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Coronavirus, per il capo dell’Unep Inger Andersen è un segnale di avvertimento della natura
La pandemia di coronavirus, unita alla crisi climatica, sono un avvertimento della natura che dovrebbe farci rivalutare il nostro rapporto con la stessa. Le parole di Inger Andersen dell’Unep.
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Non ci sono mai state così tante occasioni per i patogeni di passare dalla natura selvaggia alle persone. La nostra continua erosione della natura ci ha portati pericolosamente vicini agli animali e alle piante che ospitano malattie che possono facilmente passare agli esseri umani.Inger Andersen
Non ci sono dubbi per Inger Andersen, alla guida dello Un Environment (Unep), il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente: attraverso la pandemia di coronavirus e la crisi climatica, la natura ci sta mandando un messaggio forte e chiaro.
La natura continua a mandare messaggi di avvertimento
“Stiamo facendo troppe pressioni contemporaneamente sui sistemi naturali e qualcosa doveva succedere”, ha spiegato Andersen in un’intervista rilasciata al giornale britannico Guardian, “Siamo connessi nel profondo con la natura, che ci piaccia o meno. Se non ci prendiamo cura di lei, non possiamo prenderci cura di noi stessi”. L’ambientalista danese ha poi continuato mettendo in evidenza altri eventi ambientali come gli incendi in Australia, l’aumento della temperatura globale e la peggiore invasione di locuste in Kenya degli ultimi 70 anni. “Alla fine della giornata, la natura ci manda messaggi attraverso tutti questi eventi”.
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La pandemia di coronavirus era già stata annunciata
Andersen non è l’unica a credere che un fallimento nella tutela della natura avrebbe conseguenze devastanti per l’uomo. “L’emergenza e la diffusione della Covid-19, malattia generata dal coronavirus Sars-Cov-2, non era solo prevedibile, ma era già stata annunciata, nel senso che si sapeva che ci sarebbe stata un’altra emergenza virale proveniente dalla fauna selvatica che avrebbe messo a rischio la salute umana”, ha affermato il professor Andrew Cunningham, della ong Zoological society di Londra in un’intervista al giornale inglese Telegraph.
Understanding origins of #zoonotic diseases is important. Read attached @WorldBank blog exploring links between wildlife and human health & whether illegal trade in #pangolins be at the heart of the #COVID19 pandemic. https://t.co/HWB2h3dHvF
— Inger Andersen (@andersen_inger) March 22, 2020
Il 75 per cento di tutte le nuove malattie infettive arriva proprio dagli animali selvatici e negli ultimi anni, le epidemie di malattie infettive nell’uomo di derivazione animale sono aumentate: l’ebola, l’aviaria, la Mers, la febbre della Rift valley, la Sars, la febbre West Nile, e la zika sono solo alcuni degli esempi. Per gli scienziati sono tutti segnali inequivocabili che l’uomo sta giocando con il fuoco.
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Per Cunningham si tratta “quasi sempre di un’azione umana a causare l’epidemia e succederà più spesso in futuro se le cose rimarranno così”. I mercati di animali vivi sono l’esempio più lampante di come l’uomo possa entrare in contatto con i virus ospitati da altri animali, ma non bisogna dimenticare che anche gli allevamenti intensivi creano l’ambiente ideale per la proliferazione e la mutazione di virus e batteri.
Ci saranno altre pandemie se non si cambia il rapporto con la natura
L’opinione scientifica è quindi concorde nel dire che la pandemia di Covid-19, sia un segnale di avvertimento, dato dal fatto che in natura esistono malattie molto più mortali che potrebbero venire in contatto con l’uomo in un futuro non troppo lontano.
Per gli esperti, l’unico modo per evitare altre epidemie è fermare la distruzione del mondo naturale da parte dell’uomo perché gli allevamenti, le miniere e la continua urbanizzazione stanno spingendo il selvaggio a entrare sempre più in contatto con le persone.
Our immediate priority is to prevent the spread of #COVID19. In the long-term, important to tackle habitat and #biodiversity loss.
Never before have so many opportunities existed for pathogens to pass from animals to people. #ForPeopleForPlanethttps://t.co/xG4qicCvtZ
— Inger Andersen (@andersen_inger) March 25, 2020
“Mentre la popolazione mondiale cresce rapidamente verso i 10 miliardi di persone, abbiamo bisogno di affrontare il futuro con la natura al nostro fianco, come nostro alleato più forte”, ha concluso Andersen.
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