Il Congresso mondiale sulle foreste della Fao fa luce sulle cause della deforestazione. Ed esorta a triplicare gli investimenti nella gestione forestale.
Lunedì 2 maggio si sono aperti i lavori del quindicesimo Congresso mondiale sulle foreste che proseguiranno fino a venerdì 6.
Tra il 2010 e il 2018 il tasso di deforestazione è sceso quasi del 30 per cento rispetto al decennio precedente, ma i dati nel Sudamerica e in Africa restano preoccupanti.
La prima causa è l’espansione dei terreni agricoli, con un’incidenza del 50 per cento sul totale delle are deforestate; al secondo posto ci sono i pascoli col 38,5 per cento.
Gli investimenti nella gestione delle foreste vanno letteralmente triplicati entro il 2030 e quadruplicati entro il 2050, raggiungendo un totale globale di 203 miliardi di dollari l’anno.
“Le foreste sono i nostri alleati chiave per ottenere gli obiettivi dell’Agenda 2030, tra cui la lotta contro la desertificazione, la sicurezza alimentare e il miglioramento delle condizioni di vita delle persone”. Con queste parole Qu Dongyu, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha aperto i lavori del quindicesimo Congresso mondiale sulle foreste. Mettendo bene in chiaro, anche attraverso due diversi report usciti in questi giorni, quali sono le minacce concrete da affrontare. E quali sono le priorità per assicurare un futuro a questi ecosistemi e, insieme a loro, alla nostra società.
Forests can help the world overcome some of the biggest challenges to humanity, including the climate crisis & biodiversity loss.
La buona notizia sta nel fatto che nel primo decennio del Duemila venivano distrutti 11 milioni di ettari di foresta all’anno, mentre tra il 2010 e il 2018 la media annua è scesa a 7,8 milioni di ettari. A conti fatti, dunque, il tasso di deforestazione è sceso quasi del 30 per cento. Pur avendo fatto visibili progressi, il Sudamerica resta la zona in assoluto più problematica con 68 milioni di ettari deforestati tra il 2000 e il 2018, seguito dall’Africa con 49 milioni di ettari. In questi otto anni, il 90 per cento delle foreste che sono state distrutte si trova ai tropici: stiamo quindi parlando di 157 milioni di ettari, più del triplo della superficie della Spagna. Per contro, tra il 2000 e il 2018 sono stati piantati altri 46 milioni di ettari.
Oltre a riportare questi dati, l’indagine di telerilevamento della Fao (Global forest resources assessment remote sensing survey) è in grado di ricostruire anche le cause della deforestazione. La prima della lista è l’espansione dei terreni agricoli, con un’incidenza del 50 per cento sul totale; di questa categoria fanno parte anche le piantagioni di palme da olio che, da sole, hanno contribuito al 7 per cento della deforestazione tra il 2000 e il 2018. Al secondo posto ci sono i pascoli col 38,5 per cento.
Le tre priorità nella gestione delle foreste
Tutelare le foreste è una necessità, sostiene la Fao con un altro rapporto lanciato sempre nella stessa occasione (State of the world’s forests report 2022, Sofo 2022). Perché “non ci sarà un’economia sana se il pianeta non è sano. Il degrado ambientale sta contribuendo ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità e all’insorgere di nuove patologie. Alberi e foreste possono rivestire un ruolo cruciale nell’affrontare queste crisi e indirizzarsi verso economie sostenibili”. Nello specifico, lo studio individua tre priorità coerenti e correlate l’una con l’altra.
Arrestare la deforestazione e mantenere gli ecosistemi forestali in buone condizioni significa evitare l’emissione in atmosfera di 3,6 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno tra il 2020 e il 2050. Un contributo che può fare la differenza, visto che la missione è quella di contenere il riscaldamento globale entro il 2030.
Ripristinare i terreni degradati può contribuire a sequestrare dall’atmosfera 1,5 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno tra il 2020 e il 2050; è come se venissero tolti dalla circolazione 325 milioni di auto a benzina ogni anno. La Fao invita anche a espandere l’agroforestazione, ricordando come “aumentare la copertura arborea potrebbe migliorare la produttività agricola su un altro miliardo di ettari”.
Come terza e ultima argomentazione, il report ricorda che il consumo di tutte le risorse naturali è destinato a raddoppiare dai 92 miliardi di tonnellate del 2017 ai 190 miliardi del 2060. In considerazione di questo dato, usare in modo sostenibile le risorse forestali e creare catene del valore verdi significa far crescere l’economia in modo realmente sostenibile e inclusivo, creando lavoro e valore nel lungo periodo.
Per concretizzare questi propositi, però, servono risorse economiche. Gli investimenti nella gestione delle foreste vanno letteralmente triplicati entro il 2030 e quadruplicati entro il 2050, raggiungendo un totale globale di 203 miliardi di dollari l’anno.
Il Congresso mondiale sulle foreste di Seoul
Il quindicesimo Congresso mondiale sulle foreste è il primo negli ultimi quattro decenni a svolgersi nella regione dell’Asia-Pacifico (per la precisione a Seoul, in Corea del Sud): l’ottava edizione, ospitata dall’Indonesia, risale infatti al 1978. Ed è anche il primo in modalità ibrida, in parte dal vivo e in parte in streaming.
I lavori sono iniziati lunedì 2 maggio e proseguiranno fino a venerdì 6. Decine i relatori che si confronteranno su sei macro-temi: la necessità di invertire la rotta della deforestazione e del degrado del suolo; le soluzioni basate sulla natura per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità; i servizi economici offerti dalle foreste; la connessione tra gli ecosistemi forestali e la salute dell’uomo; la gestione e la condivisione di dati e informazioni; e, infine, la cooperazione per la gestione forestale.
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