Nel 2023 sono state uccise 85mila donne nel mondo: nel 60 per cento dei casi, il colpevole era il partner o un membro della famiglia.
Con l’isolamento forzato per il coronavirus, si moltiplicano i casi di violenza domestica
In queste settimane di clausura dovuta al coronavirus, è allarme violenza domestica: per le vittime è molto più difficile denunciare i propri aggressori.
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Restare a casa è la soluzione migliore per contenere il contagio da coronavirus, tutelando la propria salute e quella degli altri. Agli occhi di una donna che convive con un compagno o un familiare violento, però, la casa non è affatto un rifugio sicuro. In queste ultime settimane si stanno moltiplicando le segnalazioni di violenza domestica da un capo all’altro del Pianeta. Ed è lecito immaginare che tantissime passino sotto silenzio, perché è difficile sporgere denuncia quando si è costretti dentro quattro mura insieme al proprio aggressore.
#coronavirus – dall’8 al 15 marzo le richieste d’aiuto di donne vittime di violenza si sono più che dimezzate. Scarica le app 1522 o 112 per chattare in sicurezza con un’operatrice o per parlare con le forze dell’ordine. Anche senza telefonare, in modo silenzioso. Noi ci siamo pic.twitter.com/C7pH98rE9m
— Regione Lazio (@RegioneLazio) March 27, 2020
I dati sulla violenza domestica in Francia
Il tema sta scatenando un acceso dibattito in Francia, dove nel 2019 sono stati commessi 149 femminicidi e si stima che oltre 200mila donne siano vittime di violenza domestica ogni anno. Da quando è iniziato l’isolamento dovuto al Covid-19 sono diminuite le telefonate all’apposito numero verde 3919. Questo dato però è positivo solo all’apparenza, sottolinea Novethic, perché nel frattempo c’è stato un boom di segnalazioni alla polizia (+32 per cento) e alla gendarmeria (+36 per cento) nella prima settimana di quarantena.
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Insomma, tante donne non chiedono apertamente aiuto soltanto perché non sono nelle condizioni oggettive di farlo. Per aggirare questo ostacolo, il ministero degli Interni le ha invitate a rivolgersi via sms anche al numero di emergenza 114, finora destinato alle persone con disabilità uditiva. Parallelamente, ha avviato una rete di sistemi di segnalazione all’interno di farmacie e centri commerciali. Infine ha stanziato un fondo da un milione di euro per le associazioni contro la violenza sulle donne, assicurando anche la disponibilità di ventimila notti all’interno di strutture alberghiere dove alloggiare al sicuro (un numero ancora sottodimensionato rispetto alle reali necessità, replicano gli attivisti).
Argentina, un femminicidio ogni 29 ore
A partire dall’inizio del 2020 sono stati registrati almeno 86 femminicidi in Argentina: nel mese di marzo sono stati 24, uno ogni 29 ore. Tra di loro ci sono anche Cristina Iglesias e la figlia Ada, di soli sette anni, i cui corpi sono stati trovati sepolti nel cortile di casa. I dati ufficiali emergono dall’Observatorio ahora que si nos ven, citato da Al Jazeera.
?86 FEMICIDIOS EN 2020? Desde el Observatorio de las Violencias de Género “Ahora Que Sí Nos Ven” damos a conocer las cifras de femicidios en Argentina entre el 1 de enero y el 30 de marzo de 2020, elaboradas a partir del análisis de medios gráficos y digitales de todo el país. pic.twitter.com/fkNCiK3BF2
— AHORA QUE SI NOS VEN (@ahoraquesinosv4) April 1, 2020
Diverse associazioni però ritengono che la reale conta delle vittime sia ben più alta: le statistiche infatti dicono che nel 62 per cento dei casi i femminicidi avvengono tra le mura domestiche e nel 65 per cento dei casi sono opera del partner o dell’ex-partner. Nel paese le misure di quarantena sono state introdotte il 15 marzo e resteranno in vigore almeno fino al 12 aprile. Stando all’ultimo bollettino diffuso dalle autorità sanitarie, i casi accertati di coronavirus sono 1133; 31 le vittime.
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Un’epidemia di violenza domestica nel mondo
Dalla Cina alla Spagna, dal Brasile all’Italia, dalla Germania al Regno Unito, sembrano non esserci eccezioni a questo proliferare della violenza domestica.
In Spagna il 2 aprile è stata superata la soglia dei 10mila decessi per coronavirus e le misure di contenimento sono particolarmente severe. Nonostante ciò, il governo ha disposto che i centri antiviolenza rimangano aperti. Le donne in pericolo, inoltre, possono essere ospitate dagli alberghi insieme ai loro figli. Nelle prime due settimane di lockdown il ministero per le Pari opportunità segnala un aumento del 12,4 per cento delle telefonate al numero verde per le violenze di genere, in rapporto allo stesso periodo dello scorso anno. Le visite al sito web, nel frattempo, hanno registrato un +270 per cento.
Si era assistito allo stesso fenomeno anche in Cina, dove ha avuto origine la pandemia. I media locali riferiscono un’impennata delle denunce per violenza domestica nella provincia dello Hubei: a febbraio del 2019 erano 47, durante la quarantena di febbraio 2020 sono state ben 162.
Foto in apertura © Juan Naharro Gimenez/Getty Images
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