Le novità introdotte dal governo per contenere la pandemia in Italia, a partire dal green pass rafforzato, o super green pass.
Coronavirus. L’economia mondiale trema, ma le emissioni di CO2 calano
L’epidemia del coronavirus sta comportando una marcata contrazione delle attività produttive in Cina. Con conseguenze per l’intera economia mondiale.
Aziende chiuse, dipendenti in quarantena, restrizioni alla circolazione, mancanza di mascherine per proteggersi. Il coronavirus sta colpendo duramente l’economia cinese. E, con essa, potrebbe rivelarsi un duro colpo anche per numerosi altri paesi. A confermarlo è stato il Fondo monetario internazionale, secondo il quale la crescita economica mondiale potrebbe ridursi dello 0,1-0,2 per cento.
Il Fmi: l’impatto sull’economia mondiale dipenderà dall’evoluzione dell’epidemia
La cifra è stata stata fornita il 16 febbraio dalla direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, che ha tuttavia invitato a “non lanciarsi in conclusioni troppo affrettate”, poiché è ancora “troppo presto” per stimare l’impatto dell’epidemia, che ha già ucciso più di duemila persone in Cina. “Non sappiamo ancora – ha precisato – quanto ci metteranno le autorità di Pechino a contenere l’espansione del coronavirus, né sappiamo quanto esso si espanderà nel mondo. Sappiamo però che colpirà il sistema economico a livello mondiale”.
IMF’s Georgieva says it’s too soon to tell what impact the coronavirus will have on the global economy https://t.co/SF2gqp0z4U pic.twitter.com/JVCZA9CtFX
— Bloomberg TV (@BloombergTV) February 18, 2020
Ciò a causa, aveva spiegato la stessa dirigente in una precedente intervista concessa all’emittente americana Cnbc, del probabile forte calo delle attività in Cina. Secondo il World Economic Forum, la contrazione del prodotto interno lordo del colosso asiatico potrebbe essere pari al 4,5 per cento nel primo trimestre del 2020.
Numerose industrie private di manodopera a causa del coronavirus
Tuttavia, la numero uno del Fmi prevede in seguito una ripresa rapida da parte del colosso asiatico. Si tratta però solo di previsioni: occorrerà verificare l’evoluzione del virus prima di poter comprenderne il reale impatto economico. Ciò che è molto probabile, in ogni caso, è che esso sarà più duro rispetto a quello della Sars. Non soltanto perché quest’ultima aveva ucciso “solamente” 774 persone nel 2002-2003, ma soprattutto perché rispetto ad allora il peso della Cina sull’economia mondiale è passato dall’8 al 19 per cento.
Investors are concerned that since China’s GDP is much larger than it was at the time of the 2003 Sars outbreak, the economic damage from the coronavirus could be far more extensive. Follow live updates and analysis here: https://t.co/0EuXEzdZkl
— Financial Times (@FinancialTimes) February 19, 2020
Una conferma dell’impatto che l’epidemia potrebbe comportare a livello mondiale è stata fornita dalla Camera di commercio americana di Shanghai, che ha sondato la situazione di 109 imprese statunitensi presenti sul territorio della Cina. Ebbene, due terzi di esse sono riuscite a riprendere la produzione manifatturiera, ma il 78 per cento afferma di non avere a disposizione abbastanza operai per far girare le aziende ai ritmi abituali. Per non parlare della provincia di Hubei, principale focolaio dell’epidemia, isolata dal mondo dal 23 gennaio scorso.
E anche altrove le misure precauzionali sono particolarmente rigide: “In alcuni distretti – ha spiegato Paul Sives, responsabile della Camera di commercio europea nella Cina sud-occidentale, all’agenzia Afp – per essere autorizzati a riaprire le fabbriche occorre poter fornire due mascherine al giorno ad ogni operaio, ed avere a disposizione scorte per due settimane”.
Emissioni di CO2 in calo del 25% in Cina nelle prime due settimane di febbraio
Una situazione d’emergenza, dunque, che sta colpendo in particolare alcuni settori. Come nel caso di quello dell’auto: secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg, le vendite di veicoli sono crollate del 92 per cento nelle prime due settimane di febbraio, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un commento della Cnn sottolinea inoltre le conseguenze globali sull’industria automobilistica, legate al fatto che sostanzialmente tutte le case utilizzano (anche) prodotti fabbricati in Cina: «E non si può commercializzare un mezzo se manca anche solo l’1 per cento della componentistica».
NEW – Analysis: Coronavirus has temporarily reduced China’s CO2 emissions by a quarter | @laurimyllyvirta https://t.co/3AbZ2kHX1d pic.twitter.com/Dd3zm65qPe — Carbon Brief (@CarbonBrief) February 19, 2020
In tutto ciò, per lo meno, il coronavirus sta concedendo una buona notizia per la Terra. L’epidemia ha infatti fatto crollare le emissioni di CO2. Secondo il sito specializzato Carbon Brief, la contrazione è stata di almeno 100 milioni di tonnellate rispetto all’anno scorso: “La riduzione del consumo di carbone e di petrolio ha comportato in calo delle emissioni non inferiore al 25 per cento”. Il che equivale al 6 per cento delle emissioni globali. Anche se il coronavirus fosse sconfitto oggi, al livello annuale, per la Cina si tratterebbe di un calo delle emissioni pari a circa l’1 per cento.
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