Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole.
Cop29. Cosa sta succedendo nelle ultime, frenetiche ore
Mentre i negoziati alla Cop29 di Baku sono sempre più difficili, i paesi poveri e le piccole nazioni insulari sospendono le trattative.
Alla Cop29 di Baku i negoziati appaiono sempre più difficili. Tanto che nel pomeriggio di sabato le delegazioni dei paesi meno sviluppati (Least developed countries, Ldc) e delle piccole nazioni insulari (Alliance of small island states, Aosis) hanno deciso di abbandonare temporaneamente i negoziati. La natura momentanea della scelta è stata confermata dallo stesso gruppo Ldc. Gli interrogativi, ora, sono almeno due: cosa potrebbe convincere gli stati poveri e quelli insulari a tornare al tavolo delle trattative? E cosa succederebbe, concretamente, se decidessero invece di lasciare definitivamente la conferenza?
Perché i paesi poveri e i piccoli stati insulari hanno sospeso le trattative
Alla prima domanda la risposta è piuttosto ovvia, benché difficilmente quantificabile. Gli Ldc e gli Aosis chiedono certamente al mondo ricco di accettare condizioni più favorevoli ai paesi in via di sviluppo, in termini di sostegno per la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ai loro impatti. Ora siamo infatti a una promessa di 300 miliardi di dollari, ma la richiesta è di almeno 500.
Proprio per questo, d’altra parte, i due gruppi hanno chiesto di sospendere, affermando da un lato di non essere stati consultati sull’aumento da 250 a 300 miliardi. Dall’altro, che il testo non rispecchia il loro punto di vista. Su questo, gli Ldc e gli Aosis hanno creato una spaccatura anche all’interno del gruppo G77+Cina, di cui fanno parte.
Ora è la presidenza azera che deve prendere l’iniziativa. Prima che molte delegazioni facciano rientro nei propri paesi. Tutto questo in un contesto di fiducia ai minimi termini. L’Arabia Saudita sarà uno dei paesi che rimarrà fino alla fine e questo è il vero problema, visto il ruolo di freno che ormai sta assumendo senza alcuna remora. Soprattutto senza più nemmeno una delegazione statunitense che prova a tenerla a bada.
Cosa succede se troppe nazioni abbandonano i negoziati alla Cop29
Per quanto riguarda invece la questione legata all’eventuale ritiro dai negoziati dei paesi poveri e delle nazioni insulari, l’articolo 31 del regolamento che disciplina il funzionamento delle sedute dell’Unfccc indica che è necessaria la presenza di almeno i due terzi delle parti (governi) affinché si possa adottare una qualunque decisione.
Se i gruppi di paesi non riuscissero a trovare un accordo entro la giornata, domani si correrebbe il rischio di non avere il quorum necessario per l’approvazione del testo finale in plenaria. Ci vogliono almeno 132 paesi sui 198 che hanno aderito alla Convenzione. Che mancasse il numero legale è appena successo, alla Cop16 sulla biodiversità di Cali, in Colombia.
Se dovesse replicarsi qui, vorrebbe dire che a Bonn, luogo dei negoziati intermedi di giugno, ci sarà una sorta di Cop-bis, prima di portare tutte le questioni rimaste in sospeso in Brasile, alla Cop30 di Belém.
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