Pioggia, vento e grandine si sono abbattuti sulla costa adriatica, provocando la morte di un uomo, diversi feriti e ingenti danni.
Conferenza mondiale sul Clima: la Russia temporeggia
Russia nell’occhio del ciclone durante la Conferenza Mondiale sul Clima: sia perch
La Conferenza Mondiale sui Cambiamenti Climatici di Mosca si
è conclusa con un grande interrogativo: il Protocollo di
Kyoto potrà diventare operativo entro breve? C’è
stato un intenso dibattito, molti scambi di dati scientifici tra
rappresentanti dei governi, scienziati e organizzazioni, ma
l’annuncio della decisione della Russia sul Protocollo di
Kyoto non è arrivato. Eppure il futuro dell’ accordo
intercontinentale dipende dalla firma di questo Paese.
Affinché il Protocollo diventi operativo è necessario
che le emissioni dei Paesi firmatari raggiungano il 55% delle
emissioni antropiche (quelle causate dalle attività umane).
Senza la Russia siamo al 44%, con la Russia saremo al 61%. Gli Usa
inciderebbero del 36%, ma non hanno sottoscritto il protocollo.
Mille scienziati hanno firmato un appello rivolto a Putin, che
è stato presentato durante la Conferenza, secondo cui il
riscaldamento globale con conseguenti desertificazione e
siccità causerà danni ai raccolti di cereali in ogni
regione agricola della Russia. Oleg Sirotenko dell’Istituto di
Meteorologia agricola della Russia conferma che i raccolti
diminuiranno almeno del 2% per il decennio 2020-2030. E Sergei
Shoigu, Ministro delle Emergenze russo, presenta un altro fatto: i
cambiamenti climatici causeranno più inondanzioni,
più incendi di foreste, più disastri industriali. Un
panorama ben diverso da quello su cui Putin aveva scherzato,
accennando che un riscaldamento globale avrebbe fatto “risparmiare
un po’ di soldi ai russi nell’acquisto di pellicce”.
La Russia è di fronte a un bivio. Da un lato, gli ingenti
aiuti economici e commerciali promessi da Europa e Giappone in
supporto dello sviluppo economico russo, purché si svolga
secondo i dettami ambientalisti di Kyoto. Inoltre aderendo al
Protocollo potrebbe vendere quote di emissioni a paesi più
industrializzati, facendo un bel profitto economico.
Dall’altro lato il fatto che la Russia è un paese in
espansione economica e teme che le leggi ambientaliste possano
frenare questo sviluppo. Inoltre è il maggior esportatore
mondiale di petrolio, dopo l’Arabia Saudita, e una riduzione delle
emissioni e lo sviluppo di energie alternative, su scala mondiale,
potrebbe privarla di una grande fonte di denaro. Secondo Putin il
Protocollo di Kyoto è “un passo nella direzione giusta”
verso la protezione dell’ambiente. Ma, nel contempo, dichiara che
la sua meta è una crescità annuale del prodotto
interno lordo del 7,2%, e “nessun paese può mirare a tanto
limitando le emissioni.” Con questi argomenti ha fatto marcia
indietro dalla promessa di firmare l’accordo, dicendo che vuole
prendere ancora tempo.
Purtroppo, proprio il “tempo” è il problema.
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