” composta da 624 utenti soci e 165 utenti non soci.
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Le rinnovabili in Italia, in numeri
Il dossier Comuni rinnovabili non dimentica di fornire alcuni numeri, fondamentali per mettere in luce la strada ancora da fare per fermare l’aumento della temperatura del Pianeta.
Gli impianti elettrici e termici installati in tutti i comuni italiani a oggi sono circa un milione: praticamente in ogni città, grande o piccola, è installato almeno un impianto fotovoltaico, mentre sono 7.121 quelli del solare termico; 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud); 4.064 quelli delle bioenergie e 598 quelli della geotermia. Grazie a questo mix di impianti distribuiti, ben 3.054 comuni sono diventati autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, mentre sono 41 le realtà che sono già nel futuro, perché sono già rinnovabili al 100 per cento per tutti i fabbisogni delle famiglie.
In dieci anni la produzione da rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh, mettendo in crisi il modello fondato sulle fossili, con un contributo delle rinnovabili che è passato dal 15 al 35,1 per cento rispetto ai consumi elettrici e dal 7 al 18 per cento in quelli complessivi. Ma non basta. Per stare dentro l’Accordo di Parigi sul clima dobbiamo fare molto di più. Purtroppo per la prima volta dopo dodici anni si riduce la produzione di energia prodotta da solare, eolico, bioenergie, così come vanno male gli investimenti nel settore.
L’Italia va ancora troppo lenta
Nel 2018 le installazioni da rinnovabili hanno continuato con ritmi lentissimi, in continuità con gli ultimi cinque anni (una media di 502MW all’anno per il solare e di 342 per l’eolico), assolutamente inadeguati perfino a raggiungere i già limitati obiettivi al 2030 della Strategia energetica nazionale e del nuovo Piano energia e clima. Il lato positivo è che i buoni risultati raggiunti negli ultimi dieci anni dal nostro Paese sono stati possibili proprio grazie agli oltre 822mila impianti fotovoltaici distribuiti in quasi tutti i comuni italiani, a oltre 17mila tra idroelettrici (3.430), eolici (4618), da biogas e biomasse (2753), geotermici ad alta e bassa entalpia (7164), i 4,36 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e gli oltre 66mila impianti a bioenergie termici.
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Guardando il totale dell’installato in Italia, la tecnologia in maggiore crescita è il fotovoltaico che ha raggiunto i 20,1 GW, mentre quella con la maggior potenza complessiva è ancora l’idroelettrico dove si sono aggiunti 1,5 GW di mini agli impianti “storici”. A livello regionale è la Lombardia quella con il maggior numero di impianti da fonte rinnovabile in Italia (8.850 MW installati), grazie soprattutto all’eredità dell’idroelettrico del secolo scorso. Mentre la Puglia vanta le maggiori installazioni delle “nuove” rinnovabili, ossia solare ed eolico (5.213 MW su 5.532 MW totali).
Insomma, nonostante tante piccole e tenaci esperienze virtuose, lo sviluppo delle rinnovabili in Italia è praticamente fermo. Servono scelte politiche concrete ed è necessario che Governo e Parlamento si impegnino a recepire entro il 2019 la direttiva europea.
Per sostenere questa richiesta Legambiente ha lanciato oggi su Change.org la petizione Liberiamo l’energia rinnovabile, indirizzata al Presidente del consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio per chiedere di aprire subito alle comunità energetiche e all’autoproduzione da rinnovabili e semplificare le procedure per quanti scelgono le energie pulite.
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