Ugur Sahin e Ozlem Türeci, di origine turca, migrati in Germania con le loro famiglie. Grazie al vaccino per la Covid-19 potrebbero entrare nella storia.
Ugur Sahin e Özlem Türeci sono due medici di origine turca. 55 anni lui, 53 lei, da anni vivono in Germania, dove hanno fondato la società Biontech. Negli ultimi giorni i loro nomi hanno fatto il giro del mondo. E non è escluso che possano rimanere a lungo sulle pagine dei quotidiani. Di più: Sahin e Türeci potrebbero entrare nella storia.
Almanya’da Koronavirüse karşı %90 etkili aşıyı geliştiren şirketin kurucuları Uğur Şahin ve Fındıklılı hemşehrimiz Özlem Türeci’yi tebrik ediyor, tüm dünya halkları adına teşekkür ediyoruz. pic.twitter.com/M1uImsm1D7
“I risultati sul vaccino rappresentano una tappa importante per la scienza”
È proprio la Biontech, associata al colosso farmaceutico americano Pfizer, ad aver annunciato l’individuazione di un vaccino contro la Covid-19. “Efficace nel 90 per cento dei casi sulle persone testate”, hanno spiegato le due aziende. Che promettono di riuscire a produrre 50 milioni di dosi di qui alla fine dell’anno, e 1,3 miliardi nel corso del 2021.
“Si tratta di una tappa importante per la scienza – ha dichiarato Sahin al Financial Times -. Oggi aumenta la probabilità che anche altri vaccini possano risultare efficaci”. Emerge dunque una speranza concreta nella lotta contro il coronavirus. Ed è significativo che arrivi proprio da due coniugi giunti dalla Turchia quando erano giovani.
Ugur Sahin figlio di un migrante arrivato in Germania per lavorare in fabbrica
Il padre di Sahin aveva trovato un impiego presso le fabbriche della Ford, a Colonia. È qui che il figlio di migranti ha cominciato i suoi studi di medicina, che lo porteranno poi a trasferirsi ad Amburgo, città nella quale incontrerà Özlem Türeci, anche lei medico, anche lei di origine turca (il padre era un dottore di Istanbul).
Two years ago, Ugur Sahin told a roomful of infectious disease experts that his company might be able to use its messenger RNA technology to rapidly develop a vaccine in the event of a global pandemic. On Monday, he delivered on that bold prediction. https://t.co/1uuinK53bE
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, i due ricercatori nel 2001 hanno creato la Ganymed Pharmaceuticals, società attiva nello sviluppo di anticorpi in ambito oncologico. Sahin si specializza in medicina molecolare e immunologia, quindi porta avanti in parallelo la ricerca e l’insegnamento universitario. Mentre Türeci diventa presidente della Federazione europea di immunoterapia contro il cancro.
La Biontech vale ormai 25 miliardi di dollari grazie all’annuncio del vaccino
La creazione di Biontech arriva grazie a dei finanziamenti ricevuti nel 2008. Oggi di due, secondo il settimanale tedesco Welt am Sonntag sono tra i 100 tedeschi più ricchi a livello nazionale. E lunedì scorso, dopo l’annuncio della scoperta del vaccino, il valore della loro azienda – quotata in Borsa – è schizzato a 25 miliardi di dollari (contro i 4,6 miliardi di un anno fa). Un exploit figlio della loro lungimiranza.
Here is the story of Ugur Sahin and Ozlem Tureci, the Turkish-German “dream team” couple responsible for the promising new BioNTech and Pfizer Covid-19 vaccine pic.twitter.com/iFPVns1kfH
Quando infatti il coronavirus non aveva ancora provocato una pandemia, ma solo alcuni casi sporadici a Wuhan, in Cina, Sahin e Türeci rimangono impressionati da un articolo apparso sulla rivista scientifica The Lancet. Immediatamente lanciano un programma urgente per lo sviluppo di un vaccino. “Abbiamo avuto la fortuna di non aver incontrato grandi problemi, ma a gennaio avevo ipotizzato ai miei collaboratori che avremmo potuto farcela entro la fine dell’anno”, ha aggiunto Sahin al Financial Times. Aveva ragione.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.