Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole.
Cop26. Stop ai finanziamenti per le fonti fossili all’estero. Lo promettono 20 stati, tra cui l’Italia
Ci sono Italia, Stati Uniti, e Canada tra i venti Stati che hanno promesso di porre fine agli investimenti esteri nei combustibili fossili entro il 2022.
Per contenere il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, è indispensabile azzerare le emissioni nette globali entro il 2050. E azzerare le emissioni nette significa non finanziare più nessun progetto legato al carbone, al petrolio e al gas naturale, ribadisce l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea). I governi e i flussi finanziari stanno procedendo nella direzione giusta? Dalla Cop26 di Glasgow arriva una notizia che fa ben sperare.
Stop ai finanziamenti per i nuovi progetti fossili all’estero
“Porremo fine ai nuovi investimenti pubblici diretti nel settore dei combustibili fossili all’estero entro la fine del 2022, fatta eccezione per circostanze limitate e chiaramente definite che sono coerenti con il contenimento del riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi centigradi e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. Una presa di posizione importantissima siglata da venti Stati, tra cui Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, e cinque istituti finanziari, tra cui la Banca europea per gli investimenti (Bei).
Investire nelle fonti fossili, scrivono, porta con sé rischi sociali ed economici, rappresentati in particolare dagli stranded assets, quei beni e servizi che in futuro finiranno fuori mercato e quindi non avranno più valore. Continuare a puntare su queste fonti di energia inoltre ha un impatto negativo sugli introiti pubblici, sull’occupazione, sui contribuenti e sulla salute pubblica.
Le risorse d’ora in poi saranno dirottate sulla transizione energetica, continuano i firmatari, promettendo al contempo di incoraggiare altri governi e organi finanziari a fare lo stesso. Dopo “gli impatti devastanti della pandemia da Covid-19”, concludono, diventa indispensabile puntare su una ripresa economica sostenibile.
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