Covid-19

L’Istituto Spallanzani inizia i test del vaccino italiano contro il coronavirus

L’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma ha cominciato la sperimentazione del primo vaccino italiano contro il coronavirus.

Lunedì 24 agosto, all’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, punto di riferimento per il Paese fin dai primi momenti dell’emergenza sanitaria, è stata inoculata la prima dose del vaccino sperimentale italiano contro il coronavirus, chiamato Grad-Cov-2. La prima a riceverlo è una donna di cinquant’anni che spera che il suo gesto “possa servire alla ricerca e a rendere le persone più responsabili”. Con questa somministrazione parte ufficialmente la fase iniziale di test che ne analizzeranno la sicurezza. La speranza è quella di poter ottenere un farmaco sicuro entro la primavera del 2021.

Le fasi di sperimentazione del Grad-Cov-2

Sono state oltre cinquemila le persone che si sono offerte di partecipare all’iter di sperimentazione dello Spallanzani per testare il nuovo vaccino contro il coronavirus prodotto dall’azienda Reithera. Tra queste sono stati scelti 90 volontari che hanno preso parte alla fase uno: metà ha tra i 18 e i 55 anni; l’altra metà ne ha più di 65.

Questa settimana viene somministrata loro la prima dose di Grad-Cov-2. Seguirà poi una meticolosa fase di monitoraggio per assicurarsi che il farmaco sia sicuro e che non produca effetti collaterali pericolosi. Questa fase dovrà inoltre assicurare che la dose sia immunogenica, cioè capace di indurre l’organismo a produrre degli anticorpi in grado di bloccare la replicazione virale.

“La seconda [fase, ndr], con 500-1000 volontari potrebbe avvenire in Italia non appena saranno disponibili i risultati della prima fase. Per la terza stiamo pensando a Paesi ad elevata incidenza di casi, su 10mila persone. La scelta dipenderà dall’evoluzione che avrà l’epidemia in autunno”, ha dichiarato al Corriere della Sera Antonella Folgori, amministratrice delegata di Reithera, l’azienda che ha messo a punto il farmaco. “I test verranno fatti allo Spallanzani e nel centro di ricerche cliniche di Verona. Per la fase due stiamo organizzando nuovi siti a Piacenza e Cremona”, ha aggiunto.

Un ipotetico vaccino italiano potrebbe essere pronto per la primavera 2021

“Il nostro è un protocollo complesso e scrupoloso che garantirà la massima sicurezza”, ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, uno dei volti chiave di questi mesi. “Ci vorranno almeno 24 settimane per completare la prima fase di sperimentazione sull’uomo del vaccino. Poi passeremo alla seconda per la quale ci stiamo già preparando. Giocare sui tempi e ridurre la sperimentazione non è utile”.

Se tutto dovesse procedere correttamente, si potrebbe avere un vaccino per la primavera del 2021.

“Crediamo molto nel vaccino come bene comune. Il farmaco sarà pubblico e a conclusione della fase di sperimentazione sarà a disposizione di tutti quelli che ne avranno necessità”, ha aggiunto Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio, una delle regioni che stanno registrando i numeri più alti di nuovi contagi.

Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, si è infine espresso contrario circa l’eventualità di rendere il vaccino obbligatorio: “Io credo che sia sbagliato, non è giusto obbligare le persone, ma dovremo essere noi a convincere i cittadini sulla bontà del vaccino”.

Il funzionamento del vaccino italiano è simile a quello inglese

Il vaccino viene trasportato nell’organismo tramite un adenovirus di gorilla, un virus che negli animali provoca il raffreddore, che è stato opportunamente disattivato e modificato in modo da indurre il sistema immunitario umano a difendersi contro il Sars-Cov-2.

Il funzionamento di questo vaccino è molto simile a quello che si sta sperimentando ad Oxford dove sta collaborando anche l’azienda italiana Irbm. Il ChAdOx1 nCoV-19, questo il nome del vaccino inglese, è uno dei più avanti nelle fasi di sperimentazione che sono attualmente in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. A settembre dovrebbero giungere i risultati della terza fase che daranno indicazioni più precise per un’eventuale commercializzazione.

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