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— ISPRA (@ISPRA_Press) November 19, 2020
Le novità introdotte dal governo per contenere la pandemia in Italia, a partire dal green pass rafforzato, o super green pass.
La crisi del coronavirus, in Italia, provocherà un sensibile calo delle emissioni di gas ad effetto serra, secondo le stime dell’Ispra.
La crisi del coronavirus comporterà un impatto positivo per il clima. Il lockdown che abbiamo vissuto in primavera e le misure restrittive adottate in numerose regioni in autunno consentono infatti, per lo meno, di ridurre significativamente le emissioni di gas ad effetto serra del nostro paese. Da mesi in molti hanno cercato di valutare quale sarà la contrazione, alla fine del 2020, rispetto all’anno precedente. Una stima è arrivata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), secondo il quale il calo sarà probabilmente del 9,2 per cento. Ciò a fronte di un prodotto interno lordo che dovrebbe contrarsi dell’8,2 per cento.
L’istituto di ricerca ha precisato che a scendere saranno in particolare le emissioni legate al settore dei trasporti, che segneranno un -14,6 per cento. Anche la produzione di energia elettrica subirà una decisa contrazione (-11,8 per cento). Le industrie centreranno invece una diminuzione del 9,1 per cento, mentre le emissioni legate ai riscaldamenti scenderanno del 7 per cento, principalmente per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.
La valutazione dell’Ispra è particolarmente interessante anche perché consente di comprendere chiaramente quale sia lo sforzo che occorrerà effettuare per poter centrare gli obiettivi che la comunità internazionale si è fissata in termini di lotta al riscaldamento globale.
Secondo il rapporto Emission Gap del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), infatti, se vorremo limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali, occorrerà garantire un calo annuale delle emissioni pari al 7,6% a livello mondiale. E riuscirci ogni anno, di qui al 2030.
Una diminuzione del 9,2 per cento in Italia, dunque, rappresenta un valore superiore di 1,6 punti percentuali rispetto al dato medio indicato dall’Unep. Ma per riuscirci, appunto, è stata necessaria una pandemia seguita da una crisi epocale: qualcosa che entrerà nei libri di storia. È dunque evidente che, per centrare l’obiettivo degli 1,5 gradi, serviranno misure drastiche, generalizzate e permanenti.
Il rischio, al contrario, è che la ripresa economica nel corso del 2021 possa essere effettuata “ad ogni costo”. E che di colpo le emissioni possano tornare a livelli incompatibili con la lotta ai cambiamenti climatici. Non a caso, la stessa Ispra spiega che “la riduzione non contribuisce alla soluzione del problema del clima, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo”.
La crisi del coronavirus rappresenta quindi un’opportunità unica per cambiare un modello di sviluppo che, sia dal punto di vista della tutela dell’ambiente che della battaglia climatica, è insostenibile. Perché, come ricordato da François Gemenne, ricercatore dell’università di Liegi, in Belgio, e membro dell’Ipcc (il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico), “contro i cambiamenti climatici non esiste un vaccino”.
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