A tre settimane dall’avvio della ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop 26 che si terrà a Glasgow nella prima metà di novembre, un altro evento fondamentale per la tutela della natura si apre oggi, lunedì 11 ottobre, e terminerà venerdì 15. Si tratta della quindicesima Conferenza delle parti sulla biodiversità (Cop 15).
La Cop 15 si tiene in videoconferenza
Il summit è stato organizzato in videoconferenza e sarà seguito da ulteriori negoziati in Cina nel corso del 2022. Ma i due eventi, Cop 15 e Cop 26 sono strettamente legati tra di loro: “Non possiamo risolvere la crisi climatica senza dare risposte sulla perdita di biodiversità. E non possiamo risolvere la perdita di biodiversità senza affrontare la crisi climatica”, ha spiegato al quotidiano britannico The Guardian la giurista tanzaniana Elizabeth Maruma Mrema.
La Cop 15, a causa della pandemia, è stata ritardata per due volte. Per questo, pur di evitare una nuova riprogrammazione, si è deciso di cominciare con un incontro virtuale, in attesa di quello fisico che è previsto dal 25 aprile all’8 maggio 2022 a Kunming.
Quando sono nate le Cop sulla biodiversità
La Convenzione sulla diversità biologica (Cdb) è stata lanciata nel corso del Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992, assieme alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) e a quella sulla lotta contro la desertificazione. L’obiettivo della Cdb è di “lavorare per la conservazione della biodiversità, per il suo sfruttamento sostenibile per condividere in modo giusto ed equo i vantaggi legati all’uso delle risorse genetiche”.
🚨 HAPPENING NOW: The opening plenary of the UN Biodiversity Conference
Tune in as governments from around the world come together for the first part of #COP15 – a critical meeting for people and #ForNature.
La Cdb è stata ratificata da 195 nazioni di tutto il mondo, ma non dagli Stati Uniti (né dalla Città del Vaticano). Maruma Mrema ha ricordato all’agenzia Afp l’importanza del lavoro di tutela della biodiversità poiché quest’ultima “sta diminuendo and un ritmo senza precedenti nella storia dell’umanità”, con “un milione di specie animali e vegetali attualmente a rischio estinzione”. Tutto ciò è soprattutto colpa delle attività umane: cambiamenti nell’uso delle terre, sovra-sfruttamento di alcune specie, cambiamenti climatici https://www.lifegate.it/cambiamenti-climatici-cause-conseguenze, inquinamento.
Cosa ci si attende dalla Cop 15
Ad Aichi-Nagoya, in Giappone, nel 2010 gli stati membri della Cdb si erano fissati 20 obiettivi per salvaguardare la biodiversità e ridurre la pressione dell’uomo sulla natura. Tali target avrebbero dovuto essere centrati entro il 2020. Al contrario, nessuno di essi è stato raggiunto.
Dai negoziati che verranno avviati oggi e proseguiranno per l’intera settimana ci si attendono risposte concrete per invertire la tendenza. Un primo risultato particolarmente significativo è diplomatico: la Cina per la prima volta sembra volersi mostrare come leader mondiale sulla questione della biodiversità.
Il nuovo testo in discussione tra i delegati punta a stabilire un nuovo pacchetto di azioni, 21 in tutto, da centrare entro il 2030. Tra questi, la tutela di almeno il 30 per cento delle terre emerse e delle aree marine, e la riduzione di almeno due terzi del totale di pesticidi usati in agricoltura. Ma si punta anche a diminuire di “almeno 500 miliardi di dollari all’anno” i capitali concessi a settori e attività giudicate nocive per la biodiversità.
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Dal 2015 i fondi sono aumentati del 136 per cento a livello globale, 25,8 miliardi l’anno. Ma la strada è ancora molto lunga, tra disparità e resistenze.