La Cop16 di Cali, in Colombia, è stata sospesa per il mancato raggiungimento del quorum necessario per lo svolgimento della plenaria finale. Tempi supplementari a Roma, nel 2025, sperando che le parti trovino le risorse per tutelare la biodiversità.
Come una saga epica in due parti, i negoziati della Cop16 di Cali, in Colombia, riprenderanno a febbraio a Roma.
Dopo la sospensione della conferenza sulla biodiversità dovuta alla dipartita delle delegazioni che hanno impedito di raggiungere il quorum (pari ai due terzi delle parti) durante il momento del consensus nella plenaria finale, la presidenza ha deciso di concludere la sessione nella capitale italiana tra il 25 e il 27 febbraio presso la sede della Fao.
Qual era l’obiettivo della Cop16?
L’obiettivo, come dichiarato da Susana Muhamad, ministra dell’Ambiente e dello Sviluppo sostenibile della Colombia, nonché presidente della Cop16, “è di lavorare al fianco delle parti per costruire la fiducia e il consenso necessari per raggiungere la pace con la natura, assicurando che gli obiettivi e i traguardi del Kunming-Montreal global biodiversity framework (Kmgbf) si traducano in azioni tangibili”.
Per farlo, sarà fondamentale lavorare al raggiungimento degli obiettivi legati alla finanza per la biodiversità, come sempre tra i più ostacolati dalle parti che nutrono maggiore interesse nel perpetuare un modello di sviluppo poco sostenibile e sicuramente non rispettoso dei tempi di rinnovo delle risorse naturali.
Sul tavolo negoziale della sessione romana, l’istituzione di una nuova strategia di mobilitazione delle risorse volta a garantire 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 che le parti dovranno elargire a favore della conservazione della biodiversità e della restaurazione e ripristino degli ecosistemi. A questo, si aggiunge una riduzione di almeno cinquecento miliardi di dollari l’anno entro il 2030 degli incentivi dannosi per la biodiversità come richiesto dal Target 18 dell’Accordo di Kunming-Montreal. Esempio classico di incentivi dannosi per la natura sono quelli indirizzati a pratiche agricole particolarmente idrovore, oppure per l’acquisto e l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, o ancora per la costruzione di infrastrutture di trasporto inefficienti in luoghi ad alto tasso di biodiversità e con una presenza importante di fauna selvatica.
La sfida che spetta ai negoziati extra di Roma
Nonostante in Colombia si siano ottenuti alcuni risultati indubbiamente positivi, come l’istituzione del “Fondo Cali”, dove le industrie farmaceutiche, agricole e legate alle biotecnologie – che beneficiano delle informazioni sulla sequenza digitale (Dsi) delle risorse genetiche – dovranno versare dei contributi economici in favore dei paesi da cui provengono queste risorse, a Roma la sfida sarà complessa e, si spera, meno ostacolata dalla ricorrente divisione tra paesi del nord e del sud del mondo.
Tra i nodi ancora tutti da sciogliere, vi è l’istituzione di uno strumento finanziario globale progettato per mobilitare e distribuire efficacemente i finanziamenti e slegato, finalmente, dal Fondo mondiale per l’ambiente (Gef), un’organizzazione internazionale accusata di aver concesso poca autonomia decisionale ai paesi non industrializzati e alle comunità indigene che, invece, vantano conoscenze fondamentali per la tutela di specie ed ecosistemi.
Il prossimo meeting, inoltre, dovrà necessariamente concludersi con la previsione di meccanismi funzionali per monitorare i progressi raggiunti dalle parti in merito ai 23 obiettivi stabiliti dall’Accordo di Kunming-Montreal. A tal proposito, dovranno essere finalizzati i modelli di rendicontazione nazionale comprendendo gli indicatori principali per quantificare i progressi ottenuti. Un passo avanti, questo, che se compiuto sarà fondamentale per il successo della futura Cop17 che si terrà nel 2026 in Armenia.
Dopo aver approvato, finalmente, delle misure volte a rafforzare il contributo delle popolazioni indigene e delle comunità locali per il raggiungimento degli obiettivi della Convenzione e l’attuazione del Kmgbf attraverso un nuovo programma di lavoro ai sensi dell’articolo 8, a Roma è previsto che le parti prendano in considerazione anche l’inserimento di impegni specifici da parte di attori non statali, tra cui giovani, donne, popolazioni indigene, comunità locali, società civile e settore privato.
Tra gli altri punti all’ordine del giorno figurano le decisioni sul programma di lavoro pluriennale della Convenzione sulla diversità biologica, l’adozione dei rapporti finali della Cop16, del Protocollo di Cartagena e del protocollo di Nagoya, oltre a quelle relative alla cooperazione con altre convenzioni e organizzazioni internazionali, fondamentali visti i pochi risultati raggiunti nel corso della Cop29 sui cambiamenti climatici tenutasi a fine novembre a Baku, in Azerbaijan.
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