Il riscatto dei contadini peruviani passa dallo zucchero di canna biologico e Fairtrade
L’agricoltura biologica in Perù, che rispetta la terra e chi la coltiva, ha permesso ai contadini peruviani di uscire dalla povertà e dal narcotraffico.
La soluzione per uscire da un’economia e da un’agricoltura di sussistenza c’è. Coltivare la terra con le tecniche biologiche e un commercio equosolidale di prodotti come lo zucchero di canna, il cacao, il caffè. E ciò che sta accadendo nelle campagne nel nord del Perù, dove i contadini, con una riconversione agricola di portata storica, stanno abbandonano la coltivazione della coca a favore della canna da zucchero.
Foto Alce Nero.
Una riconversione che ha risvolti sociali, ambientali ed economici. Lo conferma Marisol Espinoza Cruz, vicepresidente della Repubblica peruviana, dal palco di Expo Milano 2015: “L’agricoltura biologica ha cambiato completamente la vita del nostro popolo, in particolare per coloro che vivono al nord. Siamo passati da un’agricoltura di sussistenza ad una capace di garantire la qualità del suolo e della vita, che negli anni ha portato alla formazione di cooperative di produttori”.
L’agricoltura biologica ha cambiato completamente la vita del nostro popolo.
(Marisol Espinoza Cruz)
È proprio grazie agli accordi tra le cooperative e le aziende come Alce Nero, che arrivano sui nostri scaffali prodotti come lo zucchero di canna biologico e certificato Fairtrade. Una collaborazione attiva da anni, che è arrivata oggi a portare tutta la filiera produttiva sul luogo di coltivazione. Il tutto secondo le regole del commercio equosolidale. “Non ci saremmo mai aspettati che la canna da zucchero potesse competere con la coca”, ha dichiarato Hugo Valdes, direttore della cooperativa Sin Fronteras.
“Oggi dobbiamo distinguere tra due diversi tipi di cibo: quello che mira a sfamare e quello che punta alla salute, a fare stare bene, che contribuisce al territorio, che non sottrae e non impoverisce”, spiega Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero. “Non dobbiamo farci prendere dal timore di dover produrre quantità. Perché il punto vero è l’equilibrio e l’agricoltura biologica punta all’equilibrio, con l’ambiente e con i fruitori dei prodotti”.
Lavorazine della canna da zucchero. Foto Alce Nero.
Una delle molte storie raccontate durante i sei mesi di Expo, giunto ormai alla fine. Storie che raccono che è possibile nutrire il pianeta mantenendo e conservando la biodiversità, sviluppando produzioni biologiche e recuperando colture e culture tradizionali. Sono migliaia oggi i contadini che hanno migliorato le proprie condizioni di vita, e la strada per arrivarci pare essere quella: rispetto per la terra e un equo compenso.
Forte di due certificazioni sulla gestione ambientale dell’evento e con il 67% di raccolta differenziata in media (e l’intero ultimo trimestre al 70%), siamo in testa alla classifica dei grandi eventi più attenti all’ambiente. L’esposizione universale di Milano ha fatto meglio dei Giochi Olimpici di Londra 2012, che hanno registrato il 62% di differenziata e una
A un mese dalla chiusura di Expo, annunciata la destinazione del padiglione Coca Cola, che tornerà a seconda vita come promesso. Gratuitamente e a disposizione degli appassionati di basket.
Dopo la Carta di Milano, a Expo Milano 2015 nasce il manifesto sull’agricoltura biologica: la Carta del Bio. Per nutrire il pianeta e proteggere la terra.
Concluso uno degli appuntamenti più importanti di Expo nella Giornata mondiale dell’alimentazione. Mattarella: “Nutrire il pianeta è la sfida epocale che abbiamo di fronte”.
L’edizione del 2015 è dedicata alla protezione sociale per enfatizzarne l’importanza nel combattere la povertà rurale e nell’assicurare l’accesso al cibo.
Dal 15 ottobre Milano ospita una mostra fotografica molto particolare: una selezione di venti scatti di Peter Caton rappresentativi di come sia possibile coltivare (e mangiare) cibo senza inquinare.