La Corte costituzionale albanese ha sospeso l’accordo con l’Italia sui migranti.
Slitta la ratifica del Parlamento di Tirana, in attesa della decisione nel merito attesa entro marzo.
Ursula von der Leyen aveva appena detto che il patto Italia-Albania era “un esempio virtuoso di collaborazione”.
L’intesa tra i governi di Roma e Tirana per la creazione di due centri di permanenza per il rimpatrio migranti irregolari è stata messa in discussione dalla Corte costituzionale albanese, che ha sospeso le procedure parlamentari per la sua ratifica. La decisione della Corte costituzionale albanese è stata presa in seguito a due ricorsi presentati da 30 parlamentari dell’opposizione, secondo i quali l’accordo di violerebbe la Costituzione albanese, oltre che le convenzioni sui diritti umani.
L’accordo, firmato lo scorso 6 novembre dal ministro dell’Interno italiano, Giorgia Meloni, e dal primo ministro albanese, Edi Rama, prevede che l’Italia possa trasferire in Albania i migranti irregolari di qualsiasi nazionalità intercettati nel Mediterraneo in acque non italiane. In cambio, l’Italia si impegna a fornire assistenza tecnica e finanziaria all’Albania per il controllo delle frontiere e l’accoglienza dei rimpatriati.
L’intesa, che doveva essere ratificata entro il 31 dicembre 2023, era stata presentata come un modello di cooperazione tra Paesi europei e di transito per la gestione dei flussi migratori. Tuttavia, ha suscitato le critiche di una parte dell’opposizione albanese, guidata dall’ex premier Sali Berisha, che ha presentato due ricorsi separati alla Corte costituzionale, sostenendo che l’accordo viola la sovranità nazionale e i diritti fondamentali dei migranti.
Che cosa ha deciso la Corte costituzionale albanese
La Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili i ricorsi e ha sospeso le procedure parlamentari per la ratifica dell’accordo, in attesa di esaminarne la costituzionalità. La Corte ha tempo fino al 6 marzo 2024 per pronunciarsi, mentre la prima udienza è fissata per il 18 gennaio 2024.
La Corte non è ancora entrata nel merito dei contenuti dell’accordo, ha sottolineato il presidente Zaçaj, ma solamente l’idoneità dei ricorsi, pertanto non si può ancora affermare che il protocollo sia incostituzionale, ma di certo la decisione della Corte costituzionale ha creato imbarazzo tra i governi di Roma e Tirana: lo stop è avvenuto quando la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva appena definito l’accordo “un esempio basato su una giusta condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi, in linea con gli obblighi previsti dal diritto europeo e internazionale“.
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