Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Continua la protesta di Greenpeace contro la trivellazione nell’Artico
I sei attivisti di Greenpeace sono ancora a bordo della nave che sta trasportando la piattaforma Shell verso l’Artico.
Quattro giorni fa sei attivisti di Greenpeace si sono introdotti a bordo della Polar Pioneer, piattaforma petrolifera di Shell, trasportata a bordo di una nave partita nell’Oceano Pacifico e diretta nell’Artico.
L’obiettivo dell’associazione ambientalista è quello di opporsi alle trivellazioni nel Mare Artico, vicino l’Alaska, e di sensibilizzare l’opinione pubblica circa lo sfruttamento di un ecosistema prezioso e fragile.
I sei attivisti protestano in maniera pacifica e simbolica, non stanno interferendo in alcun modo con le attività di navigazione, e hanno esposto uno striscione raffigurante un gufo delle nevi, contenente i nomi di milioni di persone che in tutto il mondo hanno firmato finora la petizione di Greenpeace per la protezione dell’Artico.
I timori dell’associazione circa un probabile sversamento petrolifero accidentale sono stati confermati da una nuova ricerca indipendente condotta dalla National Academy of Sciences. Secondo i ricercatori, contrariamente a quanto afferma Shell, non esiste una maniera efficace per rimediare ad un eventuale incidente petrolifero in un’area così remota e dalle condizioni climatiche e ambientali estreme come l’Artico.
Questa probabilità sarebbe peraltro molto elevata, il governo degli Stati Uniti stima infatti che ci sia circa il 75 per cento di possibilità che avvenga un ingente sversamento di petrolio nel Mare di Chukchi, come conseguenza di attività di pompaggio e trattamento in quell’area.
Nonostante le probabilità di disastro siano così evidenti e le possibilità di provi rimedio in maniera adeguata siano minime il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti ha annunciato un primo via libera alle concessioni petrolifere nell’Artico.
L’ecosistema artico è già messo a dura prova dai cambiamenti climatici, rispetto al 2011, sarebbero scomparsi 130mila chilometri quadrati di ghiacci al Polo Nord. La crescente diminuzione di ghiaccio marino invernale rischia di creare una serie di reazioni che minacceranno ulteriormente l’Artico.
La situazione è già quindi preoccupante e l’estrazione petrolifera non può che aggravare il problema, con conseguenze che avranno ripercussioni sull’intero pianeta.
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