Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Al via a Bonn la Cop 23. Nel 2017 nuovi record per i cambiamenti climatici
Nel giorno dell’apertura della Cop23, un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale fornisce nuove cifre allarmanti sui cambiamenti climatici.
CO2 in aumento nell’atmosfera terrestre, crescita del livello degli oceani, temperature a livelli record e moltiplicazione dei fenomeni meteorologici estremi. Il 2017 non è ancora concluso ma viene già dipinto dall’Organizzazione meterologica mondiale (Omm) come un anno, l’ennesimo, capace di dimostrare quanto i cambiamenti climatici siano già presenti.
“Il 2017 sarà probabilmente uno dei tre anni più caldi della storia”
L’istituto internazionale ha sottolineato in particolare come sia “fortemente probabile che il 2017 si classifichi tra i tre anni più caldi mai registrati” da quando i dati vengono monitorati con regolarità, ovvero dal 1880. Finora, la temperatura media globale sulla superficie delle terre emerse e degli oceani è stata infatti, in media, di 1,1 gradi centigradi più alta rispetto all’epoca pre-industriale.
WMO releases climate statement at start of #COP23 Monday. @CopernicusECMWF shows global warmth continued in October https://t.co/VW3dEsFfHU pic.twitter.com/y66WoTLHks
— WMO | OMM (@WMO) 5 novembre 2017
Il rapporto dell’Omm arriva in concomitanza con l’apertura della Ventitreesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 23), che si tiene a Bonn, in Germania, fino al 17 novembre. “Gli ultimi tre anni – ha spiegato il segretario generale dell’organizzazione, Petteri Taalas – sono stati i più caldi mai registrati e, sul lungo termine, indicano una chiara tendenza al riscaldamento del clima terrestre. Abbiamo registrato picchi di caldo eccezionali in Asia, con temperature superiori ai 50 gradi centigradi. Ma anche uragani di intensità record nell’Atlantico, che sono arrivati fino all’Irlanda, inondazioni devastanti causate dai monsoni che hanno colpito milioni di persone, nonché una terribile ondata di siccità in Africa orientale”. “La paternità indiscutibile di molti di questi fenomeni – prosegue il dirigente – è dei cambiamenti climatici provocati dall’aumento della concentrazione di gas ad effetto serra nell’atmosfera, a loro volta figli delle attività antropiche”.
Nel 2016, registrati già 23 milioni di profughi climatici
“Tutto ciò – ha aggiunto Patricia Espinosa, segretaria dell’Unfccc, Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – evidenzia i rischi che correrranno le popolazioni, le economie e i meccanismi vitali della Terra, qualora le nostre azioni non saranno all’altezza delle ambizioni indicate nell’Accordo di Parigi”, raggiunto al termine della Cop 21, nel dicembre del 2015. Studi recenti dimostrano che il rischio di malattie o decessi legato alle ondate di calore è cresciuto regolarmente dagli anni Ottanta, e che oggi quasi un terzo della popolazione mondiale è minacciato. Nel solo 2016, inoltre, 23,5 milioni di persone sono stati costretti a fuggire dalle loro terre perché colpite da catastrofi d’origine meteorologica. In Somalia, ad esempio, sono stati recensiti 760mila profughi, secondo l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati. Mentre per quanto riguarda il lato economico, il Fondo monetario internazionale ha spiegato che, già oggi, le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici vengono registrate in aree nelle quali abita il 60 per cento della popolazione mondiale.
Striking dataviz by @kevpluck shows how rapidly CO2 concentration is accelerating. #COP23 must step up #ClimateAction! #ParisAgreement pic.twitter.com/T99Uhqa3eY
— UN Climate Change (@UNFCCC) 3 novembre 2017
I cambiamenti climatici in cifre
L’Omm ha quindi riepilogato le cifre più importanti legate ai cambiamenti climatici e alle loro conseguenze. Ne emerge un quadro allarmante, che dovrebbe spingere all’azione le 196 delegazioni di altrettanti paesi riunite a Bonn.
Temperature globali a livelli record Il sintomo più evidente degli sconvolgimenti è rappresentato ovviamente dall’aumento della temperatura media globale, che nel periodo gennaio-settembre 2017 è risultata di 0,47 gradi superiore alla media del periodo 1981-2010. E ciò senza neppure l’apporto del fenomeno El Niño, che invece era stato presente nel corso dei due anni precedenti. La temperatura media (dato provvisorio), tra il 2013 ed il 2017, sarà probabilmente di 0,4 gradi superiore ai tre decenni terminati nel 2010, e di 1,03 gradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Precipitazioni L’Argentina, la Cina occidentale e alcune del Sud-Est asiatico hanno registrato precipitazioni superiori al normale, così come l’area del Sahel, in Africa. Gli Stati Uniti, nei primi nove mesi dell’anno in corso, hanno battuto tutti i record di pioggia. In India, inoltre, sebbene il dato a livello nazionale sia risultato in calo del cinque per cento, le precipitazioni monsoniche si sono concentrate nelle regioni nord-occidentali, provocando gravi inondazioni. Al contrario, Canada, regione mediterranea, Somalia, Mongolia, Gabon e Sudafrica hanno registrato un netto calo delle precipitazioni. E in Italia, il periodo gennaio-settembre 2017 è stato il più secco della storia.
Neve e ghiacci L’estensione della calotta glaciale artica è stata decisamente inferiore al normale nei primi mesi dell’anno, arrivando a toccare minimi record tra gennaio ed aprile. In estate, poi, il deficit rispetto alla superficie “normale” del periodo 1981-2010 è stato compreso tra il 25 e il 31 per cento. Situazione identica nella regione antartica, nella quale si sono registrati i record di estensione minima e massima, rispettivamente all’inizio di marzo e alla metà di ottobre.
Livello dei mari Il livello medio dei mari su scala planetaria, nel 2017, potrebbe risultare relativamente stabile rispetto all’anno precedente, quando però era stato raggiunto un valore record rispetto alla media del periodo 2004-2015. Inoltre, i dati estivi sembrano indicare nuovi incrementi.
Temperatura dei mari Anche la temperatura media sulla superficie dei mari, nei primi mesi dell’anno in corso, ha raggiunto livelli record o è rimasta molto vicina ai massimi storici. Il riscaldamento dei mari tropicali, in particolare, ha contribuito al fenomeno dello sbiancamento dei coralli, in particolare in Australia. L’Unesco nel mese di giugno ha affermato che 29 barriere coralline classificate patrimonio dell’umanità sono ormai minacciate dal mare troppo caldo.
Acidificazione degli oceani Gli oceani assorbono fino al 30 per cento delle emissioni di CO2 di origine antropica. Ciò aiuta a mitigare i cambiamenti climatici, ma provoca anche un aumento del tasso di acidità dei mari: la stazione di Aloha, alle Hawaii, ha rivelato che il ph dell’acqua è aumentato progressivamente dagli anni Ottanta. Il che minaccia numerosi organismi primordiali e può ripercuotersi sull’intera catena alimentare.
Levels of carbon dioxide (C02) surged at “record-breaking speed” to new highs in 2016, @WMO announced on Monday.https://t.co/4QevUH2RrD pic.twitter.com/FFo6fWVVRg
— UN News (@UN_News_Centre) 4 novembre 2017
Gas ad effetto serra Il tasso di concentrazione di CO2 nell’atmosfera, tra il 2015 e il 2016, è stato il più alto mai registrato nella storia: 403,3 parti per milione, in media. La media relativa al 2017 sarà fornita ufficialmente solo l’anno prossimo, ma le prime analisi dei dati indicano che la crescita dei livelli di biossido di carbonio, metano e protossido di azoto è probabilmente proseguita.
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