Condimento leggero e gentile, l’aceto di mele può diventare sinonimo di sostenibilità se prodotto attraverso una filiera corta e trasparente.
A caccia di mele per i prodotti intelligenti
Gli scarti alimentari sono la vera e propria risorsa di questo decennio. I rifiuti di origine alimentare fino a qualche anno fa venivano smaltiti, trasformati in fertilizzanti naturali o utilizzati negli impianti di produzione di biogas. Oggi dalle nostre pattumiere possono uscire carta da cucina e persino scarpe. La mela è il frutto
Gli scarti alimentari sono la vera e propria risorsa di questo decennio. I rifiuti di origine alimentare fino a qualche anno fa venivano smaltiti, trasformati in fertilizzanti naturali o utilizzati negli impianti di produzione di biogas. Oggi dalle nostre pattumiere possono uscire carta da cucina e persino scarpe.
La mela è il frutto più diffuso sulla nostra penisola, uno di quelli più consumati e quindi anche quello che produce più scarti. La buccia che ci prendiamo la cura di eliminare o il torsolo che puntualmente viene scartato, nel laboratorio Frumat srl, fondato da Hannes Parth, diventano un materiale preziosissimo.
Dal 2009, il laboratorio di analisi chimiche con sede a Bolzano, studia il metodo con cui trasformare gli scarti delle mele in prodotti di uso quotidiano sostenibili. Prodotti intelligenti che rimangono nel ciclo produttivo, ovvero tutti quelli che dopo il loro utilizzo possono essere riciclati e impiegati per nuovi usi. La primogenita di Frumat è stata la “cartamela”, i fogli di carta generata da cellulosa arricchita con scarti di lavorazione delle mele, che ha trovato forma in rotoli da cucina, carta igienica, fazzoletti da naso e carta da imballaggio.
Quest’anno dal 25 al 27 febbraio durante i saloni Food waste management conference e Green chemistry conference and exhibition lanciati da CremonaFiere e BioEnergy Italia, Parth spiegherà come gli scarti delle mele possano diventare calzature, accessori e persino i rivestimenti di elementi d’arredo o copertine di libri. Con il nome di “pellemela”, il laboratorio bolzanino è riuscito a trovare la giusta formula con cui riciclare le fibre di scarto della lavorazione industriale agroalimentare per produrre pelle ecologica.
I risultati di Frumat hanno aperto una nuova frontiera del mercato sostenibile che, in cinque anni, ha visto riciclare da zero a trenta tonnellate al mese di scarti di mele per produrre prodotti nei più svariati settori. Gli scarti dell’agricoltura e dell’industria alimentare hanno una nuova vita nei prodotti assemblati con materiali che salvaguardano l’ambiente e gli animali, suscitando l’interesse di sempre più numerosi produttori e consumatori in Italia come in Germania, Austria, Svizzera e Francia.
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